A Catanzaro,la dirigente di un Istituto Comprensivo vieta ad un ragazzo affetto da sindrome di down di partecipare a una gita scolastica.Il divieto viene motivato con "la scarsa capacità dello stesso di apprendere a causa della sua infermità genetica".Basterebbe questo a raccapricciare,ma c'è di più.La stessa dirigente,infatti, ha invitato i compagni di classe del disabile,in un corollario di viltà, "a non portare a conoscenza del ragazzo le date delle gite in programmazione".La stupidità e la malafede sottese al divieto hanno avuto una risposta immediata.Non dalle istituzioni o dalla società civile o dai mass media,ma dagli stessi compagni dello sfortunato ragazzo.Non se ne parla neppure,se è così,nemmeno noi andiamo in gita.Questa è stata la reazione compatta di tutta la classe.Non è mia intenzione sviscerare il problema della disabilità e dell'integrazione del disabile nei contesti del nostro presunto vivere civile,perchè non ne ho le competenze necessarie.Vorrei solo porre l'accento sul gesto di questi ragazzini di tredici anni che hanno detto no ad un abuso.Nel frastuono cacofonico di questi giorni di deprimente amoralità,la loro voce di protesta mi è parsa un coro d'angeli.Non credo vi sia stata consapevolezza civile nel gesto,nè che l'intento fosse quello di affermare un diritto inviolabile innanzi alla crudele ottusità di un mondo in cui gli adulti prendono a cuor leggero incomprensibili decisioni.Credo piuttosto nel gesto istintivo di chi vive una contiguità di affetti e condivisione e non voglia rinunciarvi.Di chi in quel compagno di classe non veda solo un poveretto da compatire,ma un essere umano,un amico,capace nonostante la propria diversità di far sorridere,di commuovere,di voler bene,come chiunque altro.Nessuna retorica,nè mortificante compassione.Solo la banalità del bene,la banalità dell'amore,che ti fa prendere le parti del più debole o ti impedisce di accettare un sopruso.Per carità,non c'è eroismo in questo disarmante gesto di umanità,semmai gentilezza e comprensione.Rimbomba però nelle orecchie il fragore immenso di un'ingenua,perchè spontanea, ribellione ad un mondo che dileggia gli umiliati e gli offesi e plaude alla prevaricazione.In un angolo sperduto del nostro tanto vilipeso Sud,si è alzata una voce che impone nuove riflessioni su una generazione troppe volte tacciata di vacuità e di individualismo.Una voce capace di sostituire alla cronaca del bullismo la cronaca della solidarietà.E' una bella speranza a cui dobbiamo guardare per provare a ripulirci di quello sdegno ipocrita,che è spesso l'unico baluardo che sappiamo opporre all' indecenza della discriminazione.
Blackswan,giovedì 24/02/2011
Sono d'accordo. Davvero un messaggio di bella speranza offerto da ragazzini di terza media.
RispondiEliminaBene, perche' sinceramente non son il fan n.1 delle nuove generazioni. Spero di poter ascoltare/leggere sempre piu' spesso simili notizie per poter cambiare davvero idea.
Altra speranza. Spero che alla "simpatica" dirigente si tolga incarico, stipendio e quant'altro. Come e' possibile che simili persone abbiano anche la benche' minima autorita' o un semplice ruolo nel nostro sistema scolastico?