venerdì 14 luglio 2017

FERAL OHMS – FERAL OHMS (Silver Current, 2017)



Bastano pochi ascolti dell’omonimo debutto del supergruppo californiano Feral Ohms per poter affermare, senza tema di smentita, che abbiamo tra le mani uno dei dischi più rumorosi ed estremi dell’anno. I protagonisti sono tre vecchie conoscenze della scena Noise californiana, il cantante/chitarrista Ethan Miller (Heron Oblivion, Comets On Fire, Howling Rain), il bassista Josh Haynes (Nudity) e il batterista Chris Johnson (Drunk Horse). Nell’album ritroviamo materiale in larga parte già pubblicato, alcuni singoli usciti tra il 2013 e il 2016 e tutti i sei pezzi che hanno composto la setlist del recentissimo Ep commissionatogli dalla Castle Face per la serie Live In San Francisco (collana che ha già visto all’opera nomi notissimi della Bay Area come Thee Oh Sees, Ty Segall, Fuzz e White Fence). Esordio quindi sui generis che comunque dovrebbe garantire nuova ed ulteriore visibilità al power trio oltre l’angusta cerchia degli addetti ai lavori e dei sostenitori locali. Nessuna sorpresa se dovessero riuscirci: il disco infatti è di quelli che non passano inosservati, Hardcore/Punk tiratissimo, aggressivo e privo di limiti, con la voce di Miller che rimbalza impazzita tra gli scorticanti riff della sua chitarra, le linee di basso ossessive di Haynes e il drumming muscolare di Johnson in un diluvio di feedback e inusitata velocità esecutiva. Straordinaria la tecnica strumentale messa in campo dai tre che si fanno apprezzare anche sul versante compositivo dosando con grande mestiere temperamento e concretezza. 



Ai chiari rimandi agli inni Proto-Punk e a quelli della prima ondata Hardcore (MC5, Stooges, Black Flag, Minor Threat), i Feral aggiungono il loro personalissimo tocco affinatosi negli anni con le precedenti band, non si sbaglia se in brani come la spettacolare Teenage God Born to Die vengano in mente miti del Grunge come Tad e Soundgarden. Decisiva a questo proposito la militanza di Miller nei Comets On Fire che di quelle stesse istanze sonore avevano fatto un credo.
La sequenza d’apertura - Love Damage, Living Junkyard con il magnifico inedito God Of Nicaragua - lascia senza fiato, da qui in avanti, s’è possibile, tutto diventa ancor più compatto e diretto. I brani raramente superano i tre minuti e sembrano l’uno il prosieguo dell’altro: schegge di Punk originario (Value On the Street), attacchi al fulmicotone (Super Ape), chitarre velenosissime (Sweetbreads), qui e là qualche vampata psichedelica alla maniera degli Howlin Rain. Ethan Miller s’è piazzato al centro del proscenio e non molla la presa incitato dalla selvaggia esuberanza dei suoi due compari che, appena dietro, forgiano ritmiche come fabbri sotto sostanze psicotiche. Sentite l’energia che riescono a sprigionare in The Glow, uno dei cavalli di battaglia della band, che chiude la scaletta. Poco altro da aggiungere, i Feral Ohm (brutta copertina a parte) hanno tutte le carte in regola per emozionare fortemente chi ha amato ed ama ancora le formazioni che hanno fatto la storia del Rock più assordante e anticompromissorio. 

VOTO: 7,5





Porter Stout, venerdì 14/07/2017

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