10) THE BLACK SWANS – OCCATION FOR SONG
…Occation For Song è infatti un disco di ballate, fragili, sussurrate, e imparentate allo slowcore. Gli strumenti sono quelli della tradizione americana ( banjo, chitarra, armonica ), ma l’anima di queste canzoni è terribilmente cupa, autunnale, affranta, quasi presbiteriana. Un disco che va ascoltato più volte prima di entrare in sintonia con i dolori del giovane Jerry de Cicca, leader della band. Poi, farete fatica a farne a meno…
9) NEIL YOUNG WITH CRAZY HORSE - PSYCHEDELIC PILL
…le cose migliori dell'album arrivano proprio laddove il minutaggio tracima la convenzione: l'iniziale Driftin' Back, una maratona elettrica di ventisette minuti tra chiaro-scuri di epica psichedelica, e la conclusiva Walk Like A Giant, monolite di sedici minuti che si muove in un magma di fuzz e feedback pur mantenendo un gancio melodico non indifferente…Il resto sono canzoni younghiane fatte e finite , nelle quale convivono il senso di Neil per la jam, il gusto per la tradizione country rock e una rinata propensione per il noise. Novità ? Nessuna,ovviamente. Ma forse il bello di Psychelic Pill sta proprio in questo : sapere che Young non molla e lotta ancora insieme a noi. Come ai bei tempi…
8) BLACK COUNTRY COMMUNION – AFTERGLOW
…Anzi, questo Afterglow, ad essere sinceri, è il miglior disco del combo anglo – americano, che evidentemente, come un vino importante, più passa il tempo e più si struttura e acquista corpo…Stupisce semmai il piglio e la freschezza di queste undici canzoni (prodotte magnificamente da Kevin Shirley – già Aerosmith, Hoodoo Gurus, Slayer e Iron Maiden) che non mostrano un punto debole che sia uno, che hanno un bel suono vintage ma mai arcaico, e che si colorano della sbrigliata e sudata freschezza di una jam improvvisata su due piedi (ascoltate la funambolica Common Man, e il rincorrersi degli assoli, nei quali i Deep Purple all’improvviso si trovano a braccetto con uno scintillante funky rock). Aggiungiamoci anche che finalmente Sherinian si è guadagnato lo spazio che si meritava (e il suono ne ha guadagnato perché è diventato più pieno) e che Hughes azzanna alla gola le canzoni con un’ugola che, strano a dirsi, è migliorata con l’età, e avremo il quadro completo…
7) THE MASTERSONS - BIRDS FLY SOUTH
…Nonostante inevitabili deja vù (che suonano semmai come piacevoli ammiccamenti), le canzoni che compongono Birds Fly South esprimono una personalità autonoma e già ben definita, guardano al passato ma hanno innanzi un radioso futuro, rilucono nei cromatismi abbaglianti di chitarre graziosamente rootsy o si schermiscono negli accenti crepuscolari di arrangiamenti d'archi discreti e melanconicamente agro-dolci. Difficile trovare una canzone più bella delle altre: un filo unisce le composizioni, come se nessuna di loro potesse prescindere dalla fitta trama melodica che inanella tutte le note, dalla prima all'ultima, come in una collana di preziose gemme. Ma se s'imponesse l'obbligo di individuarne il diadema, il gioiello più scintillante, l'apertura di You Don't Know, ariosa e deliziosamente pop, è di una perfezione tanto angelica, che viene istintivo riporla per sempre nello scrigno del nostro cuore...
6) SPAIN – THE SOUL OF SPAIN
…la magia di questo slow core imparentato al jazz è ancora in grado di scaldarci il cuore. Lo si capisce fin dall’iniziale Only One, nelle cui vene circola lo stesso sangue amaro di Nobody Has To Know, o dai languori ipnotici della struggente All I Can Give, i cui accordi in minore ci accompagnano per mano fino all’ossessivo spleen finale. E quando il torpore della conclusiva Hang Your Head Down Low (godetevi le partiture di hammond e lo splendido assolo blues di una chitarra al rallentatore) renderà dolce e rarefatta anche la vostra più pungente malinconia, sentirete il desiderio di ricominciare da capo. Magari riscoprendo quel capolavoro al rallenty che porta il nome di The Blue Moods Of Spain, che dal 1995 fa palpitare i cuori a tutti quei romantici per cui amore fa rima con slow core…
5) HERITAGE BLUES ORCHESTRA - AND STILL I RISE
…Quello che piace di questo disco è soprattutto l'approcio filologico, l'attenzione a ricostruire, attraverso traditional e standars, cent'anni di storia del blues, con assoluto rispetto e devozione, senza però cedere alla tentazione della convenzione e del pedissequo…L'album, infatti, pesca in un repertorio noto, ma pur rispettando le origini e lo spirito da cui ogni canzone nasce, le rivitalizza con un suono che è al contempo classico e moderno, caldo, avvolgente e ricco di sfumature. In questo opera prima della HBO, si trova tutto quello che riguarda il blues (sarebbe il caso di dire che il genere viene rivoltato come un calzino), a partire dalle seducenti sonorità africane di C - Line Woman che ci fanno viaggiare fino alle terre del Mali, dove tutto ebbe inizio. Ogni canzone del disco suona come un lungo abbraccio a tre, tra musica, musicisti e ascoltatore: un abbraccio che omaggia d'affetto il blues e tutti coloro che continuano a essere immanorati di un genere che sembra non invecchiare mai. L'iniziale Clarcksdale Moan, ripresa da Son House, riscopre l'epica sudista del folk-blues ; l'infuocata Catfish Blues di Muddy Waters (ascoltate il lavoro pazzesco di Bucher all'armonica) stilla sangue e sudore da uno swing orchestrale adrenalinico ; mentre la chiosa di Hard Times crea un' incredibile alchimia fra blues e jazz, che sfuma in un'inaspettata coda funky. Il resto del disco sono meraviglie che lasciano a bocca aperta l'ascoltatore, trasportandolo in un viaggio di suggestioni da New Orleans alle rive del Mississippi, tra carezzevoli nenie gospel e sferzate elettriche di scintillanti chitarre...
4) MANAGEMENT DEL DOLORE POST OPERATORIO - AUFF !
…provate a immaginare una versione
aggiornata e italica dei Gang Of Four
(quelli di Entertainment!, per
intenderci), suonati però con il piglio brioso dei Franz Ferdinand degli esordi : funk bianco, ritmica nervosa,
puntuti riff di chitarra, ganci melodici e assist di godereccia dance-wave.
Eppure, nonostante tanti celebri riferimenti, la musica dei Management ha una
fisionomia personalissima e ben marcata, che sarebbe ingiusto ridurre a un
mero riflesso dello specchio. Auff !, infatti, vibra di energia, è
ben suonato, è divertente, non conosce passi falsi e riempitivi. Le liriche di Luca Romagnoli, spregiudicatissime
e ricche di calembour, stanno lontano chilometri da clichè e banalità, inducono
al sorriso e aprono alla riflessione, sferzano con sarcasmo e inchiodano a
icastiche verità. Le dieci canzoni di cui è composto il disco si bevono
d'un fiato come un boccale di birra quando la gola è arsa dalla sete,
ti sbloccano le gambe come iniezioni di adrenalina che spingono
al ballo senza spegnere il cervello (Pornobisogno,
Auff !) o inquietano
i pensieri con il limaccioso incedere di una scombussolante
malinconia (Amore Borghese, con Emiliano Audisio dei Linea 77 alla voce, e la
conclusiva Il Numero Otto)…
3) PUNCH BROTHERS - WHO'S FEELING YOUNG NOW ?
…E' indubbio che le dodici
canzoni dell'album paghino debito in qualche modo alla grande tradizione country americana, non fosse altro che
per la strumentazione ( tutta
acustica ) usata dai nostri, che prevede, oltre al basso e alla chitarra,
anche banjo, mandolino e fiddle
( strumento a corda della famiglia dei violini, che viene usato molto anche nel
folk anglosassone ). Eppure la rilettura del genere è modernissima, i
suoni sono caldi e avvolgenti, ma mai retrò. Nulla insomma che faccia pensare a
una serata conviviale fra contadini in salopette e cappello di vimini in
qualche sperduto sobborgo della provincia rurale statunitense. Anzi. Le
canzoni dei Punch Brothers talvolta si screziano di cangianti filamenti jazz, più spesso si ammantano di una
luce pop che richiama alla
mente( per attitudine ) le oblique alchimie degli Arcade Fire o i soffusi languori malinconici dei primi Coldplay. Who's Feeling Young Now ?, a dispetto del titolo, è un disco che
profuma di primavera, è fresco, colorato, giovanile, ma non
giovanilistico. E oltretutto è suonato divinamente, con grazia e tecnica,
senza alcun compiacimento, ma con la perizia di chi sa come giostrare alla
perfezione luci e ombre, pieni e vuoti, groove e digressioni strumentali…
2) BILL FAY - LIFE IS PEOPLE
…Life Is People è un disco
all'apparenza semplice, dall'andamento umorale, quasi istintuale
nell'alternarsi di melodie che talvolta giocano con la luce del sole, per
poi rinchiudersi come d'incanto in una penombra crepuscolare. Eppure, non
ostante l'apparente immediatezza delle composizioni, Life Is People è un disco
che si gusta piano, ascolto dopo ascolto, centellinando, con parsimonia, le
fascinazioni, i rimandi, le implicazioni. Non è una questione di testa, ma di
cuore. Le canzoni di Fay si insinuano sotto pelle, ci gonfiano l'anima di
umori, ci pervadono di vita e di morte, ci scuotono con
frementi nostalgie, ci illanguidiscono con morbidi sorrisi, ci
inebriano di una remota, antichissima sacralità, che è
soprattutto tendenza all'assoluto, forse ricerca del divino ( ascoltate la
sublime preghiera di Thank You Lord, ballata in equilibrio fra estasi e
tormento ). Nessuna delle tredici canzoni che compongono la track list passa
attraverso la nostra anima senza lasciarci qualcosa, non c'è un attimo che non
risulti necessario, nulla che non finisca in qualche modo per stordirci
d'emozione. Le note fluiscono in noi, come trasportate da un refolo di
salvifico vento, sollevate appena da un fraseggio di piano,
intuite in un lontano noise chitarristico, dipinte dai cromatismi
cangianti di un folk speziato d'America, cullate da una voce calda
e sofferta, eppure mai arresa…
…AND THE WINNER IS :
1) PAUL BUCHANAN – MID AIR
Quando
nel 1983 esce A Walk Across The Rooftops, primo
album in studio dei Blue Nile,
appare subito chiaro di essere al cospetto di una band in grado di lasciare un
segno decisivo nella storia della musica. Eppure Paul Buchanan, leader e cantante del gruppo, è uno che ama lasciar
decantare le cose, si defila invece di cavalcare il successo. Poco incline alle
luci della ribalta, fa dell’understatement
il suo stile di vita artistica : si rifiuta di tenere concerti, non rilascia interviste,
non compare sulle riviste specializzate. Centellina i dischi, oltretutto.
L’album successivo, dal laconico titolo di Hats, esce sei anni dopo, nel 1989, folgorando nuovamente pubblico e critica con suggestioni
sonore grondanti di notturna malinconia. Sarà così anche per i successivi due
album, l’ennesimo capolavoro Peace At
Last, datato 1996, e High del 2004, ultimo capitolo della più dilatata discografia che la storia
ricordi. Paul Buchanan, anche lontano dai Blue Nile, mantiene comunque il medesimo
approcio artistico da eremita del pop: sparisce dalle scene e di lui non si sa
più nulla. Poi, come un fulmine a ciel sereno, ricompare. Esce infatti in
questi giorni Mid Air, primo
album solista del cantante scozzese dopo otto anni di silenzio.Otto anni sono
un’eternità, sono un lasso di tempo così lungo da rendere fallace o incongrua
ogni aspettativa.Saranno ancora i Blue Nile ? O sarà qualcosa di completamente
diverso ? Mi sono posto queste domande più volte prima di inserire il cd nel
lettore. Probabilmente perché Hats
è stato, e resta , uno dei dischi più importanti della mia vita, e perchè
quelle canzoni, così struggenti e decisive, hanno lasciato nel mio cuore ferite
ancora oggi non rimarginate.Per Buchanan quindi provo riconoscenza, eppure
egoisticamente da lui voglio, pretendo, anche dopo tanto tempo, le medesime
suggestioni. Quando parte la title
track il mio cuore si ferma. Penso subito a Let’s Go Out Tonight e mi si stringe la gola. Poi, sfilano una a
una, ripetutamente, tutte le altre tredici canzoni del disco. Le note si
muovono con lentezza, scorrono come frames di una malinconia che non strugge ma
consola, come immagini di un risveglio accarezzato dal morbido calore del primo
sole mattutino. I languori si avviluppano alla tastiera di un piano suonato con
la calma di chi cerca di svelare la melodia senza fretta, come quando si
sorseggia un buon vino del quale si vuol cogliere anche il più recondito
profumo. La voce arresa di Buchanan accarezza le orecchie con sussurri,
bisbigli, esitazioni, culla i fremiti di una feroce nostalgia perché non
esplodano, ma restino sottotraccia, sensazioni buone da consumare come pane
caldo appena sfornato. Minimali nella forma e intimiste nella sostanza, le
canzoni di Mid Air declinano un
lirismo che sembrava perduto, sono l’avamposto di resistenza poetica alla
inconcludente frenesia del mondo, perle di consapevole e disillusa
rassegnazione di un’arte che svela la sua fragile bellezza innanzi allo
strapotere protervo della macchina. Ed è bello fermarsi e lasciarsi sommergere
dall’acqua purificatrice di una musica che restituisce, integra e cristallina,
la gioia dei nostri pensieri più profondi, dei nostri ricordi più dolci, di
quel nitore malinconico che le convulsioni della vita rendono grigio e triste.
Capita poche volte, ma quando succede è bello poterlo scrivere. Perchè Mid Air è un disco magnifico, che
potrebbe anche definirsi epocale se solo parlasse la stessa lingua per tutti.
Invece veste abiti diversi per ogni vissuto, parla di noi, di ciascuno di noi,
nella segreta penombra del confessionale. Lo teniamo stretto al cuore con
protettivo affetto, gelosi di qualcosa che riguarda solo il nostro
passato, come fosse un deliquio privato, un segreto taciuto, una scheggia di
eternità spirituale che infrange la finitezza dei corpi, un gioiello tanto
prezioso da nascondere agli altrui sguardi, celandolo nello scrigno profondo
dell’anima.Per una volta sola, da tanto tempo a questa parte, posso usare una
parola senza temere di esagerare : capolavoro.
E giuro, è una sensazione bellissima.
Le recensioni dei
dischi in classifica le trovate complete sul blog
Blackswan, sabato 29/12/2012
Mi ritengo fortunata perché grazie a te ho avuto modo di apprezzare e divorare ben 6 dischi presenti in questa classifica. Anche io avrei scelto Mid Air che per me ha un significato "emotivo" e "sentimentale" grandissimo. La tua recensione che lo accompagnava è una di quelle che mi è rimasta più impressa. Ricordo di averla letta in una domenica pomeriggio. Il lunedì mattina già stavo ascoltando il disco, e mentre lo ascoltavo già me innamoravo. Avevo percepito grande emozione, partecipazione e trasporto nel tuo racconto, e rileggerlo, ora, mi ha fatto rivivere emozioni forti che mi hanno accompagnata negli ultimi mesi di quest'anno..e che sono ancora qui.
RispondiEliminaGrazie davvero :)
Io non sono un'esperta e mi fido completamente di te. Me li ascolterò un po' alla volta, come sotto fondo al pc.
RispondiEliminaIntanto ti faccio i miei migliori AUGURI per un 2013 pieno d'amore, salute e serenità, ma....soprattutto di note musicali che t'incantino.
Cristiana
BIRDS FLY SOUTH magico disco conosciuto qui da te!
RispondiEliminaGrazie, sei il mio pusher di musica, quello ufficiale. Naturalmente a credito :)
RispondiEliminaAh ah Bill Fayv ormai è diventato un tormentone....povero, credo non riuscirò mai ad avvicinarmi alla sua musica ;-).
RispondiEliminaMi consolo col trovare la Heritage Blues Orchestra e Black Country Communion: vedi che ogni tanto ( grazie al mio orecchio democratico :-P ) troviamo punti d'incontro ?
XXX
Grazie ancora Black ! Entrerò spesso per sentire/vedere qualche brano e comprerò ad occhi chiusi Mid Air :)
RispondiEliminaA presto
io quest'anno ho ascoltato tutta un'altra musica, diciamo più... contemporanea :)
RispondiEliminaVai di taccuino per gli appunti :)
RispondiEliminaottima scelta per la numero uno!
RispondiEliminaVedere il buon vecchio Neil tra i primi dieci mi rende felice. Sono così orgoglione che ti abbraccerei e ti augurerei buon anno.
RispondiEliminaCiao, bel. Stammi bene.
Ci sentiamo il prossimo anno.
Stavo per protestare, la top20 no!, dieci son già troppe da scoprire.. poi mi sono resa conto che conosco già quasi tutti gli album che citi, ho già i miei preferiti, anche se, come sempre, se non sono un po’ invecchiati non riesco a metterli in una lista di preferenze, ad esempio, come ti scrissi, sono ormai irrimediabilmente innamorata di Sixto Rodriguez. Fra quelli della tua top20 mi ha provocato una sensazione simile solo Bill Fay, ma è solo simile, Rodriguez ha quel qualcosa in più :) Ci sono casi, però, in cui so che l’album mi piacerebbe perché le poche canzoni che ho trovato mi piacciono, ma non ho ancora avuto modo di ascoltarlo tutto, ad esempio The Excitements. Altri, come Bruce Springsteen, Patty Smith e Neil Young (anche se i 27 minuti di quest’ultimo mi attirano), li ho appena conosciuti e non voglio né posso partire dagli ultimi per conoscerli, non prima di aver imparato almeno come si scrivono i loro nomi! Poi ci sono i MDPO che, come avevo raccontato anche sul mio blog, ho già provveduto a divulgare perché sono semplicemente fantastici :) di loro faccio una menzione speciale.
RispondiEliminaCommento poco ultimamente, ma non ho smesso di ascoltare musica, né di leggerti. La musica mi deve accompagnare da dentro, devo sentirla, devo sentirne il peso, ascoltarla sola con me stessa, senza distrazioni, e le parole distraggono. Allora leggo i tuoi post in privato, non ho impressioni valide immediate, sono più lenta del solito, cerco la musica, quando mi sento pronta la ascolto, mi ci affeziono lentamente, facciamo amicizia, la imparo, imparo quando dovrò ricorrere proprio a quella canzone, imparo a quale stato d’animo potrò abbinare quell’album, quali sensazioni vorranno essere accompagnate da quel suono perché le rappresenta, le spiega, le asseconda.
Ma non pensare di aver perso il tuo delicatissimo ruolo di mio pusher musicale, mi spiace solo non essere più in grado di ricambiare adeguatamente. Ma i miei mille e un grazie ti travolgeranno come una valanga e non potrai farci nulla :D poi vabbe’ la storia dei complimenti, non ce la posso fare..
Non ho resistito, sto ascoltando Driftin’ Back e non è ancora finita, significa che almeno nello scrivere sono leggermente meno lenta del solito, solo che adesso devo rileggere e correggere il commento :) Ciao Black, buona serata dallo Spirito Musicodipendente
Bella classifica, ma mi aspettavo qualche piazzamento anche per gli Offlaga Disco Pax ...
RispondiEliminaCome sempre stilata con precisione e bellezza, ma come tutte le classifiche resta molto ..... soggettiva!
RispondiEliminaNon ho nulla da criticare , ma non so proprio esprimere preferenze, solo augurarti un radioso 2013 , ricco di tutte le cose che desideri maggiormente...
Con l'affetto di sempre...
Oh BILL FAY!
RispondiEliminaquanto sono rimasta indietro con gli studi musicali, devo assolutamente recuperare...
RispondiEliminaBuon anno!
@ Mary : Felice di averti dato buoni suggerimenti. Grazie a te :)
RispondiElimina@ Cri : tanti cari auguri anche a te :)
@ Lucien :per me è sempre un onore :)
@ Saziozero : a credito,ovviamente: ci mancherebbe altro :)
@ Irriverent : orecchio democratico ??? Ussignur... :) YYY
@ Badit : il disco, sono sicuro, non ti deluderà :)
@ Marco : mi stai dando del vecchiaccio ? :)
@ Firma : Ti paso il lapis ? :)
@ Maurilio : non avevo dubbi sulla tua condivisione :)
@ Granduca : vedere lo zio Neil lì fa molto bene anche al mio cuore :) Un abbraccissimo ! :)
@ Elle : mio caro spirito è sempre un piacere leggerti ! Mi tengo stretto il ruolo di pusher e ti mando un abbraccio :)
@ Alli : erano al ventunesimo posto, mannaggia a me :)
@ Nella : un abbraccio e un augurio anche a te :)
@ George : Oh yes ! :)
@ Cri :hai davanti a te tutto il 2013 :))
Ciao, questo è il mio primo accesso al tuo blog ... e, in generale, ad UN BLOG! Complimenti per le tue recensioni; a parte i mostri sacri come Patty Smith, Neil Young e Bruce( i primi due li apprezzo molto, il terzo un po' meno) non conoscevo quasi nessuno dei musicisti che segnali ad eccezione di Betty Davis che mi è capitato di ascoltare un paio di mesi fa, degli ormai onnipresenti Mumford & Sons e forse di qualcun altro. Fatto questo preambolo mi piacerebbe avere il tuo parere su tre dischi dello scorso (!) 2012 che ho molto apprezzato ... forse ne hai già parlato ma io non ho ancora vagato abbastanza a lungo nel tuo blog ... I dischi sono:
RispondiEliminaLONERISM dei TAME IMPALA
AN AWESOME WAVE degli ALT-J
LANDING ON AN HUNDRED di CODY CHESNUTT.
Ti auguro 364 giorni di gioia,
Rossodisera
@ Rossodisera : ciao e benvenuta/o.:) Ti ringrazio per l'attenzione che hai prestato al mio blog.Non so se io sia la persona più adatta a cui chiedere pareri: scrivo per passione e divertimento e di gente più competente di me sul web se ne trova davvero tanta. I dischi che hai citato non li ho recensiti ( il tempo, ahimè, è tiranno, e le cose interessanti di cui parlare sono tante ). Comunque...quello di Cody ChesnuTT è un piacevolissimo ritorno e il disco, anche se non eccelso, mi pare davvero buono. I Tame Impala non mi avevano emozionato con Innerspeaker e anche questo secondo disco mi lascia un pò tiepido ( questione di gusti,perchè in giro molti ne hanno parlato bene ). Gli Alt-J,invece,non sono proprio nelle mie corde.
RispondiEliminaDi mostri sacri ce ne sono tanti e quelli che hai citato li adoro ( Springsteen in particolare, visto che il nome del blog deriva da un suo testo ).Betty Davis è una condivisione che mi fa piacere : l'ho conosciuta anche io di recente grazie a un amico.
Ricambio l'augurio per il 2013 e se ripassi da queste parti, sarai sempre la benvenuta/o.