E' un tipo tosto
Scott H. Biram, uno con la pellaccia dura. Quando il 25 marzo di undici anni fa
(era il 2003), il suo veicolo impattò frontalmente contro un tir, nessuno
avrebbe scommesso un centesimo sulla sua sopravvivenza. Si ruppe un femore, un
braccio, i piedi, i denti e ebbe parecchie lesioni interne, tanto che dovettero
asportargli un tratto di intestino (la cicatrice all'addome è in bella
mostra mostra sulla copertina dell'album). Eppure, un mese dopo quell'incidente,
Scott era nuovamente sul palco a suonare, roccioso come la sua chitarra, saldo
come la roots music delle sue canzoni, tetragono come i muri di decibel che
riesce a ergere quando si addentra in territori spigolosamente hard. One man
band, come declamano orgogliosamente le note di copertina, undici album
all'attivo, un consistente seguito di fans in patria, il chitarrista e cantante
texano è uno di quei musicisti che vive sempre al confine, presidiando il punto
esatto di frontiera in cui la tradizione americana si incontra con attitudini
punk e hardcore. Potrebbe essere paragonato a Hank William III, se non fosse che
Biram preferisce seguire le strade del blues, piuttosto che quelle del country.
Ma la grinta, a tratti vestita di autentica ferocia, è più o meno la stessa.
Nothin' But Blood riassume molto bene quale sia il credo musicale del bluesman
texano: momenti di folk blues tradizionali (eccellente il brano
d'apertura intitolato Slow & Easy), classici del blues strapazzati dalla
voce di Biram, spesso assimilabile a un ringhio (una Back Door Man di Willy
Dixon davvero notevole), sfuriate di distorsioni che si spingono
ai limiti dell'hardcore o del metal (Around The Bend, Church Point Girls e Only Whiskey) e
invenzioni stralunate che fanno intuire che nel cervello del ragazzo si annidi
un piccolo germe di follia (Amazing Grace rifatta per voce e armonica). Pochi
strumenti (prevalentemente chitarre), arrangiamenti essenziali, ma grinta da
vendere. Tanto che, nonostante affiori qualche deja vu a dispetto dell'aura
di "diversità" che l'artista si vuol dare, il disco finisce per produrre lo
stesso effetto corroborante di una lunga sorsata di bourbon quando fuori
infuria il temporale.
VOTO:
7
Blackswan, venerdì 28/03/2014
Essenziale, vero, mi piace proprio per questo!
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