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lunedì 28 marzo 2011

Quando l'uomo si guarda allo specchio

In questi giorni di arrivi di profughi e di varia umanità mi è venuto in mente un ricordo. Anni '90, vacanza in Calabria sulla costa ionica, Soverato per intenderci. Andavo al mare con mio figlio piccolo e con il gruppone degli amici misti milanesi e calabri, e percorrendo queste meravigliose spiagge bianche lunghissime pensavo tra me e me che sarebbero state un punto perfetto per un'invasione militare o per un arrivo di migranti. Torno a casa e dopo qualche giorno arrivano davvero alcuni barconi. La memoria è labile ma mi pare che fosse gente proveniente dall'Africa nera. Leggo sul giornale molti articoli sull'argomento e mi colpisce enormemente una cronaca che raccontava proprio il momento dell'arrivo. Questi, neri come l'inchiostro, arrivano di notte e procedono verso le prime luci che vedono, che sono quelle di un campeggio. Dal campeggio qualcuno sente rumore e temendo che fossero ladri, o cani randagi, si avvicina dall'interno alla recinzione, che era fatta di canne. Succede che nello stesso momento uno dei migranti si affaccia da fuori ed uno del campeggio da dentro. Nel buio, due paia di occhi si vedono da pochi centimetri ed entrambi i soggetti cacciano un urlo della madonna. Casino tremendo, mezzo campeggio che esce, i boat people che non sanno più a che santo votarsi perchè pensavano che sarebbero stati per l'ennesima volta bistrattati e invece che succede? I vacanzieri ed i gestori del camping si rendono conto dell'odissea che hanno sulle spalle questi poveri cristi ed organizzano al volo, di notte, pizza e focaccia, latte caldo, bibite, biscotti per i piccoli, ed attrezzano il locale mensa a dormitorio fornendo asciugamani e quant'altro. L'uomo si era visto allo specchio. Nel buio e nell'ignoranza dell'altro, il campeggiatore ed il migrante avevano riconosciuto il proprio simile. Da allora è passato molto tempo, e molti stranieri sono arrivati in Italia. Nel bene e nel male. Ma coloro che enfatizzano il male, soprattutto per ragioni di tornaconto politico, farebbero bene a ricordare che cosa siamo stati. I minatori italiani morti a Marcinelle, di cui è da poco caduto l'anniversario, erano in Belgio per fuggire dalla miseria lavorando. Erano più scuri e più cenciosi dei belgi. Probabilmente non avevano nemmeno un buon profumo addosso. Sono morti poveri e disprezzati, e non lo meritavano. Al Borghezio di turno consiglierei di ricordarsene, la prossima volta che vorrà dire che gli stranieri puzzano. E a tutti quelli che hanno sempre più paura dell'altro, consiglierei di guardare meglio negli occhi dell'altro. Magari potrebbero accorgersi che in realtà si stanno guardando allo specchio. 28 marzo 2011

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