Chi ha vissuto in
prima persona gli anni '80 sa perfettamente quale tributo
di riconoscenza sia dovuto alla musica degli Smiths. Loro erano una sorta di enclave, un
presidio chitarristico che difendeva il pop-rock di razza dagli attacchi
dell'incontenibile tsunami synth. Ovunque ti girassi, ti piovevano addosso
quintali di pattume, però sapevi con certezza che le loro canzoni erano
un'ancora di salvezza, un approdo sicuro dove riposare le orecchie dopo tanta
perniciosissima musica di plastica. La voce monocorde e cantilenante di
Morrissey a declinare testi ricchi di riferimenti colti, un impegno socio
politico su tutti i temi scottanti dell'epoca (governo Thatcher, Falkland,
minatori, diritti dei gay) e soprattutto la chitarra di Johnny Marr. Un simbolo,
un marchio di fabbrica, e soprattutto un suono, che successivamente schiere
di giovani rocker hanno cercato di riprodurre ed emulare. Chiusa l'avventura con
gli Smiths (1987), Marr ha iniziato a girovagare, alla ricerca di una nuova casa
che accogliesse i colori byrdsiani dei suoi riff : prima i The The, quindi gli
Electronic in condominio con Bernard Sumner dei New Order (recuperatevi il loro
favoloso primo album), poi una sfilza di collaborazioni come sessionista
(Billy Bragg, Bryan Ferry, Talking Heads,etc), il progetto degli Healers (con
Zack Starkey), abortito dopo solo un album, e per finire, dal
2006, l'avventura americana con i Modest Mouse. Non c'è da stupirsi,
quindi, che dopo un così lungo vagabondare, Marr, all'alba dei suoi primi
cinquant'anni, abbia deciso di provarci da solo, in totale autonomia, dando
libero sfogo alla creatività senza più il filtro protettivo di un progetto
condiviso con altri.
Immagino che di fronte a questo esordio, i
vecchi fans della band mancuniana abbiano coltivato la speranza di un ritorno
al passato, come se quei venticinque anni dallo scioglimento degli Smiths non
fossero mai trascorsi. Sarebbe però ingeneroso pretendere che
Marr rifaccia il verso all'età dell'oro di
quell'antica militanza: se il suono della sua chitarra è ancora
inconfondibile e se certe canzoni (European Me su tutte) sembrano
outtakes di Meat Is Murder, è anche vero che le esperienze maturate hanno
cambiato non solo l'ordine degli addendi ma anche il risultato finale. Nelle
dodici canzoni di The Messenger si sentono certamente gli Smiths, ma ci
sono poi zampate rock, sentori funk, riflessi di pop elettronico e una
concezione brit-pop che suona incredibilmente moderna. Ed è una piacevole
sorpresa che, a fronte della ricchezza della proposta, Marr riesca a non
perdere mai la rotta, allestendo una produzione sapiente che trasmette
un convincente senso di omogeneità. Nessun brano del disco è però realmente
imprescindibile, eppure per contro nessuno è privo di personalità e appeal, tanto
che Lockdown, Generate! Generate! e New Town Velocity contagiano l'ascolto
ripetuto. Peccato solo che la voce un pò ingessata di Marr sacrifichi
lo slancio di alcune composizioni (l'iniziale The Right Thing Right) e non sia
all'altezza di una chitarra che è invece ancora in grado di insegnare a chiunque
come si costruisce e si suona un riff. Sarebbe davvero troppo però
pretendere la perfezione : in fin dei conti sempre di un disco d'esordio si
tratta.
VOTO : 6,5
Blackswan, 27/03/2013
chitarra straordinaria, come gli scazzi con Morrisey che sono costati la vita agli Smiths. Peccato avevano ancora molto da dire.
RispondiEliminaverissimo..nello tsunami di plastica degli anni '80 questa chitarra straordinaria e inconfondibile era un sollievo
RispondiEliminaEd è giusto che cambi. Il suono è perfetto!
RispondiEliminaIo mi ci sono imbattuta per caso, e infatti, se ricordi, sotto ad un commento ti avevo lasciato il link a questo video. Con The messenger per me è stato amore al primo ascolto, mi si è infilata nelle orecchie e ho cominciato a canticchiarla fin da subito. Nel complesso è un disco che mi piace e che ascolto sempre molto volentieri. Gli Smith, a mio avviso, avevano sonorità "più dolci"..
RispondiEliminaBuona serata :)
Grazie per avermi dato della fortissima. Anche io ti trovo forte. :) Spero però che dopo questo post non cambierai idea. Allora...premetto che non ho sentito il disco. Ho ascoltato la traccia che hai postato e diciamo cheee l'ho trovato moltoooo....la parola che mi viene meglio è insipido. Però sempre meglio del duocopia di SimonGarfunkel.
RispondiEliminaNonostante abbia un debole solo per la musica, stavolta cedo alla voce, di Marr fanne quello che vuoi, io mi tengo Morrissey: la sua voce vale come strumento musicale.
RispondiEliminanon sono mai stato un super fan degli Smiths anche se apprezzo molte cose loro.
RispondiEliminaIl brano che hai postato cmq mi piace davvero, pur non essendo super innovativo.
Very Good!
L'amico Black già conosce la mia posizione al riguardo e quindi non se la prenderà, spero, se ribadisco che gli Smiths mi hanno sempre dato l'orticaria e che all'epoca mi divertivo ad immaginare Morrissey inseguito da Lemmy Kilmister dei Motorhead che lo voleva menare...
RispondiElimina"Ovunque ti girassi, ti piovevano addosso quintali di pattume, però sapevi con certezza che le loro canzoni erano un'ancora di salvezza, un approdo sicuro dove riposare le orecchie dopo tanta perniciosissima musica di plastica"
RispondiEliminaRiflessione davvero molto interessante nel suo complesso, ma questa affermazione è opinabile. Al di là dei gusti non si può fare di tutta l'erba un fascio. E' vero che negli Eighties (come in ogni periodo storico) c'era tanta munnezza, ma è altrettanto vero che dagli Stati Uniti e dal Canada sono nati una serie di grandiose bands AOR/Westcoast (leggasi Toto, Survivor, ma anche realtà "minori" ma eccelse come Airplay, I-Ten, Boulevard e Beau Geste) composte da songwriters eccellenti capaci di saper scrivere un riff magnetico, un bridge da capogiro ed un chorus in grado di spedirti su un altro pianeta. Gli Smiths non mi hanno mai detto granché, ma qualche pezzo di Morrissey solista lascia senza fiato...
Seguivo gli Smiths e ho seguito sia Morrissey sia Marr dopo il divorzio. Con alti e con bassi. Morrisey, dopo un po' mi stufa e Marr mi ha sempre divertito nel suo essere apolide, nel suo continuo ricercare un approdo sicuro dopo gli Smiths. L'esordio solista mi fa pensare ad una sorta di "ultima spiaggia" ma chissá non abbia trovato il suo " buen retiro"...
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RispondiEliminaEd io qui da te arricchisco la mia personale enciclopedia di musica!
RispondiEliminaP.S.
Prima che mi scordo... Buona Pasqua!