mercoledì 21 agosto 2019

ANGELA PERLEY - 4:30 (Indipendent, 2019)

A molti il nome di Angela Perley dirà poco o niente; eppure questa songwriter originaria di Columbus (Ohio) è in circolazione dal 2009 come leader degli Howlin’ Moons, band con la quale ha rilasciato due full lenght in studio e un pugno di Ep, che le hanno dato, in patria, una discreta visibilità.
Dopo dieci anni di carriera, la Perley, ha deciso di sgravarsi dall’egida della band che l’accompagna fin dagli inizi e di rilasciare questo 4:30, primo episodio che porta solo il suo nome. Ad accompagnarla, però, c’è sempre il fido Chris Connor, notevole chitarrista la cui impronta è evidente anche in questo disco, e a mixare torna Michael Landolt (Maroon 5, O.A.R.), che aveva prodotto il precedente album.
In 4:30, la bella songwriter americana coagula tutta la sua esperienza e da libero sfogo alle sue passioni. Che non sono incentrate solo sul genere americana, anzi. Pur in un quadro d’insieme assai omogeneo, le dodici canzoni in scaletta costituiscono infatti un accattivante melange in cui si trovano graffiante rock’n’roll, intense ballate, chitarre rombanti, ganci pop di facile presa, un pizzico di glam, una spolverata di indie e, si, anche spiccioli di country.
Un disco eterogeneo, dunque, ma tutt’altro che confuso, e per questo assai divertente per tutta la sua durata. Apre l’ariosa title track, morbida ballata elettroacustica con un gran bel lavoro alle chitarre. Tre minuti e mezzo di dolcezza che si disperdono tra le scintille glam della fragorosa Let Go, tutta chitarre lancia in resta e ammiccamenti indie.
Back In Town è un bolide pub rock, melodia orecchiabile scartavetrata dal graffio delle chitarre, mentre la successiva He Rides High, si veste di romanticismo crepuscolare e ricorda alcune cose della Stevie Nicks più sofferta. Una grande canzone che, insieme alle reminiscenze nostalgiche di Don’t Look Back Mary, rappresenta il cuore pulsante dell’album e un esempio di scrittura semplice fin che si vuole, ma decisamente appassionata.
Un inizio disco di quelli che lasciano il segno, a cui si aggiungono altre sette canzoni tutte centrate, ognuna con un motivo per essere ricordata. Da citare almeno l’intensa Local Heroes, il brano decisamente più country del lotto, l’indie rock scatenato di Friends, il retrogusto sixties di Dangerous Love dalla suadente melodia pop. Chiudono le scorbutiche chitarre di una tesa Walk With Me, brano che sigilla un disco che piacerà molto ai fan di Lydia Loveless e Jade Jackson. Da provare.

VOTO: 7,5





Blackswan, mercoledì 21/08/2019

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