A volte penso che il rock abbia perso gran parte della
forza propulsiva con cui quarant'anni fa stava cambiando il mondo. Colpa della
globalizzazione, che ha mercificato tutto, azzerato le coscienze e uniformato i
gusti, ma anche colpa dello stesso rock, che non ha saputo rinnovarsi
veramente, spacciando come nuovi, esercizi di stile molto trendy ma poveri
di contenuti. Ecco allora che la nostra meglio gioventù, che whazzappa e
tagga da mane a sera, si perde ciò che ancora di buono c'è in circolazione,
esaltandosi per ciofeche dotate di hype ma incapaci di suggestionare
nel profondo, proprio là, dove cresce e matura il nostro senso del
bello e dell'arte. Allora, quando esce un disco come l'ultima fatica dei Thee
Silver Mt. Zion Memorial Orchestra (Silver Mt. Zion per gli amici), la speranza
si riaccende e mi convinco che se questo album venisse passato in loop da
MTV o dalle radio molto "ggiovani" e molto in voga, si potrebbe
davvero fare un gran passo avanti per migliorare la consapevolezza musicale
delle nuove generazioni. Perchè Fuck Off Get Free We Pour Light On Everything è
un'opera sconvolgente per intensità, anomala nella sua bellezza obliqua e
non omologabile, esaltante per quel percorso sonoro ragionato, ma dalle
sembianze istintuali, che dribbla ogni convenzione e banalità. Un disco
che si impone, che impone di ragionare, di domandarsi cosa sia la bellezza: se
uno spirito libero e indomabile o una forma priva di asperità e ben
confezionata.
Ma andiamo con ordine. I Thee Silver Mt. Zion
Memorial Orchestra (ambiguamente multiformi anche nel presentarsi al pubblico
con diverse sembianze: A Silver Mt. Zion, The Silver Mt. Zion Memorial
Orchestra & Tra-La-La Band, Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra and
Tra-La-La Band with Choir o Thee Silver Mountain Reveries) sono canadesi
di Montreal e nascono da una costola dei Godspeed You! Black Emperor, di cui
rappresentano la versione light, quanto meno in fatto di concisione. Nel
giro Constellation (ma va?), hanno all'attivo già sei dischi e una collaborazione
con Vic Chesnutt (North Star Deserter e At The Cut) che sarebbe sufficiente di
per sè a esplicitare, a prescindere dalla loro discografia, l'alto livello
qualitativo di una proposta musicale decisamente all'avanguardia. Che
potremmo definire post-rock, se questa generalizzazione non fosse estremamente
riduttiva.
Soprattutto, poi, in un disco come Fuck Off Get Free... in cui
l'estetica sonora del gruppo supera definitivamente gli angusti recinti di
genere per elevarsi a uno status più alto, ove le definizioni perdono
decisamente significato. Siamo di fronte, infatti, a un'apocalisse
cacofonica, a un caos organizzato di chitarre, violini, voci e pianoforte,
in cui folk, blues, rock e post-core si fondono in una sinfonia estrema di
dissonanze e disperazione, per sciogliersi poi in languide suggestioni e
fremente romanticismo. Sei canzoni (si fa per dire) per cinquanta minuti di
musica che spinge la melodia, sempre cupa o estatica, comunque mai indulgente nei confronti dei desiderata dell'ascoltatore, verso i confini estremi che separano la
convenzione dallo sperimentalismo puro. Succede così nei primi due brani,
Fuck Off Get Free… e Austerity Blues, che ci scaraventano per venticinque
minuti in una tempesta elettrica stratificata, in cui folk e blues vengono
martoriati da un ardore tanto selvaggio da percuotere anche anima e
orecchie. Un uno-due anarcoide e destabilizzante che basterebbe da solo a
farci gridare al miracolo, se non fosse che dopo c'è altro, molto altro. Un
mondo parallelo, verrebbe da dire, che contraddice tutto ciò che abbiamo
ascoltato finora: tre brani più morbidi, ma egualmente appassionati, che dopo
il naufragio ci conducono verso un approdo più rassicurante (e quasi
sinfonico) ma non per questo meno suggestivo. Il risultato finale è un
disco complesso perchè libero di essere, bellissimo perchè di una sincera e
cristallina purezza. Un disco che restituisce forza e autorevolezza al rock, da tempo mai così integro e lontano dalle mode
del momento. Il capolavoro dei Silver Mt. Zion e un autorevole candidato a
miglior disco dell'anno.
Voto: 9
Blackswan, giovedì 30/01/2014
rendono onore al concetto di artista, liberi da condizionamenti di chi cercherebbe un prodotto accomodante e volti ad esprimere le loro esigenze musicali.
RispondiEliminaPeccato, ce ne vorrebbero di più con il loro coraggio e la loro coerenza.
prendo nota... :-)
RispondiEliminaA me piace molto il titolo.
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