Se
vogliamo dar credito al detto che il buon giorno si vede dal mattino, questo
America Religious sarà il viatico, me lo auguro, per una luminosa carriera.
Difficile, infatti, soprattutto di questi tempi, ascoltare un disco che suoni
così vero, sincero, genuino. D’altra parte, è più che una dichiarazione d’intenti,
ciò che Caroline ama ribadire in ogni intervista: “I just want to write honest
music”. Un impegno non da poco, perché si sa, essere onesti con il proprio
credo artistico, spesso comporta l’isolamento commerciale. Ma se te ne infischi
del guiderdone e getti il cuore oltre l’ostacolo, riuscendo a scrivere e interpretare
ogni canzone come se fosse l’ultima della tua vita, ecco allora che vedono la
luce piccoli gioielli come America Religious. Il merito, nello specifico, è da
attribuirsi sia al songwriting agrodolce della Rose sia alla produzione di Jeer
Cons, compagno della cantante, il cui contributo alla consolle è stato determinante
affinchè le dodici canzoni dell’album suonassero incredibilmente dirette e
mantenessero intatta, senza snaturarsi, tutta la loro acerba bellezza. Una
musica, quella della Rose, che viaggia attraverso l’America e le radici, che
prende ispirazione dal folk ruvido del Dylan degli inizi, ma che sa muoversi
con freschezza anche attraverso il rock, il blues e il gospel. Vengono in mente
anche altri riferimenti artistici, a partire da Townes Van Zandt, John Prine e
a tratti il Bon Iver di For Emma, Forever Ago, ma in fin dei conti la Rose
dimostra una personalità tale che ogni paragone risulta abbastanza sbiadito.
Non sono infatti solo le indubbie qualità di musicista a conquistare l’ascoltatore,
ma anche la capacità di raccontare storie con un vena lirica lontana dalle
convenzioni (Come five days
sleepless, a thousand miles behind me/I heard a voice in wind speak and it
drew my soul in silhouette!/“Atlas move along I’ve got two arms/This world
won’t know which ear to stand on!), di guardare alla società americana di
oggi, di soffermarsi con intelligenza su temi politici e religiosi, di indugiare con delicatezza sull’amore
e le sue pene. Un esordio coi fiocchi, quindi, nobilitato da canzoni davvero di
alto livello (la title track, la tesissima Here Come The Rain e il blues malevolo di Roll On su tutte) che farà
innamorare gli amanti del genere. Peccato che il disco in Italia (ancora) non
si trovi e per recuperarlo occore accedere ai consueti canali web.
VOTO
: 8
Blackswan, domenica 21/07/2013
Una volta di più mi rendi convinto della bontà delle tue asserzioni. La voce, poi! Bella, molto bella, del genere che prediligo.
RispondiEliminaGran voce e gran ritmo.Bella.
RispondiEliminaA stasera :)
Killer, sta ragazza mi ricorda un'amica. Le assomiglia tantissimo.
RispondiEliminaAscolterò, comunque.
Mi ispira e non mancherò... anche se ultimamente il tempo per la musica sfugge causa impegni vari.
RispondiElimina@ Adri : Ottimi gusti, mon amì ! :)
RispondiElimina@ Badit : Il disco è davvero molto bello,fidati :)
@ Astrolabia : Il "comunque " messo alla fine, fa riflettere :)
@ Lucien : Amara verità. Io ovvio ascoltando l'ipod in ogni dove. Sembro un bimbominkia,ma è l'unico modo per stare al passo.:)