sabato 1 luglio 2017

SETE – JOE NESBO (Einaudi, 2017)



A tre anni dalle nozze con Rakel, Harry Hole, ormai vicino alla cinquantina, sembra aver trovato un suo equilibrio e la forza per tenersi alla larga dai guai. Da tempo ha chiuso con l'alcol e per lui non ci sono piú casi e indagini sul campo, solo un tranquillo incarico come docente alla scuola di polizia di Olso. Ma in città due donne vengono uccise nella propria abitazione a distanza di pochissimi giorni, e una terza viene ritrovata ferita sulle scale di casa. A collegare le vittime, il fatto che tutte e tre fossero iscritte a Tinder. E un segno inconfondibile, quasi una firma raccapricciante, lasciata sui loro corpi.
Inutile girarci intorno: Jo Nesbo è sinonimo di qualità e ogni suo nuovo romanzo garantisce esattamente quello che ci si aspetta da lui. Trama ben congegnata, colpi di scena uno via l’altro, una scrittura ben sopra la media di genere sono caratteristiche ormai consolidate da tempo. Ottimo, ma prevedibile. Così, per recensire Sete, ennesima avventura di Harry Hole e seguito ideale di Polizia (compaiono più o meno gli stessi personaggi), posso utilizzare senza problemi quanto avevo scritto a proposito del precedente romanzo.
Ogni volta che mi approccio a un nuovo romanzo di Jo Nesbo, provo due sensazioni fra loro antitetiche.  La prima è quella di sedermi al tavolo della trattoria sotto casa, un luogo frequentato ormai da anni, di cui so che i piatti sono sempre gli stessi, è vero, ma di ottima qualità. Per converso, la seconda, è quella di dubitare che lo chef riesca a essere sempre all’altezza, temendo che prima o poi ti serva gli avanzi del giorno prima o sbagli la cottura della pasta o stia troppo indietro col sale. Così succede che ogni volta che torno all’amato Harry Hole, lo faccia sempre chiedendomi preventivamente se non sia il caso provare il ristorante del centro di cui tutti mi hanno parlato bene. Poi, basta un assaggio, e so per certo che non c’è partita e che anche oggi mi alzerò dal tavolo soddisfatto della mia scelta. E questo, perché Nesbo appartiene alla ristretta cerchia degli scrittori che non deludono mai, anche quando non sfoggiano un brillantissimo stato di forma (vedi Il Cacciatore Di Teste). Così, Polizia, seguito del capolavoro Lo Spettro, non solo regge il confronto con il suo predecessore, ma a tratti è anche meglio. L’impressione, infatti è che il livello di scrittura sia ulteriormente migliorato e che i colpi di scena, invece di ripetersi o diminuire di numero, come sarebbe anche legittimo dopo una carriera sempre sul pezzo, si riproducano in nuove fogge e alla velocità della luce. Impossibile sottrarsi a un ritmo così serrato, impossibile non essere affascinati da un intreccio di vicende così abilmente tessuto. Tanto che, se proprio occorre fare uno sforzo per trovare un difetto al libro, potremmo dire che verso il finale la testa gira un po’ troppo per le tante emozioni e qualche passaggio può sfuggire. Per il resto, non c’è che dire: un gran thriller e un libro di intrattenimento sopra la media. Come di consueto.

Niente di nuovo sul fronte occidentale, dunque: per Sete vale esattamente quanto scritto per Polizia. Novità? Quasi nessuna, a parte forse una maggiore attenzione ai gusti musicali di Hole (e quindi di Nesbo) che trovano qui maggior spazio rispetto al passato. Amen. 

Blackswan, sabato 01/07/2017


1 commento:

James Ford ha detto...

Lo sto leggendo in questi giorni, dunque non approfondisco il post.
Nesbo, comunque, è sempre grande. Soprattutto quando c'è di mezzo Hole.