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domenica 27 aprile 2014

LIVING DEAD LIGHTS – BLACK LETTERS




Ascoltare un buon disco rock, rumoroso e grintoso come richiedono i manuali di scuola, e che soprattutto susciti interesse dalla prima all’ultima traccia, non è cosa che capita tutti i giorni. Se poi a farlo non sono scafati rocker dal nobile pedigree ma ragazzi alle prime armi la soddisfazione è, se possibile, anche superiore. I losangelini Living Dead Lights hanno all’attivo un solo Ep, pubblicato nel 2010, e una vita artistica vissuta su e giù dai palchi di europa e mezza America. Si sono presi il tempo necessario, circa due anni, per scrivere, suonare e limare nei minimi dettagli il loro primo full lenght. Non hanno voluto lasciare nulla al caso, consapevoli comunque che tanto perfezionismo non avrebbe mitigato affatto la forza dirompente di dodici canzoni che si ascoltano tutte d’un fiato. Hanno dato uno sguardo al passato, da cui hanno preso ispirazione e rubato i trucchi del mestiere (un pensiero ai Buckcherry e ai Guns ‘N’ Roses è più che immediato), hanno ripassato la lezione del punk per costruirsi una certa autorevolezza e hanno maneggiato il tutto con l’urgenza espressiva della gioventù, schiacciando l’acceleratore a tavoletta per correre il più velocemente possibile. Il risultato finale è un disco davvero cazzuto, che mescola la forza bruta (l’uno due iniziale di I’ll Be Your Frenkenstein e It’s Drowning In My Veins si addentra in territori metal core), a un approccio intelligente e (quasi) mai banale alla melodia. Tolti un paio di episodi poco convincenti perché troppo ruffiani (il singolo This Our Evolution e Johnny hanno un impianto così smaccatamente radiofonico da apparire poco credibili se si vuole aspirare all’aura di veri rocker), la scaletta offre momenti di dardeggiante furore: la doppietta iniziale già citata, l’adrenalinica Follow, il punk 2.0 di Hey Stranger! (eccellente lo screaming del frontman Taka Tamada) gli ammiccamenti vintage della blueseggiante I’m Dead To Myself, ci accompagnano verso un finale che sfocia nell’acustico, grazie all’intensa ballad Ghosts & Saints. I Living Dead Lights non saranno certo la salvezza del rock, come qualcuno si è già premurato di scrivere, ma è indubbio che con questo Black Letters abbiano portato al genere una bella ventata di freschezza. Da tenere d’occhio: il debutto è ottimo.

VOTO: 7+





Blackswan, domenica 27/04/2014

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