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martedì 19 aprile 2011

( NON ) DIMENTICARE GAZA

Vittorio Arrigoni non era un eroe,e francamente trovo sconcertante parlare di eroismo ogni volta qualcuno decida di impostare la propria vita su scelte che non conoscono interesse di bottega o un ritorno economico.E' la follia dei nostri tempi che ribalta la prospettiva e gonfia di retorica ogni atto di semplice umanità.Vittorio Arrigoni era solo un ragazzo che aveva deciso di vivere un'esistenza diversa da quella che si prefigura e auspica la maggior parte di noi.Aveva preso il proprio carico di gioventù ed entusiasmo ed era finito nel buco del culo del mondo,a combattere pacificamente a fianco di un popolo umiliato e vessato dalla spietata arroganza israeliana.Non voleva fare l'eroe, nè era votato alla morte in nome di qualche astruso ideale.Con umiltà,invece,cercava sè stesso negli altri,vedeva nei gesti quotidiani della carità e della fratellanza il senso della propria vita,finendo per trovarvici,fatalmente,anche un destino crudele.Arrigoni aveva idee e passioni alle quali non sapeva rinunciare,e che lo hanno spinto a rinnegare il fiume tranquillo della quiete domestica per intraprendere una strada insidiosa,difficile,purtroppo decisiva.Ci sono scelte nella vita che si pagano care.Ma sono scelte che,pur con il loro carico di incertezze,ci paiono inevitabili perchè consentono un riscatto di affermazione.Credo che Vittorio Arrigoni fosse essenzialmente questo:non un eroe o un pazzo scriteriato,come in molti lo hanno definito,ma un ragazzo che nella solidarietà e nell'amore per gli altri aveva trovato la forza di autodeterminarsi,di trovare un nome per la propria anima.Sapeva esattamente i rischi che correva,sapeva di essere un bersaglio,e immagino che, prefigurandosi una possibile fine,avesse pensato di morire colpito da una pallottola vagante o dilaniato da un missile israeliano.Lo hanno ucciso invece a tradimento,nel modo vigliacco con cui gli scherani del potere sempre si sbarazzano di chi con le proprie azioni e parole,piccole o grandi che siano,si pone d'intralcio alla prevaricazione e agli abusi.Se possiamo fare qualcosa per la memoria di questo ragazzo,è solo quella di sottrarci alla menzogna che i media cercano di propinarci,gettando fango sul popolo palestinese,indicato come esecutore morale e materiale dell'omicidio.Esiste una verità diversa e a raccontarcela sono i fatti ( oscuri,contradditori,artatamente interpretati da giornali e televisioni ) e gli stessi compagni di Vittorio,che il sangue e la violenza l'annusano tutti i giorni e con chiarezza sanno.A Gaza,Arrigoni era una voce ascoltata,era un uomo amato e benvoluto,viveva in simbiosi con la popolazione in virtù di un legame che solo la condivisione della sofferenza può generare.E' difficile da comprendere per chi, come noi, vive nella banalità dell'agio.Tuttavia,se ci sporgessimo un poco dal comodo sopore dei nostri divani,potremmo provare per questo ragazzo quantomeno rispetto.E riusciremmo a porci di fronte a domande non demandabili,la prima delle quali è semplice e crudele al contempo:Chi ha tratto vantaggio dalla sua morte ? L' omicidio di Vittorio,da qualunque posizione lo si osservi,raggiunge immediatamente due scopi: da un lato,screditare i palestinesi e Hamas,e dall'altro lanciare un ammonimento trasversale a Freedom Flotilla,ammonimento che ha il sapore della minaccia di morte.Dimentichiamoci pertanto della parola eroe e dello sdegno da retroguardia.Il minimo che possiamo fare è invece interrogarci su ciò che realmente è avvenuto,avendo ben chiaro che la retorica è l'arma con cui l'ipocrisia offusca la verità.Esserne consapevoli non farà tornare in vita i morti,ma ci restituisce il dramma di Gaza nella sua reale,tragica dimensione,salvando Vittorio dall'oblio delle celebrazioni.
Blackswan, martedì 19/04/2011

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