giovedì 21 dicembre 2017

NATHANIEL RATELIFF & THE NIGHT SWEATS - LIVE AT RED ROCKS (Stax, 2017)

La carriera di Nathaniel Rateliff è sbocciata all’improvviso: sono bastati un disco (Nathaniel Rateliff And The Night Sweats, pubblicato nell’agosto del 2015) e soprattutto un singolo bomba, S.O.B., acronimo del più classico degli insulti (Son Of A Bitch, ovvero figlio di puttana), perché la sua vita svoltasse. Prima di quel disco, Nathaniel sgomitava nel sottobosco degli artisti bravi, ma sconosciuti ai più.
L’irsuto cantante, infatti, ricordava un po’ uno di quei calciatori bravini ma che non sanno come stare in campo. Pensano di essere bravi a ricoprire un ruolo e lì rimangono, illanguidendo nell'anonimato. Finché non succede qualcosa: la visione di un allenatore illuminato o un'intuizione personale, e la musica cambia.
Perché il talento dev'essere indirizzato, non basta seguire le proprie inclinazioni, occorre trovare il modo per esprimerlo al meglio. Rateliff come dicevamo, è in attività dal 2007 e prima della svolta, aveva già pubblicato tre dischi, muovendosi, senza grandi prospettive, nel circuito nu-folk. Era la sua passione e evidentemente pensava di avere le carte in regola per sfondare. E invece, picche. 
Accortosi che non avrebbe mai cavato un ragno dal buco, Nathaniel ha messo in piedi una band di sette elementi, i Night Sweats, ha bussato alla porta della Stax, proponendo un repertorio nuovo di zecca, composto di soul e r'n'b che più vintage non si può. Un pugno di buone canzoni che sono diventate ottime grazie alla manina santa di Richard Swift, già dietro le tastiere con i The Shins, cantautore in proprio e produttore di talento (Damien Jurado, Foxygen, etc.).
Il risultato di quel disco è un concentrato di energia pura per una scaletta di undici brani che guardano a un passato che suona (musicalmente) lontanissimo, ma che se riadattato con intelligenza continua ad appassionare schiere di fans. Rateliff si è trasformato in un Otis Redding bianco: sfodera una voce ricca di sfumature, omaggia con filologica vitalità gli anni d'oro della Stax e, non dimenticandosi del proprio passato artistico, aggiunge alla miscela un pizzico di americana.
Il successo è stato tanto inaspettato quanto clamoroso, tanto che Nathaniel, sposando il vecchio adagio che è meglio battere il ferro finché è caldo, prima ancora di dare un seguito al nuovo corso con il tanto atteso sophomore (nel frattempo, però, ha pubblicato un Ep con brani scartati dalle sessioni di registrazione), pubblica questo live, registrato nella suggestiva cornice delle Red Rocks, in Colorado.
La scaletta, ad eccezione della conclusiva (e splendida) Having A Party di Sam Cooke, è composta quasi esclusivamente da brani tratti da Nathaniel Rateliff And The Night Sweats, ad eccezione di un intermezzo acustico con brani più risalenti nel tempo. Coadiuvati dalla Preservation Hall Jazz Band, sezione fiati di New Orleans dal suono old time jazz (ascoltare l’apertura di Failing Dirge), Rateliff e i Night Sweats danno vita a uno show di viscerale r’n’b, a tratti addirittura travolgente (Out On The Weekend, la nuova I Did It, la sudatissima I Need Never Get Old). In chiusura, oltre la già citata cover dal repertorio di Sam Cooke, non poteva mancare il pezzo forte della casa, e cioè una S.O.B. scintillante (i fiati della Preservation Hall Jazz Band le danno una aura New Orleans irresistibile), che Nathaniel allunga portandola a circa dieci minuti di durata, con tutto il pubblico in piedi a cantare a squarciagola Son of A Bitch! Degna conclusione di uno dei live più elettrizzanti dell’anno.

VOTO: 7,5





Blackswan, giovedì 21/12/2017

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