Una delle poche certezze
acquisite nella mia ormai più che trentennale carrriera di appassionato di
musica è il fatto che gli Smiths siano stati uno dei pochi gruppi della scena musicale inglese a essere
davvero seminali. Ad avere inventato cioè un linguaggio universale (alcuni
altri gruppi hanno fatto cose egregie nel sottobosco indie) dal quale ha
attinto, rielaborandolo, un’intera generazione di musicisti (si pensi agli Stone
Roses o ai Suede, ad esempio). Non solo gli Smiths aprirono le porte
al movimento brit pop (che
trovò qualche anno più tardi il proprio manifesto nel primo e unico lavoro dei La’s) e diedero visibilità a livello sociale al tema
dell’omosessualità e della diversità in genere , ma grazie all’estro di Johnny
Marr riportarono al centro della
canzone lo strumento chitarra. Ma andiamo con ordine. E’ il 1982 e Manchester è
una cittadina ribollente di fermenti musicali. La Factory Records del mecenate
Tony Wilson ha appena creato l’avventura Joy Division, sta formando il progetto
New Order, spinge gruppi alternativi come i Durutti Column e gli Happy Mondays.
In questo contesto, gli Smiths nascono dall’incontro fra lo scrittore Steven Patrick Morrissey,
appassionato di letteratura anglosassone e in particolar modo dell’opera di Oscar
Wilde, e il chitarrista, giornalista e promettente calciatore, Johnny Marr, all’anagrafe
John Maher (“Ero abbastanza buono per il City - disse in un intervista Marr
circa i suoi trascorsi pedatori - ma non ho poi dato seguito alla cosa perché
ero probabilmente l'unico giocatore ad usare l'eyeliner”).
I due
iniziano a comporre, scelgono il nome per la band (The Smiths, un nome anonimo
in reazione a quelli troppo pomposi usati dalle band synth pop) e reclutano il
batterista punk Mick Joyce e il bassista Andy Rourke, amico d’infanzia di
Johnny Marr. La musica degli Smith è caratterizzata fin da subito da due
elementi fondamentali : il cantato monocorde e dolente di Morrissey, la cui scrittura,
caustica e malinconica, non lesina attacchi frontali al governo Thatcher e
infarcisce i testi di riferimenti culturali ; e soprattutto il chitarrismo
colorato, luccicante, a volte addirittura stralunato, giocato tutto su cascate
di morbidi arpeggi che vestono alla perfezione, esaltandone la drammaticità, il
canto di Morrissey. Di
chiara derivazione Byrdsiana, la
peculiarità del suono di Marr (che influenzerà in seguito giovani musicisti
come Noel Gallagher, Bernard Butler e John Squire) è determinata dall’utilizzo di una Rickembacker
300 a dodici corde (un tempo appertenuta a Pete
Townshend) su cui il chitarrista sfoggia
un’invidiabile tecnica, sia col plettro che con le dita. Musicista intuitivo e
moderno, Marr, a differenza dell’istrionico Morrissey, ama una posizione
defilata, mettendosi al servizio della canzone piutosto che del proprio ego.
Ecco perché durante la sua militanza con gli Smiths si cimenta in solo due
assoli (uno in Shoplifters Of The World
Unite e l’altro in Paint a Vulgar Picture) preferendo caratterizzare i brani con una vasta
gamma di tecniche diverse che vanno dal glissando scintillante di How Soon Is Now ?, al folgorante riff di Bigmouth Stikes Again fino al wah wah epocale dell’attacco di The Queen Is Dead.
Il 6 maggio del 1983 gli Smiths firmano il loro
primo contratto discografico con la mitica Rough Trade, specializzata in post punk
e alternative rock, e sfornano successivamente il loro primo singolo, Hand In
Glove. Un altro pugno di singoli e poi finalmente, il 20 febbraio del 1984 esce
The Smiths (1984, voto: 9), primo full lenght della band mancuniana. Nonostante
i dubbi di Morrissey sulla resa delle canzoni contenute nel disco, l’album
schizza al numero due delle charts britanniche. Negli anni del synth pop, dei
capelli cotonati, di un’estetica disperata e inconsapevole, questi quattro
ragazzi dal nome anonimo che citano Wilde, restituiscono un ruolo predominante
alla chitarra elettrica e lanciano stilettate contro le crudeli contraddizioni
dell’epoca thatcheriana, riaccendono gli entusiasmi verso il pop rock di
derivazione britannica. In copertina, Joe Dallessandro, attore e modello
americano, proveniente dalla Factory di Andy Wharol (i chiaroscuri del
salmodiare iniziare di Reel Around The Fountains dimostrano che gli Smiths
hanno mandato a memoria anche la lezione dei Velvet), e in scaletta dieci
canzoni che vanno, per citare De Andrè, in direzione ostinata e contraria. Un
disco che peraltro viene attaccato dalla stampa inglese che i molti testi vede espliciti
riferimenti sessuali di matrice pedofila (l’iniziale Reel Around The Fountain,
che doveva uscire come singolo ma fu censurata, e la conclusiva Suffer The
Children, che prende spunto dai fatti criminosi (i cosiddetti Moors murders)
che ebbero luogo nell'area di Saddleworth Moor, nel nord di Manchester, dove,
tra il 1963 e il 1965, una coppia di amanti rapì ed uccise tre bambini,
lasciando la città in stato di shock.
In un disco che non conosce riempitivi,
la fanno da padrone Hand In Glove, attacco al perbenismo dell’abito che fa il
monaco, Still Ill, storia malinconica di amore e odio verso l’inghilterra che
un incipit testuale folgorante (Oggi io
stabilisco che la vita é semplicemente prendere senza dare L'Inghilterra mi
appartiene e mi deve una vita Chiedimi perché e ti sputerò in un occhio Chiedimi
perché e ti sputerò in un occhio), e la livida Pretty Girls Make Graves,
esplicito riferimento all’omosessualità di Morrissey. Un altro pugno di
singoli, e poi nel 1984 esce Hatful Of Hollow (1984, Voto: 8), prima raccolta
che mette ordine nella già molto frastagliata discografia degli Smiths :
materiale di provenienza BBC, alcune B sides e soprattutto singoli scintillanti
come Heaven Knows I’M Miserable Now e How Soon Is Now?. Il gruppo, dopo le
polemiche dell’esordio, decide di autoprodursi, facendosi aiutare da Stephen
Street, che collaborerà anche con Blur e cramberries. Esce così Meat Is Murder
(1985, Voto: 7,5), in cui i testi di Morrissey, divenuto portvoce delle
inquietudini della gioventù britannica, si fanno più radicali e meno elusivi.
Un vero e proprio attacco frontale nei confronti del sistema educativo inglese
con due canzoni esplicite fin dal titolo (The Headmaster Ritual – il rituale
del preside- e Barbarism Begins At Home - la barbarie ha inizio ha casa
propria), così come sono espliciti la copertina e il titolo del disco (Meat Is
Murder – la carne è assassinio) che lancia la campagna di Morrissey e Marr a
favore della dieta vegetariana (sia il cantante che il chitarrista sono vegani
dichiarati).
Lo stile cambia leggermente, nel disco compaiono sonorità anche
funky e rockabilly, ma la svolta piace comunque al pubblico, visto che l’album
arriva fino al primo posto in classifica, l’unico peraltro della breve, ma
intensa, discografia degli Smiths (mentre il singolo estratto dall’album, That Joke Isn’t funny
Anymore, si attesta solo alla 49° posto). Il suono Smiths è ormai un marchio di
fabbrica e la band va in tour facendo sold out quasi ovunque, Stati Uniti
compresi. A celebrare questo successo internazionale esce il terso disco
ufficiale della band: The Queen Is Dead (1986, Voto: 10). E' l'anno del Signore 1986. La regina è morta,
canta Paul Morrissey, leader di quello che ormai è uno dei gruppi più influenti
e seminali del decennio. Muore la regina e prende forma compiuta il brit-pop, un
bel pò di anni prima che Oasis e Blur se ne attribuiscano la paternità. Autoprodotto
con il consueto supporto di Stephen Street, l'album è un capolavoro a partire
dalla copertina, che ritrae un giovane e bellissmo Alain Delon dallo sguardo
sognante immerso in uno sfondo verde scuro. L'attacco è fulminante: la title
track inizia con un coro che intona la tradizionale Take me back to dear old
blighty che prelude all'attacco tribale della rullata di Mike Joyce, al
basso martellante di Andy Rourke ed al riff ipnotico di Marr. Morrissey canta
l'Inghilterra bigotta, conservatrice e ferita dalle politiche conservatrici e
reazionarie della signora Thatcher, canta di vite spese nei pub, in povertà e
solitudine (…life is very long when
you're lonely), dipinge con sarcasmo iconoclasta la disperazione di una
generazione mutilata nelle prospettive e nella speranza.
E’ solo l’inizio di un
filotto di gemme che riscrivono con nuova consapevolezza le coordinate del rock
anglosassone. Dalla marcetta straniante di Frankly, Mr.Shankly alla struggente e
dolentissima I Know It's Over, storia in chiave soul di un amore (omossessuale)
finito (…love is natural and real but not
for you and i, my love), in cui la voce di Morrissey, spostando
continuamente gli accenti del cantato, in un finale tesissimo recita i versi: Oh mother i can feel the soil falling over
my head, in una sorta di disperata accettazione del fallimento. Nel disco
trovano spazio anche un’accorata elegia sul dramma della solitudine (Never Had No
One Ever) e la querelle letteraria di Cemetry Gates, in cui Morrissey prende le
distanze dall’austera poesia anglosassone in favore del genio anticonformista
di Oscar Wilde (…Keats and Yeats are on
your side,while Wilde is on mine). La tirata non sense di Bigmouth Strikes Again,
nobilitata dall’intuizione di un controcanto accelarato ai limiti della
parodia, è il preludio di There Is A Light That Never Goes Out, classico
fra i classici della produzione smithiana e struggente presa di coscienza
dell’impossibilità di vivere alla luce del sole un amore omosessuale, il cui
destino vira inesorabilmente verso la morte (...and if a double decker bus crashes into us, to die by your side, such
an heavenly way to die).
La chiosa è lasciata alla superba Some Girls Are Bigger
Than Others, nella quale la chitarra byrdsiana di Marr inventa sublimi riff ad
incastro e Morrissey, sarcastico e ispirato come non mai, canta un geniale
paradosso sul senso della vita: “… From the
ice-age to the dole- age there is but one concern and i have just discovered:
some girls are bigger than others". Il clamoroso successo del disco, accompagnato
dalle inevitabili polemiche per i testi antimonarchici e per i continui ed espliciti
riferimenti all’omosessualità, rappresenta il vertice della discografia degli
Smiths, che di li a poco si scioglieranno, a causa dei continui litigi fra Morrissey
e Marr. Nel 1996, nel decennale della pubblicazione dell'album,uscì un imperdibile
tributo dal titolo The
Smiths Is Dead (1996, Voto: 8), in cui
artisti del calibro di Supergrass, Placebo, Divine Comedy, etc.etc, omaggiarono
i maestri, riproponendo in chiave personalizzata l’intera scaletta del disco. La
tensione all’interno della band è ormai insostenibile : Morrissey, egocentrico
e dittatoriale, non vuole cambiare di una virgola una formula vincente, mentre
Marr, sfinito dai lungi tour e da un’insana propensione all’alcol, ha la volontà
di percorrere strade nuove. Esce una raccolta degli ultimi singoli della band, The World Won’t
Listen (1987, Voto: 7; per il mercato americano la
raccolta è doppia e porta il titolo di Louder Than Bombs) e poi finalmente il
nuovo album, Strangeways,
Here We Come (1987, Voto: 7), il cui
titolo si ispira a una prigione di Mancheter, la Stargeways Prison, e che
nonostante i dissapori interni è considerato dai componenti della band come il
loro miglior lavoro.
Il suono si arricchisce di orchestrazioni psichedeliche, e
il fascino di certe canzoni, nonostante non tutto sia perfettamente centrato,
resta inalterato. Last Night I Dreamt
That Somebody Loved Me, ultimo singolo ufficiale della band e una delle canzoni
più cupe dell’intero repertorio smithiano, la graffiante Stop Me If You Think
You’ve Heard This One Before, censurata per presunti riferimenti nel testo ad
assassinii di massa e in seguito riportata al successo nel 2008 da Mark Ronson,
e la profetica e conclusiva I Won’t Share You, che suona come commiato di
Morrissey all’amico/nemico Marr, sono il meglio di un disco comunque di buon livello. Si chiude così, rapidamente come è iniziata, una delle
stagioni più intense del pop rock britannico. Rank (1988, Voto: 7), live
registrato a Kilburn, Londra, esce dopo lo scioglimento della band e ne celebra le
esequie. Morrissey inizierà una carriera solista di grande successo, mentre
Marr parteciperà a svariati progetti, tra cui quello, interessantissimo, con
gli Electronics, in compagnia di Bernard Sumner (Joy Division, New Order).
Sottolineando che considero Please please ecc la perfezione in nemmeno due minuti, gli Smiths spaccano il culo ai passeri! Un grandissimo gruppo, un grandissimo leader :)
Post stupendo, andrò subito a recuperare qualcosa, degli Smiths ho ascoltato più che altro The Queen is dead e lavori da solista di Morrisey, magari il tributo e l'esordio.
Li ho scoperti non tantissimo tempo fa... Mi hanno riconciliato con gli anni 80 che consideravo molto commerciali e poco significativi, musicalmente parlando, tutto preso com'ero, dal riscoprire i 60 e i 70.
@ Marco : è davvero molto bella, vale la pena riscoprirlo.
@ Moz : credo che una delle caratteristiche degli Smiths fosse proprio la capacità di concentrare in pochi minuti l'estro inarrivabile di marr e Morrissey (vedi anche Still Ill, ad esempio).
@ Giacy.nta : e ce ne sono tante altre che mi sarebbe piaciuto postare se lo spazio non fosse così costretto.
@ Gioia : ricordamelo, così per Natale la posto solo per te :)
@ Sandra : grande la mia Sandra !! :)
@ Firma : direi che si trovano facilmente e ne valgono proprio la pena.
@ El Gae : e invece gli anni '80 ci hanno regalato band superbe e alcune delle cose più belle di sempre. Smiths compresi.
vabbè, "solo" uno dei gruppi migliori di sempre.
RispondiEliminae il disco tributo the smiths is dead vado subito a recuperarlo...
Sottolineando che considero Please please ecc la perfezione in nemmeno due minuti, gli Smiths spaccano il culo ai passeri!
RispondiEliminaUn grandissimo gruppo, un grandissimo leader :)
Moz-
Hai portato tutte le canzoni che ho ascoltato di più in un post altrettanto ricco di suggestioni. Grazie!:)
RispondiEliminaVoglio questa, per Natale:
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=eE-yEze4Btc
Voglio sentirla suonare per me! :)
Caspita che rassegna. Ho saltellato da un video all'altro in un mix entusiasmante.
RispondiEliminaPost stupendo, andrò subito a recuperare qualcosa, degli Smiths ho ascoltato più che altro The Queen is dead e lavori da solista di Morrisey, magari il tributo e l'esordio.
RispondiEliminaLi ho scoperti non tantissimo tempo fa... Mi hanno riconciliato con gli anni 80 che consideravo molto commerciali e poco significativi, musicalmente parlando, tutto preso com'ero, dal riscoprire i 60 e i 70.
RispondiElimina@ Marco : è davvero molto bella, vale la pena riscoprirlo.
RispondiElimina@ Moz : credo che una delle caratteristiche degli Smiths fosse proprio la capacità di concentrare in pochi minuti l'estro inarrivabile di marr e Morrissey (vedi anche Still Ill, ad esempio).
@ Giacy.nta : e ce ne sono tante altre che mi sarebbe piaciuto postare se lo spazio non fosse così costretto.
@ Gioia : ricordamelo, così per Natale la posto solo per te :)
@ Sandra : grande la mia Sandra !! :)
@ Firma : direi che si trovano facilmente e ne valgono proprio la pena.
@ El Gae : e invece gli anni '80 ci hanno regalato band superbe e alcune delle cose più belle di sempre. Smiths compresi.
bellissimo post hermano
RispondiEliminae che gruppo ...
@ Offhegoes : Grazie ! :)
RispondiElimina