sabato 8 luglio 2017

OLD CROW MEDICINE SHOW – 50 YEARS OF BLONDE ON BLONDE (Colombia, 2017)



Se Blonde On Blonde, come sostiene gran parte della critica, sia davvero il miglior album di Dylan, non spetta noi dire. Resta il fatto che siamo nel maggior momento della creatività del menestrello di Duluth, il quale, l’anno prima, ha dato vita alla controversa svolta elettrica di Newport e ha pubblicato un album altrettanto epocale quale è Highway 61 Revisited. Di certo, Blonde On Blonde, si ricorda perché è il primo doppio album della storia, perché vi suonano fior di musicisti (oltre ad Al Kooper anche quelli che poi comporranno The Band) e perché in scaletta si susseguono un filotto di canzoni (I Want You, Visons Of Johanna, One Of Us Must Know, Just Like A Woman) che il tempo certificherà poi come autentici capolavori. Rifare un disco dall’inizio alla fine non è cosa facile, perché il paragone con l’originale può essere esiziale anche per le band più rodate. Gli Old Crow Medicine Show, invece, riescono in quella che possiamo definire una vera e propria impresa: risuonare dal vivo uno dei dischi più seminali della storia, uscendone a testa alta e da autentici mattatori. Nessuna operazione di copia-incolla, la strada migliore per evitare figura barbine, ma una rilettura originale, possente, trascinante. Se da un lato si percepisce sommo rispetto verso la figura più eminente del rock a stelle e strisce, dall’altro, questo splendido tributo non resta ancorato alla mera devozione filologica. L’approccio jammistico della band, gli accenti talvolta bluegrass, e in altri casi, leggermente più rock, gli arrangiamenti scintillanti, fanno di questo tributo, registrato nelle serate del 12 e 13 maggio 2016 presso il CMA Theatre di Nashville, uno dei live più trascinanti e coinvolgenti che abbia ascoltato negli ultimi anni. Il mood aspro e puntuto di certi brani viene arrotondato, reso meno ispido, ma l’epica dylaniana rimane intatta e canzoni come Just Like A Woman (impossibile non commuoversi per l’emozione), Sad Eyed Lady Of The Lowlands e One Of Us Must Know sono senza ombra di dubbio le migliori cover che di quelle canzoni potrete ascoltare. Un disco imperdibile, il migliore della carriera degli OCMS, che saprà coinvolgervi dalla prima all’ultima traccia. Siate o no fans di Dylan.

VOTO: 8





Blackswan, sabato 08/07/2017

2 commenti:

Granduca di Moletania ha detto...

Il loro coraggio sconfina nella sconsiderazione, ma con ottimi risultati.
Considerata la ormai più che decennale morte artististica del diretto interessato, è bello che qualcun altro porti avanti la sua produzione, anche con il rischio di cadere nell'ambito della tribute band.
Per noi comuni mortali, 50 anni sono un tot di tempo. Chissà se il buon Robert ha già provveduto alla ricongiunzione contributiva per la sua posizione pensionistica.

Bravissimi OCMS.

Blackswan ha detto...

@Granduca: mon ami, questo è un disco spaziale, non solo perchè le canzoni sono tutte meravigliose, ma perchè c'è gioia nel riproporle. Particolare che fa la differenza :)
Un abbraccio