sabato 10 marzo 2018

DARLING WEST - WHILE I WAS ASLEEP (Jensen Records, 2018)

La definizione è un po’ forzata, ma tutto sommato esprime bene il senso: “nordicana” è il termine che indica quella musica proveniente dal nord dell’Europa ma che si ispira al roots americano, e nello specifico al genere “americana”. Tra i più interessanti interpreti del filone ci sono i Darling West, compagine norvegese di stanza a Oslo, composti dalla cantante Mari Sandvaer Kreken, da suo marito Tor Egil Kreken e dal chitarrista Kjetil Steensnaes.
While I Was Asleep è il loro terzo disco, ed è stato registrato in parte a Oslo e in parte a Brooklyn, come a voler ribadire il forte vincolo che lega la musica dei Darling West al paese che ne è fonte d’ispirazione. Un legame che riguarda i suoni, in bilico fra folk e americana, ancorché riletti attraverso una sensibilità spiccatamente pop, e saldato mediante l’utilizzo (prevalente) di strumenti acustici come banjo, chitarre e mandolino.
Apre le danze il beat marziale di After My Time, amara riflessione sulla mortalità, il dramma della guerra e il destino dell’uomo: temi importanti per un brano che si sviluppa nell’interplay fra banjo, chitarra e armonica e che sfocia nella melodia contagiosa del ritornello.
Trasognata e dolcemente malinconica, Rolling On sfiora sonorità blues grazie a un perfetto arrangiamento in cui convivono in equilibrio accenni di synth, fingerpicking, handclaps e le due voci dei coniugi Kreken, praticamente in simbiosi.
Dobro, banjo, pedal steel e il vibrato della voce di Mari riempiono di profumi primaverili Loneliness, sintesi di un folk pop capace di conquistare svariati ascolti senza scendere a compromessi con ovvietà o svenevolezze assortite. Tre brani, questi, che aprono un disco che ha molte frecce al proprio arco e che, pur nell’omogeneità della proposta, riserva inaspettate sorprese.
Better Than Gold, ad esempio, sembra richiamare i Fleetwood Mac di Tusk, è un brano decisamente pop-rock, trainato da un drumming deciso e da un assolo acustico e muscolare di Steensnaes. E se la splendida title track si veste di sonorità psych folk anni ’60, azzeccando un ritornello a dir poco irresistibile, Ballad Of An Outlaw (dedicata a Elvind Fredlaus, un fuorilegge norvegese del diciottesimo secolo) è ammantata da toni quasi epici, mentre Don’t I Know You è un vibrante pop rock (altro ritornello da k.o.)che richiama alla mente ancora i Fleetwood Mac.
Svetta su tutte la dolcissima Traveller, ballata alla Simon & Garfunkel, intarsiata con leggiadria fra chitarre acustiche, pedal steel e archi: ennesimo episodio di un album senza una sbavatura e capace di competere, per qualità, con i nomi più importanti dell’americana scandinava, quali, ad esempio First Aid Kid e Baskery.
Un disco melodioso e accattivante, che se dovesse entrarvi nel sangue, non riuscirete a togliere dallo stereo nemmeno sotto minaccia fisica.

VOTO: 8





Blackswan, sabato 10/03/2018

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