Talvolta la musica rock è fatta di una sostanza diversa dal puro divertimento, può essere infatti veicolo di cultura, di pensieri nobili, di riflessioni decisive. Ci sono musicisti che tramite le loro canzoni hanno rivoluzionato il mondo, consegnando a intere generazioni uno strumento semplice e comprensibile per aprire gli occhi sul degrado di una società, sull’ abominio della guerra, sulle logiche profittatorie del potere, sulla violenza cieca che sottende il razzismo. Si pensi al folk militante di Dylan, alla "Macchina che uccide i fascisti " di Guthrie, all’epica dei perdenti narrata da Springsteen, al cantautorato colto del nostro De Andrè, al rap-metal politicizzato dei Rage Against the Machine, al funky bianco e barricadero dei Gang of Four, al punk internazionalista e rivoluzionario dei Clash. In questa lista, incompleta per ovvi motivi di spazio, ha un ruolo di primissimo piano Tracy Chapman, che nel 1988 esordisce con un disco che lascia a bocca aperta il mondo. Timida, gentile, riservata ai limiti della misogenia, Tracy ha solo ventiquattro anni quando decide di prendere una chitarra in mano e trasformare in note la propria visione anticonformista della società e del mondo.
Personalmente, devo molto all'esordio della folker di Cleveland, alle sue parole dure e senza fronzoli, alla rabbia usque ad finem delle sue composizioni. Ero giovane, studiavo, leggevo, ma ero ancora confuso, non riuscivo a dare forma compiuta a i miei pensieri, non riuscivo a collocare politicamente le mie azioni, le mie emozioni, le mie passioni. Sentivo crescere in me la voglia di cambiare il mondo, di sconfiggere il sistema e le ingiustizie, senza tuttavia sapere da che parte iniziare. Mi professavo di sinistra, ma era più una reazione al mondo borghese in cui crescevo, che una vera e propria scelta dovuta a un ragionamento politico. Per chi, come me, ha avuto un'educazione rigidissima, cattolica, consevatrice, non è facile, durante la crescita, scrollarsi di dosso i pregiudizi e le banalità concettuali di un apparato familiare reazionario e soffocante. E' come vivere con un muro erto innanzi agli occhi, sapere che dietro questo muro c'è un mondo diverso. Intuirne i suoni, i colori, le pulsioni e la vitalità, ma non riuscire a vederlo e ad assaporarlo.La bambagia cela, ottunde, e la vita non aspetta. Le letture di Pasolini, di Pavese, di Orwell, la musica dei Clash e di Dylan, la mia onnivora passione per il cinema, stavano erodendo sistematicamente, ma anche troppo lentamente, questo muro. Poi, successe qualcosa, un evento apparentemente insignificante, che però mi regalò la pienezza della vista, dopo un lungo periodo di quella confusa cecità così ben descritta da Saramago, riuscendo a distruggere in un attimo ciò che anni e anni di assiduo lavorio erano riusciti solo a danneggiare ma non ad abbattere. Ascoltai " Talkin'About A Revolution " e fu la picconata fatale, decisiva, a quella distanza che ancora mi mancava per raggiungere la consapevolezza. Questa giovane ragazza di colore, la sua rabbia senza compromessi, la sua delicata e discretissima decisione, cambiarono per sempre la mia vita. Mi rammento addirittura il frangente. Un mattino di tanti anni fa, a passeggio su una spiaggia di sassi della Liguria, complice un walkman e le parole :"...Poor people gonna rise up, and get their share..".In un lampo compresi perfettamente da che parte stare, che la mia barricata sarebbe stata per sempre quella della gente comune, degli oppressi, degli infelici. Vivere sapendo che non esistono altre ricchezze al mondo che non siano la cultura, l’azione coerente e la parola cristallina, l'amore per gli altri. Mi parve subito tutto chiaro. Tornai da quelle breve gita con in dono una giovinezza diversa e con l’imperativo morale di non venir mai meno al senso di quell’intuizione. Ecco perché adoro questo pugno di canzoni fragili ma dirette, costruite intorno alla voce vibrante della Chapman e a melodie che fanno della semplicità il loro punto di forza.Quanto mi piace questo folk che presidia, come sentinella intransigente, il crocevia fra America e Africa, che richiama alla mente la Joni Mitchell di "Blue ", la sua scrittura intimista, leggera( eppure potentemente evocativa), e il crossover politicizzato di Joan Armatrading. Tracy Chapman spazia dal mondo degli oppressi alle malinconie del cuore, è universale quando denuncia, ma conosce anche i romiti più inaccessibili in cui si nascondono i languori dell’anima. Tracy canta il razzismo ( " Across The Lines " ), canta di poveri che si ribellano ( la citata " Talkin’ About A Revolution " ), canta delle violenze sulle donne ( il tormentato a capella di " Behind The Wall " ), di bimbi che muoiono di fame e di guerre che ci devastano ( " Why " ), di macchine veloci che, in un'immedesimazione springsteeniana, possono portare altrove, a un'altra ipotesi di vita ( " Fast " ). Eppure, la cantautrice dell'Ohio, così attenta al sociale, è capace anche di dipingere acquarelli leggiadrissimi di amori in costruzione ( " If Not Now " ), di amori che fanno perdere il controllo ( "For You " ), di amori che sanno scalare le mura di un carcere solo per seguire l'istinto del cuore ( " For My Lover " ). Tracy commuove, ti prende la gola, ti rende partecipe, ti fa sentire protagonista delle storie che racconta. Perchè il merito di questo disco non è solo la vibrante poesia metropolitana di un pugno di canzoni meravigliose. Sopra ogni cosa, ciò che davvero fa la differenza, è quel moto dello spirito che avvicina l’arte alla vita, che trasforma l’immaginifico del racconto in esperienza reale.La dote che ha trasformato “ Tracy Chapman “ in un capolavoro si chiama sincerità.
Blackswan, sabato 21/01/2012
Disco fantastico, che lego indissolubilmente all'autunno e ad una certa furiosa malinconia.
RispondiEliminaRicordo quando la vidi live: bravissima.
La ricordo perfettamente in una delle sue prime apparizioni live . Era il lontano 8 settembre 1988, per Amnesty International, Human Rights now! In mezzo ai giganti della musica , lei così risevata , ma nello stesso tempo incisiva, non sfigurò affatto. Anzi, la visione di questa piccola ragazza di colore che vibrava le sue verità , era impressa nella tua mente come l'avessi conosciuta da sempre. Bravo Black ad avercela ricordata. Una buona domenica ...enjoy always the music!
RispondiEliminaBel post, Black; e non mi riferisco alla parte musicale, ma a quella più personale e intima.
RispondiEliminaAncora più stima ed ammirazione.
Ero giovanissimo e presi quel disco ad occhi chiusi. Non mi ha cambiato la vita come a te, perchè anche a 15 anni sapevo già da che parte stare (non mi sposti manco a cannonate da anni), ma posso capire benissimo che a qualcuno ha fatto capire molte cose. Sicuramente Pietra miliare.
RispondiEliminaMa quanto mi emoziono quando parli di un album che IO HO!! :) Sì, va bene, mi ha emozionato anche quello che hai scritto, certo..
RispondiEliminaAnche io ricordo il frangente, molto meno poetico ed esistenzialista (si dice così?) del tuo: ero al bar in cui lavoravo e un cliente ha posato la birra sul bancone, mi ha guardato negli occhi, e mi ha detto con espressione seria: "ho visto che ti piace certa musica.. posso portarti qualche cassetta se vuoi". sìììì.
Ho ricevuto una busta di musicassette, che se volevo potevo registrarmi da sola, e fra queste c'era lei!! Ok, ci ho impiegato mesi a capire il titolo dell'album, e non ho mai capito nulla delle parole, però mi è piaciuta sin da subito, perché è semplice :) Perciò appena ho potuto ho comprato il cd (va beh, praticamente l'ho preso assieme a Telling Stories) :) :)
Hai detto già tutto tu!
RispondiEliminaE poi mettendo il suo video hai concluso alla perfezione.
Meraviglia delle meraviglie!!!
Uno dei miei primissimi vinili!
RispondiEliminaRecensione appassionata!
@ Mr Ford : " furiosa malinconia " mi piace tantissimo.:)
RispondiElimina@ Nella : a Torino c'ero.Uno dei miei viaggi assurdi pe andare a vedere musica.E lei fu ncredibile :)
@ Granduca : ringrazio per le nobili parole.La stessa cosa sta facendo ora Rory Gallagher che schitarra dalle casse del mio giradischi :)Onore al Granduca !
@ Alli : io a 15 anni giocavo a soldatini e a pallone, a 18 punkeggiavo e giocavo con le bambole, quelle in carne e ossa.Poi, a 20 la maggior consapevolezza e a 22 la svolta.ci ho messo un pò, ma alla fine ce l'ho fatta.Il diamante era da sgrezzare :)
@ Elle : ne sono felice !Direi che anche il tuo frangente è stato notevole ! Musicalmente, la mia svolta decisiva si è verificata quando il fratello di un mio amico mi ha girato in toto la sua discografia.Partiva per l'India per cercare sè stesso.Non si è mai trovato,ma io ho avuto in dono la sua parte migliore.
PS : sto lavorando al post sulle canzoni lunghe.Abbi fede :)
@ Melinda : grazie! Quel video era necessario, se no il post sarebbe stato monco.
@ Deadman :è un grande complimento,grazie.Io comprai Tracy Chapman in cassetta.Poi,lo ricomprai in vinile e cd.Ho fatto l'enplain :)
Ricordo anch'io la prima volta che ascoltai questa meraviglia, in auto, da una radio portatile che mi accompagnava in qualsiasi posto e momento della giornata...Con due potenti woofers ai lati....In particolare mi fulminò l'entrata del basso,nota piena seguita dagli armonici,all'inizio, sulla prima strofa cantata con la chitarra acustica...Grandiosa!Il post,inutile dirlo, è emozionante.
RispondiEliminaciao amico!
Nick, abbiamo visto uno dei migliori concerti che abbiano mai fatto! Bacio!
RispondiEliminaLa penso come il Granduca. I tuoi racconti trasmettono emozioni molto simili a quelle che si provano ascoltando Tracy.:)
RispondiEliminaChe ti devo dire...quel disco io l'ho consumato....nel vero senso della parola ! Meraviglioso ogni singolo pezzo, e a mio avviso sempre attualissimo ! Nell'88 avevo 16 anni !!!!
RispondiEliminaRicordo che mia sorella aveva questo disco sempre nello stereo.
RispondiEliminaPostai questo suo capolavoro tempo fa, adoro la sua voce e la sua musica E' IDEALE. Nulla di più.
RispondiEliminaChe bel post che hai scritto. La tua crescita interiore con parole chiare, profonde.
RispondiEliminaLa Chapman è unica!
Cristiana
M'è sempre garbata tanto :)
RispondiEliminaChe ricordi! Casetta nel walk-man. E quella voce così calda. Bellissimo disco, devo andare a ripescarlo in rete. La cassetta credo sia in preda al chromo.
RispondiEliminaBè, cosa si può dire di Tracy? Io credo che chiunque la ascolti non possa fare a meno di innamorarsi di un modo di intendere la musica talmente intimista ma allo stesso tempo forte.... E' una di quegli artisti che ti entra dentro e non ne esce più....
RispondiEliminaAncora un ottimo post fratello! ^_^
Un disco che ti entra in testa e che non ti esce più
RispondiEliminauna meraviglia delle meraviglie... ogni volta che la ascolto mi vengono i brividi.
RispondiEliminaQuesto post me lo sono perso, ahimè.
RispondiEliminaRecupero ora confermando il mio eterno amore per questa signora, che ho avuto la fortuna di ascoltare live in ben tre occasioni (lucca 06/roma 08/brescia 09), non mi ha mai deluso e credo non lo farà mai, anche se la forza socio politica dei suoi testi si è un po' smorzata con gli anni. Dal vivo spacca!!! Anche per la sua risata decisamente black, e poi ha una voce perfetta. Pensa che al concerto di roma era raffreddata e ad un certo punto saltò pure la corrente, ebbene, non abbiamo notato nessuna differenza. Hai proprio ragione, questa è una pietra miliare.