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domenica 30 giugno 2013

STACIE COLLINS – SHININ’LIVE !



Originaria di Nashville, Tennesse, Stacie Collins è un’artista che negli States vanta un ottimo seguito di pubblico e di critica, e che in Italia, invece, conosce solo una ristretta cerchia di fedeli appassionati. Ed è un vero peccato, dal momento che questa avvenente armonicista (avete letto bene: armonicista!) avrebbe tutte le carte in regola per sfondare anche da noi, come sta succedendo da qualche tempo, ad esempio, alla sua compatriota, e anch’essa rock blues addicted, Beth Hart. Per rendersi conto della caratura della ragazza, sarebbe sufficiente acquistare Shinin’ Live !, DVD/CD che racchiude una delle performance live più incendiarie, mi si passi il termine abusato, che mi sia capitata fra le mani da tempo. Registrato artigianalmente (ma la qualità è eccellente), grazie al contributo di fans e amici, presso il mitico Bootleggers di Kendal (UK), Shinin’ Live ! documenta, per la durata di un’ora e mezza, le prodezze balistiche di una band che possiede una potenza di fuoco pazzesca. Al Collins, fratello di Stacie, al basso, e Brad Cummings alla batteria, randellano senza tema, mentre Jason Graumlich, che è un chitarrista con i controzebedei, regala virtuosismi alternando la slide al plettro e al finger style. In mezzo, ai lati, e su e giù dal palco, Stacie fa letteralmente impazzire il pubblico presente (una ristretta cerhia di fortunati) con una performance tutta sangue e sudore, voce ruvida e armonica scintillante. Rock’n’roll usque ad finem, southern, honky tonk strapazzatissimi, blues e scaglie di rockabilly sono gli ingredienti di questo live che alterna poche ballate (la splendida It Hurts To Breathe), travolgenti cavalcate (Show Your Mama/ Jumpin’ Jack Flash) e qualche cover riuscitissima (Ooh Las Vegas di Gram Parsons, presente solo nel dvd, e It’s A Long Way To The Top(If You Wanna Rock’n’Roll) degli Ac/Dc, presente solo nel cd). Come se sul palco si incontrassero Rolling Stones, Areosmith e ZZ Top, e tutti in stato di grazia. Semplicemente una bomba.

VOTO : 8






Blackswan, domenica, 30/06/2013

sabato 29 giugno 2013

SIGUR ROS – KVEIKUR



Valtari, uscito a maggio del 2012, era un disco troppo complesso, rarefatto ed elusivo per piacere a chiunque non fosse un fan dei Sigur Ros fin dai tempi di Von (e quindi abituato a un percorso musicale in cui il termine canzone trova raramente un corretto utilizzo). Oggi, a distanza di un anno, esce Kveikur, che non solo rappresenta l’altra faccia della medaglia di Valtari ma è probabilmente anche l’opera più convenzionalmente rock pop del combo islandese. Nessuna rivoluzione cartesiana, per carità : i Sigur Ros restano i Sigur Ros, e così pure l’attitudine a disegnare soundscapes d’introspezione cosmica che continuano a farci sognare ormai da quindici anni. Eppure, le novità presenti in questo disco (compreso l’abbandono dello storico tastierista Kjartan Sveinsson) non sono di poco conto. Jonsi, ad esempio, ha cambiato registro, utilizza tonalità più sobrie e quasi umbratili, rifuggendo spesso dal falsetto angelico che connotava il suo cantato come un marchio di fabbrica. A differenza del suo predecessore, le canzoni di Kveikur si attestano quasi tutte sotto i sei minuti e si sono arricchite di nuovi elementi : una ritmica più potente e spesso in primo piano, una più accentuata architettura chitarristica dei brani, e la comparsa, con una certa frequenza, di elementi elettronici, come  ad esempio negli umori quasi industrial della title track. Ma ciò che davvero stupisce è la presenza di vere e proprie canzoni che, pur mantenendo intatta l’efficacia di una scrittura dolcemente affabulante, imboccano la strada di una fascinazione che a tratti diviene, mi si passi il termine, vagamente "mainstream". Non fraintendete : qui non c’è nulla che possa passare per radio o definirsi un prodotto commerciale.





Eppure, all’interno di involucri mai banali e perfettamente equilibrati, la novità vive in fascinazioni che possono definirsi (quasi) pop. Così, ad esempio, la terza traccia, Isjaki, a dispetto di una ritmica austera, deflagra in mille colori grazie a un ritornello che resta appiccicato alle orecchie fin dal primo ascolto, e Blapraour, con le dovute proporzioni, potrebbe quasi sembrare un pezzo dei Coldplay, qualora il gruppo di Chris Martin riuscisse ogni tanto a scrivere musica senza sbrodolarsi di miele. Agli estremi opposti di una scaletta che risulta fruibile anche ad ascoltatori occasionali della band capitanata da Jonsi, si attestano l’iniziale Brennestein, che sprofonda nella vertigine elettronica di un abisso cupo e malevolo, e la conclusiva Var, sorretta da un’esile trama di rarefazioni e pianoforte che avrebbe trovato la sua naturale collocazione in Valtari. Non siamo ai livelli di ( ) o di Takk, e men che meno di Agaetis Byrjun, ma Kveikur è un disco perfettamente riuscito, il lavoro di una band in continuo movimento, che sa mantenere fede a se stessa e al proprio credo artistico, modificando però con intelligenza il linguaggio musicale. Cosa sarà in futuro, se il nuovo verbo, finalmente comprensibile ai più, tornerà a vivere o se è solo il figlio di una necessità estemporanea, non è dato sapere. Per il momento, meglio limitarsi ad assaporare le atmosfere di questo inaspettato Kveikur e godere, senza remore, della musica di una delle band più intelligenti, e realmente alternative, del nuovo millennio.

VOTO : 7,5





Blackswan, sabato 29/06/2013

venerdì 28 giugno 2013

ATTENTI A QUEI BLU !




Dopo l’episodio pilota di due settimane fa, arriva la prima vera puntata della trasmissione radiofonica Attenti a quei blù !  Tornano dunque quegli scalcinati di Indie Brett & Danny Rock, con due ore di musica, di chiacchiere in libertà e di minchiate assortite (tante). Non mancheranno, a rendere più delirante la puntata, gli interventi in bergamasco dell’amico Lozirion e un incredibile, si fa per dire, ospite a sorpresa. Ovviamente, la radio è un’altra cosa, Brett & Danny sono tutto tranne che dei professionisti, ma se vi accontentate dell’improvvisazione di certo  il risultato finale non vi dispiacerà. Potete ascoltare la trasmissione (o scaricare il podcast)  cliccando QUI, oppure cliccando sul logo di Radio Pane & Salame posto alla destra di questa pagina.
A seguire, domenica sera, a partire dalle 22.00 circa, andranno in onda (in diretta) i magnifici Ale & Franz (loro si che ci sanno fare), con una nuova puntata di Affettati Misti.
Buon ascolto !

Blackswan, venerdì 28/06/2013

mercoledì 26 giugno 2013

HIDDEN MASTERS – OF THIS AND OTHER WORLDS



Segnatevelo nella vostra wish list, perché questo è uno dei dischi più belli dell’anno : geniale, anarcoide, completamente folle. Forse sarebbe bastato un rapido sguardo alla copertina per capire con chi abbiamo a che fare. Gli Hidden Masters, tre ragazzi scozzesi provenienti da Glasgow, compaiono in foto, elegantemente agghindati in fogge quasi ottocentesche. Un’ immagine che trasmette l’idea di accingersi ad ascoltare una musica molto austera oppure un folk rock a stelle e strisce legatissimo alle radici. Poi, quando si guarda con maggiore attenzione la cover, si comprende lo sfottò che sovverte ogni aspettativa : Alasdair C Mitchell, bassista del gruppo, è vestito da donna. Ed è questo il leit motiv, il filo conduttore di Of This And Other Worlds : spiazzare, sorprendere, disorientare. La scaletta del disco è infatti composta da dieci canzoni che sballottano l’ignaro ascoltatore da un genere all’altro, tra iperboli, intuizioni naif e colpi di scena da teatro dell’assurdo. Il minutaggio diventa un contenitore, la canzone un recinto entro il quale condensare una miriade di idee che, seppur legate tra un loro da un filo di lucida follia (immedesimarsi è il gioco), finiscono per far deragliare dopo pochi metri il treno della nostra comprensione. Anni ’60 e ’70, psichedelica, pop, prog rock e qualche spruzzatina di hard sono gli elementi di un collage musicale estremo, che configura un caravanserraglio di suoni e melodie retrò eccitate da una ritmica arrembante e obliqua. Uno zibaldone musicale perfettamente centrato dal quale emergono dal passato spiritelli mattacchioni che amano citare, senza farsi troppe paranoie, gli Yes di Time And A Word, i Cream di Disraeli Gears e i 13th Floor Elevators di Psychedelic Sounds. Tuttavia, se dovessi trovare la definizione più corretta per aiutare l’ascoltatore a districarsi nel mondo cangiante degli Hidden Masters, oserei dire che Of This And Other Worlds sembra un disco dei Beatles più psichedelici (Magical Mistery Tour?) suonato dai Nice di Keith Emerson. Loro, peraltro, sono anche tecnicamente ineccepibili, a dimostrazione che si può essere folli avendo sotto due palle così. Pertanto, se la curiosità è per voi pane quotidiano e cercate qualcosa che scalci da tergo le convenzioni, lasciatevi pure sedurre dall’art-rock degli Hidden Masters : sarà una goduria totale.

VOTO : 9

Di seguito il link per ascoltare un paio di canzoni tratte dal disco :

https://soundcloud.com/hidden-masters


Blackswan, mercoledì 26/06/2013

martedì 25 giugno 2013

BU BU SETTETE !


Immagine reperita nel web. Si ringrazia l'autore.



Un fatto è di tutta evidenza : ieri, i giudici del Tribunale di Milano, riuniti in camera di Consiglio, non si sono fidati di  Ilda Bocassini, la PM comunista da sempre accusata di perseguitare B. Così, invece di confermare la richiesta di sei anni avanzata dalla Procura per i reati di concussione e induzione alla prostituzione, ne hanno aggiunto uno in più, condannando Silvio Berlusconi a sette anni di reclusione. Sette anni, che sommati ai quattro della sentenza d’Appello del processo Mediaset, fanno undici, più o meno, cioè, l’età anagrafica di Ruby quando trascorreva le nottate ad Arcore, tra cene eleganti, lap dance e bunga bunga. Da registrare, per onor di cronaca, le reazioni provenienti dal mondo politico. Se da un lato i democratici avvicinati dai giornalisti, si sono subito allontanati fischiettando, mani in tasca e naso all’insù, facendo ciò che da sempre gli riesce meglio, e cioè i pesci in barile, aspre se non addirittura virulente sono state le prese di posizione in casa PDL. L’ottimo Cicchitto ha tenuto a sottolineare come “ Questa sentenza criminalizza nove milioni di italiani”, dichiarazione che la dice lunga su quale considerazione  i dirigenti del partito abbiano del proprio elettorato. Involontariamente comica, invece, l’uscita di Angiolino Alfano che dopo aver stigmatizzato “una sentenza contraria al comune senso giustizia “, ha solidarizzato con il padrone, invitandolo a “ tenere duro “. Che è anche il motivo per cui Berlusconi è stato condannato.

Blackswan, martedì 25/06/2013