mercoledì 15 maggio 2019

PREVIEW



“’Downbreaker’ parla di risvegliarsi al giorno che irrompe con bellezza attorno a te,” dice Sauser-Monnig, “e risvegliarsi alla vita. La versione della canzone che si trova sull’album è stata una delle prime registrazioni delle session. Non era previsto che fosse la versione finale ma mentre il resto del disco andava formandosi, ci rendemmo conto che la crudezza di quella prima take incarnava la qualità emotiva dell’intero album.”
Nel 2017, Alexandra Sauser-Monnig iniziò a registrare una serie di canzoni su una rottura che ancora non era avvenuta. La sua relazione in un confortevole stato di indecisione, andando in stallo quando si trattò di prendere le grande decisioni della vita o inseguire nuovi orizzonti. Sentiva di dover scivolare fuori da quella relazione per perseguire qualsiasi altra cosa la vita avesse in serbo – più musica, più avventura, un generale senso di ignoto. Quei sentimenti e quelle sensazioni andarono alla deriva in una serie di canzoni che lamentavano l’inevitabile perdita ma, cosa più importante, delineavano le premesse del futuro. Registrare le dieci tracce che sono diventate il suo straordinario debutto solista, Dawnbreaker, con lo pseudonimo di Daughter Of Swords le ha consentito di lasciare andare…
Dawnbreaker è iniziato come le prima fase del ritorno alla musica di Sauser-Monnig dopo essere stata ai margini per buona parte del decennio. Il suo college trio, Mountain Man, fu acclamato rapidamente per le armonie impareggiabili intorno al 2010, ma gli amici si sono lentamente allontanati, seguendo altri interessi. Mentre lavorava in una fattoria, però, Sauser-Monnig si rese conto di aver perso l’articolazione emotiva che trovava nello scrivere canzoni e cantarle, e decise di ricominciare. Mise assieme un album proprio nel momento in cui I Mountain Man – trovatisi in North Carolina – iniziarono a riorganizzarsi per il secondo LP, uscito nel 2018 col titolo di Magic Ship.
Lavorando con Nick Sanborn del duo elettronico Sylvan Esso, Sauser-Monnig ha dato forma di canzoni a ciò che aveva preso avvio come semplici riflessioni in silenzio, scoppiettanti di spavalderia country e scintillante calore pop. Erano, dopo tutto, le odi preventive alla fase successiva della sua vita.
Intitolare questa raccolta Dawnbreaker significa porgerle con aspettative elegiache, dipingerle come una triste resa alla perdita e al dolore. Certo, c’è la gentilezza dell’opener “Fellows”, che esplora il tumulto del non essere in grado di ricambiare i sentimenti di un uomo timido e selvaggio, alto e raffinato. E c’è lo sfarzoso country shuffle di “Easy Is Hard”, dove Sauser-Monnig vede il suo compagno allontanarsi mentre lei è in piedi in giardino, i fanali posteriori che svaniscono nella notte; non riesce a dormire, quindi si alza per accendere le luci e lo stereo, per “sentire la mia anima scendere”.
Anche lì, tra gli spasmi di una convulsione di vita, c’è un filo di speranza e di possibilità, incorniciato dal modo in cui "the dim light change[s] into dawn, rosy blue, pink fawn." Il vero cuore di Dawnbreaker non è l’imminente rottura che ha ispirato molte delle sue canzoni, ma il senso di liberazione che la rottura porta con sé. Sostenuta dal pattern insistente della drum machine e dalle ricche chitarre acustiche, Sauser-Monnig si ritrova alla ricerca di nuovi brividi durante “Gem”, riflettendo sulla natura sfuggente dell’esistenza ai bordi di una cascata o guardando la forma delle montagne che sembrano danzare sotto di lei.
Non c’è testamento migliore di “Shining Woman”, dove Sauser-Monnig ritrae una donna baldanzosa che naviga sul suo “destriero d’acciaio” su e giù per la leggendaria highway 1 della California. Si meraviglia apertamente di quello spirito e di quella forza, desiderandoli per la propria vita.
Con Dawnbreaker, l’artista ha ritrovato la gioia di qualcosa di nuovo, l’eccitazione del rischio. Benché le canzoni siano state registrate come ballate folk, le ha poi riarrangiate con Sanborn e un gruppo di amici del North Carolina, come Amelia Meath e Molly Sarlé, cantati dei Mountain Man, il leader Phil Cook e il chitarrista Ryan Gustafson.
All’inizio di “Human”, apice innegabile di tutto l’album, Sauser-Monnig si sveglia presto e trova il suo amante a letto. Scivola fuori dalla stanza, guarda il sole sorgere e si abbandona a una lunga riflessione nel freddo splendore della natura. Cosa significa “partire”? Cosa significa “restare”? Lei ha torto o ha ragione? Mentre il pianoforte cresce d’intensità e la sua voce si moltiplica, arrivando da tutti i lati, lei ammette a se stessa qualcosa di cruciale: "You can't will a love to life/But you can do the loving thing: Make like a bird and fly."
È il momento di fare i conti con la propria liberazione, di rendersi conto che a volte una perdita profonda è l’unico modo per ottenere qualcos’altro. È questa la lezione di Dawnbreaker, un documento intimo di cosa significhi liberarsi.





Blackswan, mercoledì 15/05/2019

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