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mercoledì 31 agosto 2011

IL RITORNO DI SUPERCIUK

Quelli fra voi che sono appassionati di fumetti si ricorderanno senz'altro di Superciuk,personaggio partorito dalla fantasia di Magnus e acerrimo nemico del gruppo TNT.Superciuk,oltre ad avere un'insana passione per il vino,che tracannava con trasporto da enormi fiaschi impagliati,era una sorta di Robin Hood al contrario,dal momento che rubava ai poveri per donare ai ricchi.Esattamente come Berlusconi e la sua cricca,che nonostante si inventino una manovra al giorno,non riescono a partorirne una che abbia i contorni della decenza e la sostanza dell'equità.Non ci vorrebbe molto e la soluzione è sotto gli occhi di tutti:rientro dei contingenti militari in giro per il mondo a lanciare caramelle e coriandoli in nome della democrazia;reintroduzione del reato di falso in bilancio;nuovo prelievo fiscale agli evasori scudati;sopressione dei lavori per l'inutile TAV;patrimoniale sui beni di lusso;abolizione delle province;tagli alla casta;introduzione dell'ICI sui beni immobili del Vaticano.Con queste semplici mosse,il 95% della popolazione sarebbe tranquilla perchè non vedrebbe le manacce di questi lestofanti intrufolarsi nel portafoglio e trafugare i sudati risparmi.Il fatto è che questi efficaci e lineari provvedimenti sarebbero però impopolari presso il restante 5% dei cittadini,gli unici i cui interessi vengano tutelati dal governo:le organizzazioni criminali di stampo mafioso e camorristico per gli appalti dell'edilizia,le lobby degli armaioli,gli evasori fiscali ( il più grande dei quali è a capo dell'esecutivo ) e il Vaticano che,tramite il meccanismo della simonia,appoggia i loschi intrallazzi della cricca.Così questi onest'uomini si inventano cose da far accapponare la pelle,randellando sempre e comunque la groppa dei contribuenti onesti.I quali,grazie alla cassa di risonanza del web e di quel poco di stampa che ancora può definirsi libera,ogni tanto finiscono per far sentire la propria rabbiosa indignazione.Allora,come è avvenuto ieri con la storia delle pensioni,i Superciuk della finanza ritirano alla chetichella il provvedimento,e nottetempo si alambiccano il cervello per inventarsi qualche altra nefandezza,nella speranza che stavolta passi sotto silenzio.D'altra parte,commissariato il povero( si fa per dire ) Tremonti,il cui unico scopo è ormai quello di metterci la faccia e prendersi insulti da destra e da manca,la compagine di insigni economisti, che tiene saldamente in mano le sorti del paese, non passerebbe nemmeno l'esame per un posto da parcheggiatore in quel di San Siro.Un vecchio bollito e vulvocentrico ( Berlusconi ),un ciucchettone che spara cazzate random ( Calderoli ),un balabiot che passa il giorno a ruttare e a mostrare il dito medio ( Bossi ),un pirletta con gli occhialini fashion e un'attrazione fatale per i polpacci dei poliziotti ( Maroni ),un mini-stro,che nessuno ascolta perchè anche in punta dei piedi sullo sgabello non riesce ad arrivare al bordo del tavolo ( Brunetta ) e un segretario di partito che è la prova vivente che il buco nell'ozono ha traslocato in un cervello ( Alfano ). Al confronto l'armata Brancaleone sembra un raduno di super-eroi della Marvel.Pare tuttavia che in soccorso dell'illuminato consesso correrà a breve il Trota,uno che quantomeno al terzo tentativo il diploma di maturità l'ha conseguito ed è ancora fresco di studi.Poi,se non se ne caverà un ragno dal buco,è già pronto il piano B:consegnare tutta la manovra nelle mani di Scajola.L'unico che potrà far minchiate a iosa,potendo dimostrare ai cittadini che tutto è avvenuto a sua insaputa.
Blackswan, 31/08/2011

martedì 30 agosto 2011

SULLA MANOVRA PATACCA C'E' LA FIRMA LEGHISTA

Per un mese abbondante,il primate padano arringava ( si fa per dire ) la folla,promettendo che mai sarebbero state toccate le pensioni,con buona pace di quello stronzo di Casini e del nano di Venezia.Ovviamente,tanto per gradire,le pensioni sono state toccate,e anche nel modo più subdolo possibile:i mesi di servizio civile e militare,infatti,non contano più ai fini dell'età della pensione,anche se,bontà loro,contribuiranno comunque al calcolo dell'assegno.Ciò significa che tutti i cittadini maschi del paese si troveranno a dover lavorare un anno in più prima della meritata quiescenza.Non solo.Bossi,che tra un grappino e una porzione di rustin negà,si era detto disposto a fare le barricate e a difendere a colpi di fionda e cerbottana i diritti pensionistici del popolo padano,non solo si è rimangiato il farfugliamento,ma tanto che c'era,ha acconsentito anche ad introdurre nella manovra una bella truffetta.Infatti,coloro che hanno pagato fior di quattrini per riscattare gli anni di laurea,si troveranno con un pugno di mosche in mano.Gli anni riscattati infatti non verranno più conteggiati nel computo finale di quelli necessari per andare in pensione.Mentre gli evasori del paese continuano a festeggiare e ad applaudire,quei poveretti che avevano pensato di sopportare qualche sacrificio economico per "ricomprarsi" quattro o cinque anni di vita,vengono allegramente borseggiati.Ma siccome non c'è limite alle porcate che questa massa di sicofanti è in grado di inventarsi,ecco che nella manovra spunta un'altra presa per il culo,voluta fortemente dalla Lega e venduta come atto di coraggio:l'abolizione delle province e la riduzione del numero dei parlamentari non saranno immediate ma verranno rinviate ad una legge costituzionale.La quale,per essere approvata dovrà essere sottoposta al vaglio della Camera e a quello del Senato,procedura che in un paese normale comporta almeno due anni di lavoro, che diventano,per quanto riguarda l'Italia, gli anni necessari a fare un bel viaggetto ai confini dell'universo e ritorno.Nel contempo,tolgono il contributo di solidarietà, così il campionato di calcio è salvo,non aumentano l'iva,facendo un bel regalo a imprenditori e ai ricchi acquirenti dei beni di lusso,se ne fottono di combattere seriemente l'evasione fiscale ( evidentemente, non soffrono di autolesionismo ),non prendono in considerazione l'unica forma di tassazione equa che è la patrimoniale,e per quanto li riguarda, non si privano nemmeno di un centesimo.Il tutto a corollario di una manovra che non è sufficiente e sulla quale,a breve,scommetto,si ritornerà.Se non son pagliacci questi...
Blackswan, martedì 30/08/2011

JEAN TEULE' - VITA BREVE DI UN GIOVANE GENTILUOMO

E' martedì 16 agosto 1870 quando Alain de Monéys, giovane aristocratico del Périgord, esce da casa dei genitori diretto alla fiera di Hautefaye, il villaggio più vicino. Alain è un uomo di buon cuore, intelligente e gentile. La visita al mercato ha lo scopo di acquistare una giovenca per una vicina indigente e di trovare i pezzi per riparare il tetto del granaio di un altro vicino, altrettanto privo di mezzi. E con l'occasione Alain intende trovare interlocutori per il suo progetto di bonifica delle paludi della regione. Alle due del pomeriggio arriva all'ingresso della fiera. Due ore più tardi, la folla impazzita lo avrà linciato, torturato, bruciato vivo e, addirittura, mangiato. Come è stato possibile un tale orrore? Come può una popolazione pacifica - per quanto angosciata dalla guerra contro la Germania e minacciata da una carestia eccezionale - diventare preda in pochi minuti di una tale barbara frenesia? Con il pretesto di un'affermazione equivocata e di un'accusa di spionaggio totalmente infondata, seicento persone qualunque si dedicano per due lunghe ore alle peggiori atrocità, sottoponendo la povera vittima a una via crucis che termina quando il sindaco - quasi un Ponzio Pilato - dichiara alla folla: «Se volete, mangiate pure il suo corpo». Pochissimi, il curato e qualche amico del giovane, cercano di strappare la sfortunata vittima dalle mani della folla inferocita e solo Anna, una ragazza innamorata di Alain , rischierà la vita per salvarlo. In seguito, incapace di condannare seicento persone in blocco, la giustizia ne punirà solamente ventuno, tanti quanti i posti disponibili nella prigione di Périgueux. Quattro saranno condannati a morte, gli altri verranno inviati ai lavori forzati. Il giorno dopo il crimine, i partecipanti non sapranno dire altro che: «Non so cosa mi sia preso».

Jean Teulè,dopo aver recuperato e studiato gli atti processuali dell'epoca, ricostruisce, romanzandolo, un episodio minore e oscuro della storia francese,il linciaggio da parte della folla inferocita del povero Alain De Moneys, figlio di una ricca famiglia di notabili della Dordogna."Vita breve di un giovane gentiluomo " è un'opera che, nella sua cruda brevità, abbina la minuziosa ricostruzione storica dei fatti allo sviluppo classico della tragedia greca:lo svolgimento temporale hic et nunc (il tempo presente della narrazione),il destino segnato dell'eroe tragico (Alain), il coro ( la folla ), i deuteragonisti ( gli amici che cercano in tutti i modi di salvare lo sfortunato giovane).Un romanzo che si sviluppa in 140 pagine di dolorosa bellezza:bellezza,perchè la scrittura di Teulè,ancorchè snella e veloce,è ricca di immagini e ricercata nel lessico,senza che ciò appesantisca in alcun modo la lettura;dolorosa perchè la trama, ad eccezione della parte finale dedicata al processo dei carnefici, altro non è che il crudo resoconto di un martirio che ricorda, in un crescendo simbolico, quello di Gesù.Una lettura,in molti passaggi,fisicamente insostenibile: della via crucis a cui è sottoposto de Moneys non ci vengono risparmiati nemmeno i particolari più efferati (agghiancianti il tentativo di squartamento e il successivo autodafè), mentre l'abominio di questo delirio collettivo,che si concluderà con un atto di nauseabondo cannibalismo,è reso,grazie alla prosa evocativa di Teulè,in tutta la sua accecante brutalità.Due essenzialmente i protagonisti:da un lato il muto grido di dolore di de Moneys, incarnazione tragica dell'umanità pensante violentata da un'ingiustificata e immotivata ferocia; dall'altro,il coro assordante della folla,mille voci in una sola, che,come in una trance collettiva,ripete meccanicamente la litania dell'odio.Ed è proprio sull'alternarsi tra le riflessioni della vittima (che anche nelle fasi più concitate del martirio poggia lo sguardo innocente sulla fragile bellezza della vita) e l'afasia etica di una baraonda umana di belluina stoltezza,che Teulè sviluppa la propria riflessione sociologica e sonda,con distaccata e macabra ironia,le pieghe oscure dell'animo umano,la cui unica salvezza,si vedrà nel finale, risiede nell'amore.
Un piccolo,ma imperdibile,capolavoro.


Blackswan, martedì 30/08/2011

lunedì 29 agosto 2011

COSA RACCONTEREMO AI FIGLI CHE NON AVREMO DI QUESTI CAZZO DI ANNI ZERO ?


Prendo spunto da un verso di una canzone di Vasco Brondi ( Alias "Le luci della Centrale Elettrica ), per fare un breve excursus sui dischi usciti nel passato decennio di cui forse in futuro ci ricorderemo come dei classici.Vi propongo la mia personalissima classifica,che non ha alcuna pretesa di completezza nè di autorevolezza,ma che è unicamente frutto della passione e del divertimento che da sempre accompagna il mio percorso attraverso la vita a braccetto della musica che amo.Ho cercato di essere il più obiettivo possibile,tenendo certo in conto i miei gusti,ma cercando soprattutto di soffermarmi tanto su quei dischi che sono stati capaci ( e forse lo saranno in futuro ) di nfluenzare,quanto su quelli belli tout court,a prescindere da ciò che semineranno.Ho voluto gettare anche un occhio di sguincio sul panorama musicale italiano,che un paio di cose notevoli,strano a dirsi,le ha partorite.Con la premessa,d'obbligo,che questa classifica è figlia del momento in cui è stata stilata e che,come spesso accade,i giudizi in futuro potranno essere rivisti e ridimensionati.
Dalla numero 30 alla numero 1,ecco la lista :


30) MIDLAKE - THE TRIALS OF VAN OCCUPANTHER - 2006: Undici canzoni in cui il folk rock californiano degli anni 70 ( CSN&Y,Jackson Browne ) viene riletto con la malinconica modernità dei Radiohead.Almeno due pezzi con imprimatur divino da consegnare alla storia ( "Roscoe" e "Young Bride" )."In this Camp " è "Paranoid android " suonata dai Midlake che suonano Jackson Browne.Geniale,no ?
29) UNDEROATH - DEFINE THE GREAT LINE - 2006 : Una delle vette più alte di metalcore/scremo per il combo di Tampa,Florida,tra assalti all'arma bianca,cupe dilatazioni elettroniche e digressioni strumentali dal sapore pinkfloydiano.
28) LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA - CANZONI DA SPIAGGIA DETURPATA2008 :Uno dei dischi di cantautorato italiano più riusciti dai tempi dell’ultimo De Andrè.Surreale,metropolitano,strafatto.Vasco Brondi è così:25 anni e una vita ai margini raccontata con straniante rabbia punk.Produce, e suona, Giorgio Canali.
27) BRAND NEW - DEVIL AND GOD ARE RAGING INSIDE ME - 2006 : Una delle copertine più belle della storia,senza ombra di dubbio.E dentro,un disco di post-hardcore,nel quale la ruvidezza di certe esplosioni, emotive ed elettriche,si sbriciola in un susseguirsi di suggestioni malinconiche declinate con memorabile ispirazione.Ruffianello? Forse un po’.Ma terribilmente centrato.Peccato che da noi li conoscano in pochi... 
26) THE BLOOD BROTHERS - YOUNG MACHETES - 2006 La delirante violenza di dodici tracce in cui il metalcore travalica i criteri espressivi del genere,si fa post e free,si arricchisce di parabole pop e sforna un capolavoro di blues al vetriolo come "Giant Swan ".Due voci in falsetto,stridule al parossismo,e una cattiveria che lascia il segno.
25) THE GUTTER TWINS - SATURNALIA - 2008 : Greg Dulli e Mark Lanegan,due che hanno fatto buona parte della storia degli anni novanta,si riuniscono per questo progetto ( al momento senza seguito ) dalle atmosfere livide e inquietanti.Una discesa negli inferi a colpi di un rock blues apocalittico,depresso,dagli accenti quasi presbiteriani.
24) OFFLAGA DISCO PAX - BACHELITE - 2008 La dimostrazione che la musica italiana può esprimersi oltre Sanremo o l'alternativo,inutile e fighetto, alla Baustelle.New wave minimale ,elettronica e militante.Musica che guarda al futuro e testi che toccano l'anima di chi si ricorda di come si viveva ( bene ) negli anni 70."Sensibile " è la caustica condanna al terrorismo nero dei camerati Mambro e Fioravanti.
23) EDDIE VEDDER - INTO THE WILD - 2007 : Original Soundtrack del film di Sean Penn.Un disco che è un non disco,come un luogo che è un non luogo.Non c’è nessuna vera canzone,ma solo bozzetti fragili e sospesi,eppure al contempo intensi ed epici come la breve vita di Chris McCandle.Colonna sonora per anime in viaggio,alla ricerca del senso del tutto,fra natura sconfinata e sconfinate solitudini.
 22) RUFUS WAINWRIGHT - POSES- 2001 : Figlio d'arte e artista inquieto ed eccentrico,Rufus tradice la propria genetica folk e inventa un pop da ora del the,tra Burt Bucarach,Cole Porter e Judy Garland.Siamo ai primi passi di una carriera artistica che seguirà senza cedimento alcuno: gusto per la melodia,testi arguti e un certo dandismo alla Wilde dal sapore deliziosamente retrò.
21) GUILLEMOTS - THROUGH THE WINDOWPAINE - 2006 : Il pop obliquo e multiforme dei Guillemots è un patchwork di citazioni che spaziano dal Cotton Club agli Animal Collective.Canzoni in bilico tra solarità e umbratili nostalgie,pervase soprattutto da romanticismo e da un pathos stordente, che la voce eclettica e virtuosa di Fyfe Dangerfield porta a vertiginose altitudini o nel profondo degli abissi.
20) N.E.R.D. - FLY OR DIE - 2004 Un vernissage hip hop,durante il quale vengono servite tartine rock e deliziosi stucchini indie-pop.Come se i Beatles suonassero Eminem o viceversa.Fresco,divertente,a tratti geniale,e con un singolo dal tiro pazzesco come " She wants to move ".Il gioiello più prezioso dello scrigno di mr.Pharrell Williams.
19) DAMIEN RICE - 0 - 2002 : "The Blower's daughter " è già un classico dell'indie folk e così sarà,nei secoli dei secoli.Ma tutto il disco è una preziosa collana di gemme in cui la lezione di Nick Drake torna a nuova vita nei chiaroscuri degli intrecci vocali di Damien Rice e del suo pigmalione artistico, Lisa Hanningam.
 18) PAUL WELLER - 22 DREAMS - 2008 : Il quinto baronetto vanta uno dei pedegree più scintillanti della storia: Jam,Style Council e una carriera solista di gemme sfornate a ripetizione ( "Stanley Road","Wild Wood","Heavy Soul ")." 22 dreams ",con le dovute proporzioni, è il "Pet sounds " o il "SGT.Pepper" degli anni zero:uno zibaldone straripante i cui il genio di Woking cita tutto : rock,beat,soul,jazz, classica e sé stesso.
17) ARCADE FIRE - FUNERAL - 2004 : L'esordio degli Arcade Fire è anche un capolavoro di inisuale intensità che lascia a bocca aperta:pop-rock sinfonico che abbina modernità e barocchismi,solennità ed estro,reminiscenze folk e drammaticità rock.Musica corale che spiazza per coraggio e intuizione,fonde cuore e cervello e guarda al futuro.
16) THE NATIONAL - BOXER - 2007 : Sono il gruppo preferito di Obama,e non saprei dire se questo sia un merito o no.Di sicuro,loro sono la versione più colta degli Interpol:musica crepuscolare,riminiscenze new wave e citazioni rock.Da non scambiare,però,con l'ennesima band Joy Division - oriented.In questo disco c'è molto di più.Dodici canzoni di raffinato lirismo,avvolgenti e consolatorie,a tratti addirittura solenni ( " Guest Room " ),tutte incredibilmente decisive.
15) ISIS - PANOPTICON- 2004 :  La bibbia del post metal prende il nome di "Panopticon",i suoi profeti si chiamano ISIS.Il verbo pronunciato inizialmente dai Neurosis trova qui la sua definitiva realizzazione.Canzoni dall' incedere quasi elefantiaco,impreziosite dal contrasto riuscito  fra cantato growlin' e melodico,costruite su giri di chitarra ipnotici e ossessivi e su una ritmica spezzata,quasi sempre in leggero controtempo.Sette lunghi brani di tempeste soniche e suggestivi soundscapes. 
14) ANTONY AND THE JOHNSONS - I'M A BIRD NOW - 2005: La voce di Antony è la prova tangibile che lassù,dietro l'azzurro del cielo,un dio esiste.Dodici canzoni in bilico fra soul e jazz,pop e classica,esili e tremanti eppure al contempo spirituali.Un disco che stordisce per intensità,che incanta per eleganza e che stupisce per la cristallina bellezza degli arrangiamenti.
13) AT THE DRIVE IN - RELATIONSHIP OF COMMAND - 2000 Il vademecum del post hardcore barricadero che poi diverrà prog-core con i Mars Volta.Nessun compromesso,tanta sincerità,rabbia e violenza.Le bordate di " Arcarsenal " e "Cosmonaut" stanno in equilibrio fra riff assassini alla Rage Against the Machine e il rock politicizzato degli MC5.
12) ELLIOTT SMITH - FIGURE 82000: Difficile trovare qualcuno che avesse la stessa pulizia di scrittura di Smith.Beatlesiano di ferro,arricchiva le proprie canzoni con il male di vivere e una tristezza così profonda che lo portarono a togliersi la vita,pugnalandosi il petto.”Figure 8”,l'ultimo disco in studio, non è il suo lavoro migliore ( ascoltate “ Either/Or “ del 1997),ma è comunque uno dei dischi più belli del decennio scorso." Son of Sam " è la perfetta canzone pop da portare in dono alle generazioni che verranno.
11) BON IVER - FOR EMMA, FOREVER AGO - 2008 : L'anima del nu-folk sta tutta qui.Un lavoro intenso,sofferto,frutto di mesi di eremitaggio sulle montagne del Wisconsin per superare una delusione d'amore.Ci sono canzoni che non lasciano scampo,tratteggiate dalla voce di Justin Vernon,così nuda,amara,crepuscolare.Come "Flume " che fluttua a mezz'aria,come un accecante riverbero di sole fra lacrime di struggimento e rassegnata solitudine.
10) RADIOHEAD - HAIL TO THE THIEF – 2003: Rock modificato geneticamente,elettronica alla criptonite,viaggi nello spazio e smisurata umanità a sondare i misteri dell’anma.Yorke non si accontenta mai.Guarda al futuro,cerca,esplora.Ma è anche abile esegeta:prende i testi del passato,li studia e li traduce, rendendoli attuali.Questo fremente lavorio di studio,interpretazione e sperimentazione,che era stato il motore di "Ok computer ",torna ad essere sublime creatività in "Hail to the Thief ",saluti al ladro Bush,che broglia le elezioni e ruba il futuro degli Stati uniti e del mondo. Così è la musica dei Radiohead:il crogiolo in cui la contraddizione moderna,il computer e l'uomo, si fondono alla ricerca di nuovi orizzonti,di un modo nuovo ed avvincente di creare,generare e pensare suoni.
9) VIC CHESNUTT - NORTH STAR DESERTER - 2007 Il punto più alto della discografia del cantautore americano scomparso l’anno scorso.Musica senza tempo,libera come il galoppo di un puledro selvaggio ai confini della prateria.La chitarra di Guy Picciotto ( ex Fugazi ) sbriciola i canoni del post rock con tirate adrenaliniche.Il resto lo fa la voce fragile e nervosa di Chesnutt,che scava l'anima dell'ascoltatore fino a trovare il nocciolo della disperazione." Splendid " è una di quelle canzoni di cui ci ricorderemo ancora fra cinquantanni.
8) QUEENS OF THE STONE AGE - SONGS FOR THE DEAF - 2002: Se i Kyuss inventarono il verbo stoner,i QOTSA hanno avuto il merito di aver universalizzato il genere conferendogli dignità da classifica.Hard rock imbizzarrito,aperture lisergiche,accecanti bagliori pop e molti trip di acido. In tutte le canzoni si respira aria di jam session e una maligna irrequietezza.Alla batteria,per l'occasione,David Grohl dei Foo Fighters e alla voce,in tre episodi,Mark Lanegan.
7) VAMPIRE WEEKEND - VAMPIRE WEEKEND - 2008 : Dagli sgargianti colori di Graceland di Paul Simon,nasce l'afrobeat del futuro.Pop caramella e tanta Africa,per quattro ragazzini talentuosi e disimpeganti,che riscrivono la mappa dell'alt-pop.Delizioso e leggero come una nuvola di zucchero filato.
 6) SYSTEM OF A DOWN – TOXICITY - 2001 La chitarra affilata di Malakian e la voce nasale e camaleontica di Tankian per un lavoro che unisce debordante energia a testi barricaderi.La definizione di  Nu-Metal svilisce un disco i cui ricchi contenuti spaziano fra hip hop,rock,aperture melodiche e deviazioni etniche." Chop Shuey ! " e la ttitle track sono già nella leggenda.
5) JOHNNY CASH - AMERICAN IVTHE MAN COMES AROUND – 2002: The man in black al limitare della propria esistenza.Classici rivisitati con voce sofferta e stremata,ma lo sguardo ancora limpido e diretto."Hurt ",con il meraviglioso video che l'accompagna , è l'epitafio perfetto per uno dei più grandi di sempre.Oscar alla carriera.
4) INTERPOL - TURN ON THE BRIGHT LIGHT – 2002: Ragazzini di ventanni che scrivono canzoni più grandi di loro.Nel cinereo ricordo di Curtis,ma con la notte della metropoli newyorkese che ti respira addosso.Dopo loro,a migliaia cercheranno di rifare questa musica.Ma "Turn on the bright light",come il successivo " Antics ", hanno un'impronta unica e inimitabile:la solennità di uno spleen universale.
3) SIGUR ROS - ( )2002: Parentesi aperta e parentesi chiusa,canzoni senza titolo,trenta secondi di silenzio assoluto a separare la prima dalla seconda parte del disco,i testi cantati in vonlenska,la lingua incomprensibile inventata dagli stessi Sigur Ros.Vuoti e spazi da riempire coi nostri palpiti e le nostre emozioni,sospensioni che ci avvicinano al cielo,silenzi che ci rendono a Dio,chiari e scuri di una musica che non trova riferimenti se non in se stessa e nei cieli d'Islanda."Untitle 8 " è ciò che sentiremo nel momento del trapasso,ciò che siamo stati e che la luce ( o il buio ) inghiottiranno.
2) MGMT - ORACULAR SPECTACULAR – 2008 : E' possibile in musica inventare ancora qualcosa ? Si,si può.Gli MGMT lo hanno fatto.Adesso l'alt pop suona quasi tutto così.Ma mai geniale,divertente e fantasioso come in questo disco.Musica che procede per innesti e mutazioni genetiche.Con “Oracular Spctacular” nasce l'OGM del pop,ultima frontiera.
1) RADIOHEAD - KID A 2000: Lo specchio delle nostre contraddizioni,la nostra vita ondivaga fra macchina e fragile umanità.”Kid A” è la chiave musicale per conoscere in anticipo cosa resterà di noi nel futuro del pianeta terra.Criptico,sperimentale, cupo,claustrofobico,”Kid A” abbatte tutte le solide convenzioni in cui si muove l’anima del pop-rock.Nasce così un nuovo suono che i nostri sensi non riescono a etichettare,la cui natura è androide e la cui anima vive ( vivrà ) nel web,macro( micro ) cosmo di condivisione, in bilico fra il virtuale ed il reale.Un'illuminata e visionaria anticipazione di ciò che la musica sarà: fra cent’anni questo pop-rock in formaldeide scalerà le classifiche e” Kid A”sarà leggendaria pietra miliare. 




Blackswan, lunedì 29/08/2011

domenica 28 agosto 2011

RED HOUSE PAINTERS - DOWN COLORFUL HILL


Se la malinconia avesse una sua bibbia,un pampleth esplicativo,un manifesto poetico,questo sarebbe senz'altro " Down Colorful Hill",opera prima del gruppo capitanato da Mark Kozelek.Basta uno sguardo alla copertina per comprendere cosa contengano queste sei tracce meravigliosamente depresse:il colore seppia della foto e un letto con una coperta ricamata di pizzo che richiama un passato antico,lugubre,dai connotati quasi funerei.Eppure Down Colorful Hill si muove attraverso canoni espressivi lontanissimi dal gothic rock.Chiamatelo un po’ come volete:sadcore,shoegaze o dream pop.Elogio ed elegia della lentezza,il capolavoro dei Red House Painters sfugge ad etichette predefinite,tracciando semmai un percorso musicale che cerca nella delicatezza e in un’arresa disillusione la chiave per far riaffiorare ataviche nostalgie sigillate nei romiti più inaccessibili dell’anima. 
L'inizio di " 24 " è di una mestizia che non ha pari al mondo:ci prende per mano e ci porta in un luogo del pianeta dove il sole è sparito per sempre e le gocce di pioggia che cadono dal cielo sono lacrime.Non c’è disperazione,però,ma solo il ricordo di un dolore lontano,che stringe ancora il cuore.
La marcetta straniante della title track è una lirica fuori dal tempo,che si sviluppa leggera,su liquide note di chitarra e su un drumming distante,freddo,quasi marziale.Gli arrangiamenti sono scarni,ridotti all’osso,eppure si viene rapiti da questo minimalismo austero che ricorda il gioco delle tre carte:l’ apparente semplicità della trama cela in realtà un caleidoscopio di emozioni  inaccessibile al primo ascolto.
"Japanese to English " col suo tempo leggermente sincopato e la voce calda di Kozelek gioca con la catarsi dell’anima,la musica ci separa dal corpo, e lo spirito,in un languido sospiro,vola verso Dio,come nell'attimo preciso in cui cesseremo di esistere.
Ma sono i 9 minuti e 54 secondi di "Medicine Bottle" a scrivere la storia e a regalare “Down Colorful Hill “ alla futura memoria dei posteri.Musica e malinconia si fondono nell’intreccio pulito, eppure così misteriosamente evocativo, degli strumenti.Un drumming minimale e secco,un basso dal sapore presbiteriano e i ceselli della chitarra classica costruiscono la seducente architettura entro la quale si sviluppa il cantato ipnotico di Kozelek, angelo custode che lenisce le nostre ferite con una bottiglia di medicinale.Tutto è perfetto,tutto è di natura divina.Dieci minuti che non smetteresti di ascoltare mai,quasi “Medicine Bottle “ fosse la colonna sonora,codificata geneticamente,della nostra esistenza in terra.
Diffidate però di un approcio veloce e lasciatevi catturare dal mondo musicale dei Red House Painters: “ Down Colorful Hill “ è un disco che va apprezzato lentamente,che vive più nelle pieghe che nella facciata,che impone una totale dedizione,che simula un viaggio dell’anima fuori dal corpo verso terre sonore inesplorate.Ci lascerete il cuore,è sicuro.

Blackswan,domenica 28/08/2011

sabato 27 agosto 2011

LA CASTA DEI PALLONARI

Da un bel pezzo,e salvo qualche estemporaneo exploit,il calcio italiano sembra lo specchio della situazione economica e politica del paese:società coi bilanci sfondati,molte delle quali fallite o sull’orlo del fallimento;totale mancanza di volontà ( e incapacità ) di puntare sui giovani;assenza di credibilità sul piano internazionale ( l’Italia continua a scivolare di posizione nel ranking Uefa,sia a livello di club che di nazionale ); investimenti per la crescita del settore pari a zero.Ci mancava quindi anche lo sciopero.Lo sciopero dei calciatori.Già a livello lessicale qualcosa stride.Lo sciopero è un diritto fondamentale dei lavoratori ( checché ne dica Marchionne ),a volte l’unico strumento di battaglia che abbiamo per scongiurare soprusi e prepotenze e far valere le nostre ragioni,che spesso riguardano la mera sopravvivenza.Assimilarlo ad una categoria ( meglio,casta )che con il lavoro ha poco a che vedere ( parliamo di gente pagata per divertirsi e per trombare belle gnocche quando non si diverte ),produce un moto di inquietudine.Inquietudine che i signori che da oggi bloccheranno il campionato italiano di serie A si affrettano a chiamare populismo.Populismo un cazzo.Delle ragioni che hanno condotto a questa serrata ( la parola sciopero mi vien difficile ),infatti,una è assolutamente risibile, e l’altra disgustosa.Quella risibile è dovuta all’intenzione delle società di introdurre nel contratto  un comma che permetta l’allenamento separato di alcuni giocatori ( cosidetti fuori rosa ).Clausola che i calciatori  rifiutano, sostenendo che questa norma darebbe alle società un mezzo per fare pressioni sui giocatori non più graditi e che si vuole spingere alla cessione, escludendoli dal gruppo principale della squadra.Ricordiamo che spesso i gocatori messi fuori rosa lo devono ad atteggiamenti non consoni ad un consesso civile ( Cassano che da a Garrone del “vecchio di merda “ ; Masiello che l’altro giorno,per scherzare, lancia un piatto addosso ad un compagno,procurandogli 40 punti di sutura al braccio ).Ad ogni modo,pur fuori squadra,questi ricchi perseguitati continuano a percepire il proprio stipendio,continuano ad allenarsi e soprattutto non hanno grossi problemi a trovare un nuovo ingaggio.Una situazione che,in definitiva,non mi pare assimilabile a quella di un’azienda privata che mette un proprio dirigente a fare le fotocopie o a rispondere al centralino ( questo si che si chiama mobbing ).Quella disgustosa ,invece,riguarda il rifuto da parte dei calciatori dell’inserimento di un comma o di un allegato al contratto che permetta alle società di scaricare sui giocatori il costo di tassazioni straordinarie decise dal governo, come il “Contributo di solidarietà “che dovrebbe essere introdotto nell’ultima manovra finanziaria.I calciatori,che si credono evidentemente al di sopra della legge,vorrebbero che a pagare il contributo di solidarietà fossero le società di appartenenza.Quindi,mentre un cittadino che lavora e paga le tasse,sgancia di tasca propria,loro,che si baloccano tutto il giorno e non pagano le tasse ( ci pensa la società visto che l’ingaggio è al netto del prelievo fiscale ),si rifiutano di solidarizzare.E non giocano,colpendo così l’unica categoria che da un senso alle loro inutili esistenze,cioè i tifosi.Già,perché se questi primati in assenza di QI vivono in un mondo parallelo alla realtà,fatto di agi,privilegi e zoccolame assortito,lo devono esclusivamente ai tifosi che vanno allo stadio ad ammirarne le imprese pedatorie.Senza dimenticare che questi pallonari vivono sopra un piedistallo d’oro,che non è spuntato dal nulla grazie ad un colpo di bacchetta del mago Zurlì.Il piedistallo glielo hanno messo sotto i venerabili piedini le società di calcio,le stesse che ora gridano allo scandalo.Non dimentichiamo che ci sono stati anni in cui i presidenti compravano di tutto e di più,strapagando per giunta inenarrabili bidoni,gonfiando le rose all’inverosimile e gestendo questi interdetti ad ogni attività intellettuale come fossero trasfigurazioni della Madonna di Fatima.Ora viviamo i risultati dello scialacquamento:la casta dei giocatori,come quella dei politici,non vuole mollare i propri privilegi acquisiti al tempo delle vacche grasse.In un mondo più giusto,in cui predominassero l’intelligenza e l’equità e i diritti fossero davvero uguali per tutti,il governo interverrebbe pesantemente.Scioperate ? Bravi,fatelo però fino alla fine della stagione.Ci rivediamo a settembre 2012,quest’anno niente campionato. Il problema è che il governo è presieduto da Berlusconi (che è anche il Presidente del Milan ),in una commistione e confusione di interessi,fra i quali, alla fine, a prevalere è sempre ed esclusivamente il suo.E poi,come sarebbe possibile levare al popolo anche i circenses,visto che da un po’ di tempo manca pure il panem ?

Blackswan, 27/08/2011


JO NESBO - LA STELLA DEL DIAVOLO

Oslo è nella morsa di una delle estati più torride che la storia ricordi. Anche mettere due patate sul fuoco sembra un supplizio, ma quando, in un appartamento del centro, delle grosse macchie nerastre si allargano nell'acqua che bolle su un fornello, la signora che sta cucinando capisce che non può essere colpa del caldo e, sollevando gli occhi al soffitto, vede un denso liquido scuro colare attraverso l'intonaco. Al piano di sopra, il quinto, una giovane donna giace in una pozza di sangue, assassinata. Un dito è stato reciso dalla sua mano sinistra e dietro la sua palpebra è stato nascosto un minuscolo diamante a forma di stella a cinque punte, la stella del diavolo. Nello stesso momento, in un altro punto della città, il detective Harry Mole giace nel suo appartamento, completamente ubriaco. Dall'assassinio della sua collega Ellen non si è più ripreso, scivolando a poco a poco in uno stato di abbattimento che lo ha portato al completo isolamento e alla sospensione dal servizio. Tuttavia, è proprio il capo della polizia, Bearne Moller, a costringerlo a riemergere dal suo stupore alcolico. E a corto di uomini ma, soprattutto, vuole dare a Hole un'ultima chance.
 

Ecco un altro piacevole giallo per accompagnare questi ultimi scampoli d'estate.Jo Nesbo appartiene al cosidetto movimento del thriller scandinavo,corrente creata ad hoc dal mercato dell'editoria e che ha riscosso un notevole successo negli ultimi anni,soprattutto per merito della trilogia di Stieg Larsson.In realtà,salvo rari casi,si tratta di libri modesti,scritti con lo stampino e in cui i rari palpiti si perdono in un mare di noia.Nesbo,norvegese di Oslo,sembra però possedere qualche marcia in più rispetto ai suoi colleghi venuti dal freddo e " La stella del diavolo " lo dimostra.Non tanto per l'intreccio narrativo,assai valido ma molto convenzionale e movie oriented,quanto per la capacità nel creare l'ambientazione in cui la trama del giallo si sviluppa e nel gestire il personaggio principale del libro,il commissario Harry Hole,peraltro protagonista di una serie di otto volumi,l'ultimo dei quali,"Il Leopardo",è uscito da poco nelle nostre librerie.La vicenda,che catapulta il lettore in due intrighi che si dipanano parallelamente,si svolge in una Oslo estiva in cui l'afa canicolare non lascia scampo.Eppure,nonostante il sole e il cielo azzurro,il lettore prova sempre l'inquietante sensazione di trovarsi immerso in atmosfere stranamente livide,cupe,soffocanti.In questo contesto,che Nesbo descrive con consumata maestria,si muove Harry Hole,poliziotto integerrimo e tormentato,che deve fare i conti con colleghi corrotti e un feroce assassino.Ma soprattutto,deve vincere una sfiancante battaglia con l'alcolismo per poter rimettere in ordine i tasselli di una vita allo sfascio.Il ritmo,veloce ma non serrato, e una scrittura agile,che indugia spesso in un humour caustico,come si suol dire in questi casi, vi terranno incollati alle quasi cinquecento pagine del libro.Non solo per scoprire il nome dell'assassino,ma per il rapporto empatico che si crea con Harry Hole,un personaggio che somiglia molto all' Harry Bosh di Connelly e del quale non ci si dimenticherà tanto facilmente.

Blackswan, 27/08/2011

venerdì 26 agosto 2011

GUITAR HEROES : STEVIE RAY VAUGHAN

 
Il 27 agosto del 1990,se ne andava per sempre Stevie Ray Vaughan,uno dei più grandi chitarristi blues che la storia ricordi.Stevie aveva solo 35 anni e un destino crudele gli tramava alle spalle.Perchè nonostante fosse tossicodipendente e alcolista,non sono state un overdose o una sbronza colossale a protarselo via,bensì quella che i greci chiamano tuke,la sorte.Quella notte Stevie suona nel Winsconsin,all'Alpine Valley Music Theatre di East Troy.A dividersi il palco,oltre a Vaughan,c'è una schiera di musicisti da far tremare i polsi:suo fratello Jimmie,Eric Clapton,Robert Cray e Buddy Guy.A fine concerto Stevie è stanco,non ne può più,vuole tornare a Chicago,dove lo attendono una stanza d'albergo e un pò di meritato riposo.Sul primo elicottero in partenza deve però imbarcarsi Clapton insieme al proprio enturage.Ma Vaughan chiede a "Slowhand" di cedergli il posto.Clapton accetta,senza sapere che quel gesto,quel favore fatto ad un amico,gli salverà la pelle.L'elicottero,infatti,precipita poco dopo il decollo a causa delle avverse condizioni meteorologiche ( una fitta nebbia ) e della scarsa esperienza del pilota.Stevie muore così.Non c'entrano l'eroina o il bourbon.Il destino se lo porta via in volo,come già aveva fatto con altri grandi del calibro di Buddy Holly e Ritchie Valens.
Completamente autodidatta,Stevie Ray Vaughan inizia a suonare fin dai primi anni ' 70 senza tuttavia riuscire mai ad imporsi al grande pubblico,fino a quando non viene notato durante un'esibizione al Montreaux Jazz Festival da David Bowie, che lo ingaggia per suonare sull'album" Let's Dance " e per il successivo tour mondiale.La vera svolta,però, avverrà di lì a poco con la pubblicazione nel 1983 del disco d'esordio,"Texas Flood",che grazie al traino del singolo " Pride and Joy ",balzerà ai primi posti della classifica americana.Da questo momento in avavnti saranno sette anni di riconoscimenti,premi,collaborazioni importanti ( tra gli altri Bob Dylan e Jeff Beck )e dischi eccellenti ( segnalo il memorabile " Live Alive ! "del 1986 ),che porteranno Vaughan a conquistarsi la settima piazza nella classifica di Rolling Stones dei più grandi chitarristi di sempre.Musicalmente figlio di Hendrix,di cui dal vivo eseguiva numerose cover ( "Voodoo child " ) senza sfigurare rispetto all'originale,Stevie incarna,diventandone eterno portabandiera,lo spirito del blues texano,tanto da riportare in auge il genere, grazie al suo particolare swing costruito su fraseggi veloci e ritmica indemoniata.Vaughan era un patito della Fender Stratocaster,a cui dava un suono inimitabile,montando sul manico corde di dimensioni ben più grandi della norma,che lo costringevano a ricoprirsi i polpastrelli di colla Superglue,per evitare dolorosissime ferite.Il suo modo di suonare ha influenzato schiere di nuovi chitarristi blues,fra cui Eric Sardinas,Kenny Wayne Sheperd e Joe Bonamassa.
Voglio ricordare Vaughan con questo memorabile filmato che lo riprende in duetto con un giovanissimo Jeff Healy,al suo esordio televisivo.Quando i due partono con i rispettivi assoli,vi assicuro che sono scintille.
 
 

Blackswan, venerdì 26/08/2011