Ascoltare un buon disco
rock, rumoroso e grintoso come richiedono i manuali di scuola, e che
soprattutto susciti interesse dalla prima all’ultima traccia, non è cosa che
capita tutti i giorni. Se poi a farlo non sono scafati rocker dal nobile pedigree
ma ragazzi alle prime armi la soddisfazione è, se possibile, anche superiore. I
losangelini Living Dead Lights hanno all’attivo un solo Ep, pubblicato nel 2010,
e una vita artistica vissuta su e giù dai palchi di europa e mezza America. Si sono
presi il tempo necessario, circa due anni, per scrivere, suonare e limare nei
minimi dettagli il loro primo full lenght. Non hanno voluto lasciare nulla al
caso, consapevoli comunque che tanto perfezionismo non avrebbe mitigato affatto
la forza dirompente di dodici canzoni che si ascoltano tutte d’un fiato. Hanno
dato uno sguardo al passato, da cui hanno preso ispirazione e rubato i trucchi
del mestiere (un pensiero ai Buckcherry e ai Guns ‘N’ Roses è più che immediato),
hanno ripassato la lezione del punk per costruirsi una certa autorevolezza e
hanno maneggiato il tutto con l’urgenza espressiva della gioventù, schiacciando
l’acceleratore a tavoletta per correre il più velocemente possibile. Il
risultato finale è un disco davvero cazzuto, che mescola la forza bruta (l’uno
due iniziale di I’ll Be Your Frenkenstein e It’s Drowning In My Veins si
addentra in territori metal core), a un approccio intelligente e (quasi) mai
banale alla melodia. Tolti un paio di episodi poco convincenti perché troppo
ruffiani (il singolo This Our Evolution e Johnny hanno un impianto così smaccatamente
radiofonico da apparire poco credibili se si vuole aspirare all’aura di veri
rocker), la scaletta offre momenti di dardeggiante furore: la doppietta
iniziale già citata, l’adrenalinica Follow, il punk 2.0 di Hey Stranger!
(eccellente lo screaming del frontman Taka Tamada) gli ammiccamenti vintage
della blueseggiante I’m Dead To Myself, ci accompagnano verso un finale che
sfocia nell’acustico, grazie all’intensa ballad Ghosts & Saints. I Living
Dead Lights non saranno certo la salvezza del rock, come qualcuno si è già premurato
di scrivere, ma è indubbio che con questo Black Letters abbiano portato al
genere una bella ventata di freschezza. Da tenere d’occhio: il debutto è ottimo.
VOTO: 7+
Blackswan, domenica 27/04/2014
Interessante...
RispondiElimina@ Monty: decisamente non male.
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