Adriano Sofri è libero.
Non per chissà quali machiavellici istituti di diritto penale o penitenziario ma per il puro e semplice decorso della pena.
Ventidue anni di carcere per una condanna tutto sommato emessa all'esito di un processo indiziario, perchè senza le dichiarazioni del pentito e parrebbe ben remunerato Marino, Sofri sarebbe con ogni probabilità stato prosciolto per insufficienza di prove (come in un paese civile avrebbe dovuto accadere anche dopo le dichiarazioni di Marino).
Tuttavia non mi interessa qui discettare sul se ed in quale misura Sofri possa essere considerato il mandante, effettivo o morale, dell'omicidio del commissario Calabresi.
A mio modesto avviso, effettivo no, morale probabilmente sì, ma non è questo il mio tema.
Mi interessa invece evidenziare l'anomalia, l'antiitalianità di Sofri nel momento in cui per coerenza con la sua storia e con le sue idee ha sempre rifiutato di chiedere la grazia.
Non solo di pentirsi, ma anche di chiedere la grazia.
Se uno si pente, è un suo percorso su cui non c'è molto da dire in bene o in male.
Nemmeno la domanda di grazia è di per sè censurabile, perchè da nessuno si può pretendere la forza di soffrire a lungo.
Detto questo, e quindi senza giudicare in negativo storie diverse da quella di Sofri, non nego che vedere uno che resta se stesso e non si rinnega ogni tanto fa bene al cuore.
E come uomo di sinistra mi rende anche un po' fiero, di quella fierezza minore che ha a che fare con gli errori di ciascuno di noi e del modo in cui si decide di conviverci.
Il confronto, impietoso, è con quell'orrenda figura che risponde al nome di Cesare Battisti.
Un delinquente efferato, che ha compiuto gesti ignobili dietro la giustificazione fasulla di una lotta politica di cui non era degno nè capace, che ha goduto per anni della vergognosa protezione di certa intellighenzia della sinistra italo-francese (vergogna, vergogna!) e che è infine riparato in Brasile vincendo l'ennesima lotteria della sua bieca vita grazie all'incomprensibile posizione assunta dall'ultimo Lula.
Di quella persona non riesco neppure a parlare a lungo, perchè mi viene l'orticaria.
Sofri non è un angelo e non è un eroe.
E' stato maestro, non so quanto consapevole, di migliaia di adepti che tendevano ad applicare acriticamente i suoi precetti, ed in tale veste ha contribuito alla tragedia degli anni di piombo.
Che erano comunque anni confusi, ancora oggi di non facile interpretazione e nei quali una vasta parte della società (quorum ego) si riteneva chiamata ad una lotta di liberazione che non faceva sconti e non prevedeva il galateo.
Però Sofri è un uomo, per dio, con la dignità delle sue posizioni mai rinnegate (anche se certamente rimeditate) e soprattutto di un prezzo, non lieve, richiestogli e da lui pagato fino in fondo.
Lo saluto quindi, nella sua ritrovata libertà, e con lui saluto tutti quelli che hanno lottato credendo di far bene.
Mi piace molto il tuo scritto.
RispondiEliminaAmmirevole, in quanto davvero coerente, il comportamento di Sofri.
E certo, ancora oggi, è difficile avere un giudizio distaccato e limpido di quegli anni di piombo.
Grazie e ciao,
Lara
Mi piace molto il tuo scritto.
RispondiEliminaAmmirevole, in quanto davvero coerente, il comportamento di Sofri.
E certo, ancora oggi, è difficile avere un giudizio distaccato e limpido di quegli anni di piombo.
Grazie e ciao,
Lara
Nel male di un gesto (che cmq voglio ben distanziare dagli omicidi di massa che vanno tanto di moda tra chi so io) ci trovo un'uomo con forti ideali, coerente fino alla fine. E questo, mi piace.
RispondiEliminaHo vissuto quegli anni quando ne avevo 23, e ti assicuro che eravamo in maggioranza idealisti pronti a lottare contro le ingiustizie, uniti ben saldi con una fedeltà alla sinistra che non aveva eguali. Si poteva tradire la famiglia, il partner ma i compagni e il partito..NO. Quello che mi fa piu soffrire, a parte le pene date a persone come Soffri, è che il loro scopo lo hanno raggiunto: non esiste piu la sinistra! Che gli uomini che hanno perso la vita..tutti.. sono morti inutilmente e che i veri colpevoli sono tutti fuori e potenti e ci guardano, schifati, come farebbero con un branco di pecore: soddisfatti d'averci imbrancato in un gregge belante e puzzolente. Le nostre lotte, fatte anche da me, per conquistare un diritto ...tutto buttato al vento..e ancora stiamo zitti. TRISTEZZA una grande TRISTEZZA. Un saluto a te e un grazie per il ricordo.
RispondiEliminabellissimo post, caro Ezzelino, che sottoscrivo totalmente, incluso l'orticaria per Battisti e per lo stupidissimo Lula....
RispondiEliminaun abrazo
Mi vorrei limitare alla vicenda di Sofri, senza parlare di altri. Il tuo post, caro Ezzelino, è da sottoscrivere in pieno, senza aggiungere una sola virgola. Bravo a te e brava anche a Galadriel .
RispondiEliminaUn abbraccio.
Il "caso" di Sofri, la sua innocenza, il processo ... costruito su delle ipotesi evanescenti, innalzate su dei presupposti indiziari, mi porta alla mente, per combinazione, Enzo Tortora ... (credo a tutti in qualche modo), uomini caduti nelle mani del caso, usati come capro espiatorio della situazione ... condannati a pagare le colpe altrui ... e, per scontato che sia, a mantenere quella dignità maestosa che è sinonimo, a mio avviso di un grande carattere! Su Cesare Battisti, non voglio spendere che pochissime parole, tanto disdegno la sua inutile figura e persona ... un pazzo esaltato che avrei volentieri condannato alla sedia elettrica ... pentendomi, poco dopo, perchè sono contro la pena di morte!! ... viviamo in un paese "scomodo" ... e sono in tanti a non rendersene conto; fin quando si resta comuni cittadini, siamo più liberi di quanto pensiamo ... Complimenti, come sempre, per il tuo esemplare lavoro! Ciao Nik!
RispondiEliminaNon conosco bene la storia che ha condotto Adriano sofri in galera, mi rallegro comunque della sua liberazione ottenuta,caso raro, pagando quanto doveva.
RispondiEliminaTanti auguri.
gianf
Era dal lontano '98 che non mi trovavo d'accordo così perfettamente con te!:) Post ineccepibile che condivido anche nella punteggiatura.Aggiungo, per amor di partigianeria, che non mi sono mai sentito addolorato per la morte di Calabresi.
RispondiEliminaMah,Black, Calabresi, parlandone da vivo, non mi pareva una bella persona ma ho anche sempre avuto l'impressione che apparisse peggiore di quanto fosse.
RispondiEliminaIn quella Questura c'erano figuri ben più grami di lui.
E del resto, dietro ad ogni ruolo c'è sempre un uomo, e dietro l'uomo ci sono altre persone.
Pinelli è volato dalla finestra e Calabresi è stato ucciso come un cane sotto casa sua.
La vedova di Pinelli e la vedova di Calabresi hanno vissuto ciascuna la sua tragedia.
Personalmente, se c'è una cosa che di quegli anni non rimpiango è proprio il piombo.
Tutto questo si può solo chiamare coerenza e dignità umana!
RispondiEliminaEd io mi associo al tuo saluto senza sentire la necessità di aggiungere altro alle oneste parole che hai detto.
RispondiEliminaUn saluto,
Francesca
Mi piace un sacco, questo tuo post. Io non ho vissuto gli anni di piombo, me li sono un po' studiati da sola, a scuola ovviamente non si arrivava mai a quel punto del programma, e anche se ci si arrivava il commento era unanime "troppo complicati, quegli anni, non riusciamo a parlarne in modo corretto" e via verso un'altra parte da studiare.
RispondiEliminaMa anche prima di saperne qualcosa, mi ha sempre colpita la figura di quest'uomo coerente e appassionato alle sue idee, disposto a sacrificare se stesso e i suoi cari (che, non dimentichiamolo, hanno pagato con lui) pur di non rinnegarsi. E che ha saputo comunque crescere, sviluppare il suo pensiero, segno che all'uomo può essere tolta la libertà fisica, ma non quella dello spirito. Bentornato anche alla libertà materiale, Adriano.
Sottolineo ogni parola del tuo post... ricordo una ricostruzione teatrale del caso Sofri fatta da Dario Fo. Da brividi.
RispondiEliminaun saluto
Sottolineo ogni parola del tuo post... ricordo una ricostruzione teatrale del caso Sofri fatta da Dario Fo. Da brividi.
RispondiEliminaun saluto