martedì 19 dicembre 2017

CHRIS STAPLETON - FROM A ROOM VOLUME 2 (Mercury, 2017)

Come promesso a inizio anno, Chris Stapleton, a pochi mesi dall’uscita di From A Room Volume 1, torna nei negozi con un nuovo disco, che altro non è se non il seguito speculare del suo acclamato predecessore. Come per altri artisti (Whitney Rose, Samantha Fish, Margo Price), la doppia uscita sembra essere stata una delle idee che ha caratterizzato il panorama musicale americano dell’anno. Un surplus di creatività o mera operazione commerciale?
Ad ascoltare questo nuovo capitolo, il terzo della discografia dell’irsuto songwriter, optiamo decisamente per la prima ipotesi: in entrambi i dischi, infatti, non c’è un filler che sia uno, il livello di scrittura è di qualità eccellente, e la produzione, ancora una volta affidata alle sapienti mani di quel geniaccio di Dave Cobb, leviga i suoni alla perfezione plasmandoli su quello che, ormai, è un inconfondibile timbro vocale.
A due anni di distanza dall’uscita del pluripremiato Traveller, Stapleton è diventato un’istituzione del circuito nashvilliano, anche se, a ben vedere, l’etichetta country, che viene affibbiata un po’ troppo pigramente alla sua musica, è in realtà un contenitore in cui confluiscono influenze seventies, echi soul e r&b targati Memphis e Muscle Shoals e afrori southern rock che ci riportano a grandi band del passato come Lynyrd Skynyrd e Allman Brothers Band.
Nei trenta minuti circa in cui si sviluppano le nove canzoni in scaletta, tutte queste influenze vengono declinate con una consapevolezza rara e con quel romanticismo malinconico di chi guarda l’America rurale attraverso le sfaccettature e i riflessi di un bicchiere colmo di whisky.
Omogeneo e intenso, questo Volume 2 conferma Stapleton come uno dei maggiori interpreti del suono a stelle e strisce, sia quando si cimenta con Millionaire, cover del texano Kevin Welch, che apre il disco con quel suono country rock che è ormai un marchio di fabbrica, sia nelle morbide ballate che evocano distese di grano e cieli tersi a perdita d’occhio (A Simple Song), sia quando Chris sferza la chitarra elettrica nell’hard rock sudista di Midnight Train To Memphis oppure si cimenta nel baldanzoso honky tonk di Hard Livin’, brano che stupisce per l’originalità dell’arrangiamento. Da standing ovation, poi, Nobody’s Lonely Tonight, struggente ballata soul persa nel cuore della notte e legata a doppio filo con Unchained Melody di Sam Cooke, che per un istante sembra resuscitare nel timbro caldissimo della voce di Chris. Come il suo predecessore, anche Volume 2 è un disco confezionato meravigliosamente e suonato meglio. Anzi, forse è fin troppo perfetto, tanto che, a voler cercare il classico pelo nell’uovo, si potrebbe avere la sensazione di trovarsi di fronte a un musicista che viaggia ormai con il pilota automatico in territori conosciuti a menadito, il minimo sforzo per raggiungere il massimo risultato. E’ solo una sensazione estemporanea, però: non tenetene conto, il disco è consigliatissimo.

VOTO: 7,5





Blackswan, martedì 18/12/2017

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