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lunedì 30 giugno 2014
IL MEGLIO DEL PEGGIO (Speciale Mondiale) - 35^ puntata
Riceviamo dalla nostra freelance Cleopatra e integralmente pubblichiamo
"Sono Mario Balotelli ho 23 anni e non ho scelto di essere italiano. L'ho
voluto fortemente perchè sono nato in Italia e ho sempre vissuto in Italia...La
colpa non la faccio scaricare a me solo questa volta perchè Mario Balotelli ha
dato tutto per la nazionale e non ha sbagliato niente (a livello caratteriale)
quindi cercate un'altra scusa perchè Mario Balotelli ha la coscienza a posto...
O forse, come dite voi, non sono italiano...Gli africani non scaricherebbero
mai un loro fratello. Mai. In questo noi negri, come ci chiamate voi, siamo
anni luce più avanti" (Mario Balotelli, all'indomani della disfatta con
l'Uruguay).
"Se batto la Costa Rica, voglio un bacio, ovviamente sulla guancia, dalla
Regina d'Inghilterra" (Mario Balotelli, alla vigilia della partita Italia-
Costa Rica).
"L'arbitro ha visto ma se non c'è la volontà...Il gesto è netto e visto che
parlano tanto di documentarsi sui giocatori. Gli episodi sono abbastanza chiari
così come l'andamento dato alla partita...la verità è che la Fifa vuole
proteggere certi giocatori. Ora vediamo se hanno il coraggio di usare la prova
tv...Non siamo contenti, ma meritavamo solo noi di passare il turno" (Giorgio
Chiellini, intervistato al termine della partita contro l'Uruguay).
"Ci hanno trattato come se avessimo fondato un partito, come se avessimo
rubato i soldi dei contribuenti" (Cesare Prandelli, in conferenza stampa nel
post partita contro l'Uruguay).
"La Nazionale non ha bisogno di figurine e di personaggi" (Daniele De Rossi).
"Alla fine sono sempre i vecchi a tirare la carretta" (Gigi Buffon).
"Nell'unica partita vinta, Gigi non c'era” (Antonio Cassano contro Gigi
Buffon).
Questa è l'amara sintesi della nostra spedizione in Brasile. Eccoli i nuovi
"eroi": twittatori, whattsappari e hashtaggari con poca, pochissima sostanza.
"Vergognatevi, che pippe", lo striscione di "benvenuto" a Fiumicino. E salvo
qualche distinguo, l'immagine di questa Nazionale è quella di un'armata
Brancaleone, svogliata, strafottente e patetica. Quella delle creste bionde e
dei tatuaggi tribali. Quella del profilo su Facebook. Quella della faida tra"
vecchi e giovani". Quella del vittimismo. Colpa dell'allenatore, colpa della
Federazione, colpa dei clubs, colpa del caldo. O, semplicemente, colpa di
Balotelli. Tutti, hanno tentato di trovare una spiegazione. La verità sta nel
mezzo e non c'è morso che tenga. Non ci sono alibi. Solo una sconfortante
mediocrità che tutto avvolge. Questo è diventato il nostro Paese.
"Campioni del mondo, campioni del mondo", urlava di gioia Nando Martellini
nell'82, la notte indimenticabile di Italia- Germania, finita con il risultato
di 3-1. Altri tempi. Altra Italia.
Cleopatra, lunedì 30/06/2014
venerdì 27 giugno 2014
CHIUSO PER CALCIO
Cari lettori,
il blog resterà chiuso per
qualche giorno. Porto la mia squadra a Monaco per un torneo internazionale,
sperando di vendicare l’Italia della magra figura mondiale. Calcio, birra e
minchiate a nastro saranno il piatto forte della tre giorni bavarese. Lontano da questo paese di merda, dalla
monotonia dei miei giorni, dalla città che ti strappa le ossa dalla schiena.
Tre giorni senza un pensiero serio che sia uno. Finalmente. Se ritorno, al
momento è più no che si, ci rivediamo su questa pagina, lunedì 30 giugno.
Blackswan, venerdì 27/06/2014
giovedì 26 giugno 2014
CHATHAM COUNTY LINE - TIGHTROPE
Facciamo un passo indietro e torniamo all'estate del
2012, quando esce lo splendido live Sight & Sound (cd + dvd) che corona
quasi dieci anni di carriera dei Chatham County Line e benedice un'ottima
discografia composta da cinque dischi che hanno progressivamente scalato
le charts americane di genere. Parto dal live di due anni fa, perchè trovo sia
il modo migliore per approcciarsi a questo quartetto proveniente dal North
Carolina, abile nel manipolare i suoni tradizionali del blue grass con
inconsueta modernità. Certo, qualcuno non aduso a certe sonorità potrebbe
eccepire che questa è musica troppo lontana dai nostri gusti per poter essere
apprezzata veramente. Ma se si esce dall'equivoco di confondere la
strumentazione con il contenuto delle canzoni ci si accorgerà che quella
proposta dai nostri eroi è una musica che svela tra le sue pieghe deliziosi
sentori pop e un songwriting che qualche critico alla moda si affretterebbe a
definire (addirittura) indie. Così questo Tightrope ci offre una scaletta
che rispecchia in pieno le suggestioni vissute con l'album citato a inizio
recensione e ci offre l'ennesimo ottimo lavoro di una band tra le più
interessanti, insieme ai Punch Brothers, di quel panorama che, con una
piccola forzatura, potremmo definire progressive blue grass. Strumentazione
interamente acustica (contrabbasso, chitarre, violino e banjo), tante intense
ballate, qualche up-tempo che richiama più direttamente i paesaggi rurali dello
storico stato dalle cento contee, maestria tecnica, cuore e molta,
molta intensità. Con l'eccezione di Sixteen Years, che è uno spudorato
clone di I'm On Fire di Bruce Springsteen, il resto del disco si ascolta che è
un piacere fino allo splendido epilogo di Final Reward, ballata pianistica che
chiude un filotto di canzoni, forse un pò troppo corto, ma decisamente
emozionante. Per chi avesse voglia di ritrovare il cuore dell'America che pulsa
all'ombra dei Monti Appalachi senza tuttavia perdere il piacere di
ascoltare quelle melodie delicatamente pop che hanno reso celebri gruppi
come gli Avett Brothers, Tightrope è consigliatissimo.
VOTO: 7
Blackswan, giovedì 26/06/2014
mercoledì 25 giugno 2014
RIVAL SONS - GREAT WESTERN VALKYRIE
Californiani, in circolazione dal 2008, già tre album
all'attivo, i Rival Sons sono oggi una delle realtà più interessanti della
scena hard rock a stelle e strisce. Una carriera percorsa velocemente, tra
apprezzamenti della critica e una miriade di concerti, in giro per il mondo, ad
aprire i live acts di gente del calibro di Ac/Dc e Alice Cooper. Poi, il
successo commerciale con il bellissimo Head Down del 2012, album pluripremiato
dalle riviste specializzate e da un tour interamente
sold-out. Un'occhiata alla copertina di questo nuovo Great Western
Valkyrie e si capisce fin da subito che Jay Buchanan (cantante e
frontman) e soci hanno rivolto la propria attenzione al passato. Basta
poi un rapido ascolto dell'album, per avere conferma di quanto si poteva
sospettare dalla cover: gli anni '70 imperversano, dalla prima all'ultima nota.
Solo che i punti di riferimento, nonostante i nostri siano anericani puro
sangue, si trovano tutti in terra d'Albione. Led Zeppelin e Cream,
soprattutto. Tanto che l'impressione che suscita l'ascolto dei dieci brani che
compongono la scaletta di Great Western Valkyrie è che i Rival Sons, prima
di registrare il disco, si siano chiusi in casa per un mese ad
ascoltare Wheels Of Fire e Led Zeppelin IV. Continuamente e in loop. Hard rock,
rock blues e rock psichedelico sono il piatto del giorno: pietanze dal sapore
antico ma cucinate a puntino da un gruppo di ragazzi che sa
amalgamare alla perfezione gli ingredienti. Riff grassi e potenti, la
voce graffiante e plantiana di Buchanan, ballatoni elettrici da far palpitare i
cuori di chi è rimasto immobile nel tempo ai favolosi seventies (da
segnalare i sei minuti abbondanti di Where I've Been), e un gusto per la
melodia che sa tirare fuori il meglio anche da brani altrimenti indirizzati
verso i lidi dell'ovvietà. Electric Man, primo singolo estratto dall'album, è
un hard blues adrenalinico che potrebbe tranquillamente uscire da uno
degli ultimi dischi di Jack White; Good Luck, Good Things e Rich And The
Poor saggiano quei territori più psichedelici che già avevano frequentato,
sul finire degli anni '60 Clapton, Baker e Bruce; Secret e Play The Fool (vi
ricorda qualcosa Misty Mountain Hop?) sono zeppeliniane al midollo e mentre le
ascolti aspetti che da un momento all'altro compaia il fantasma di Bonzo a
darti l'eterna benedizione. Dieci canzoni dieci, per una tirata di quasi
cinquanta minuti, che si fanno letteralmente divorare e che ci
restituiscono il piacere di ascoltare un disco fottutamente rock, inteso nell’accezione
più nobile del termine: potente, sanguigno e senza compromessi.
VOTO: 7
Blackswan, mercoledì 25/06/2014
martedì 24 giugno 2014
TUTTI A CASA ?
In tutta franchezza non so
dire se la nazionale riuscirà a cancellare la figuraccia da carrello dei
bolliti misti rimediata settimana scorsa contro la Costa Rica. E poi, è sempre meglio
evitare i pronostici, perché si rischia di prendere delle topiche leggendarie.
Ciò nonostante, è inevitabile provare delle sensazioni, e le mie, lo dico con
altrettanta franchezza, non sono buone. Teniamoci alla larga dalla fiera delle
banalità di cui si è fatto un gran parlare, a sproposito, in questi giorni, per
cercare di mitigare il feroce prurito della sconfitta. Non è vero che faccia
caldo, o quanto meno non fa caldo a livelli spropositati (vi ricordate i 50
gradi di Usa ’94?) né mi sembra una buona giustificazione apparire sorpresi del
fatto che ormai non esistono più “squadre materasso” (circostanza che avremmo
dovuto mettere in conto fin dal 2010, quando venivamo presi a pallonate dalla Slovenia
e dalla Nuova Zelanda). La realtà, ben più indigesta, è che l’Italia pallonara
rispecchia esattamente lo stato di crisi in cui versa il paese. La scarsa
cultura dello sport, la gestione fantasiosa dei bilanci societari, l’approccio
tremebondo allo sviluppo dei settori giovanili (solo da ultimo tornati di moda
per la scarsità di risorse a disposizione), un tatticismo esasperato che
privilegia il muscolo rispetto al cervello, sono le cause principali dell’arretramento
del nostro calcio a livelli di una mediocrità disarmante. Ne deriva che la
compagine imbarcata per i mondiali brasiliani sia un’armata Brancaleone
composta da incredibili pipponi o da giocatori molti dei quali farebbero
panchina più o meno in tutte le nazionali partecipanti al torneo. Un
centravanti moderno (Balotelli è moderno nel senso che su facebook e twitter
non ha eguali), dalle doti fisiche straordinarie ma dall’intelligenza
calcistica di un bradipo arteriosclerotico, piccoli fenomeni di provincia inadeguati
per competizioni internazionali (Cerci, Immobile, Parolo, etc), bolliti da
sagra del bagnet verd (Thiago Motta, Cassano, Buffon, De Rossi etc), attrezzi
da cantiere edile (Paletta, Chiellini, Abate, Aquilani), un solo fenomeno
(Pirlo) e qualche inesperta e giovane promessa (Verratti, De Sciglio, Darmian).
Ad assemblarli, il più democristiano dei tecnici, pigmalione calcistico di Renzi
e geneticamente inabile ad assumersi rischi. L’allenatore è un mestiere
difficile, lo so bene, ed è chiaro che tutti, soprattutto col senno di poi, si
sentono autorizzati a esprimere pareri non richiesti. Però, anche in tempi non
sospetti, sono saltate all’occhio alcune decisioni non felicissime prese dal Cesarone
nazionale: Ranocchia rimandato a casa (l’unico dei nostri difensori a saper giocare
il pallone e in grado di impostare l’azione), Toni non convocato nonostante un’annata
fantastica (quanto ci farebbe comodo uno che, non solo la butta dentro, ma tiene
palla e fa salire il centrocampo!), Rossi trombato a due passi dalla partenza
(Pepito fuori forma è più forte di tutto il parco attaccanti messo insieme).
Oltre a ciò, forse non sarebbe stato scandaloso pensare a Totti (anche se solo
part-time, il Pupone verticalizza il gioco come solo Pirlo è capace di fare) e
a Florenzi, giovane gagliardo, rapido e bravo negli inserimenti. Inutile
recriminare: oggi ci aspetta la partita della morte e ce la dobbiamo giocare
con quello che abbiamo. Avrei in mente una formazione per affrontare l’Uruguay
ma la tengo per me onde evitare postumi spernacchiamenti nel caso in cui
Balotelli dovesse segnare una tripletta. Ci penserà Prandelli, che spero abbia
più coraggio di quanto dimostrato finora. Se no, è molto probabile, ce ne torniamo
tutti a casa. A parlare di Expo, del Mose e delle epocali riforme di Renzi. Il
tricolore riposto in un cassetto a prendere polvere per altri quattro anni.
Blackswan, martedì 24/06/2014