L’ultima volta che assistetti
a un concerto di Johnny Winter era il 2010. Salì sul palco sorretto da altri
due musicisti e si capiva lontano un miglio che stava male: l’età, una vita
esagerata e l’artrite che l’aveva rattrappito come una foglia secca. Eppure,
appena iniziò a suonare, ebbi l’impressione che non fosse passato un giorno da
quel mitico 17 agosto del 1969, quando la sua chitarra infiammò il cuore dei
ragazzi di Woodstock.
Winter se ne è andato ieri sera, in una stanza d’albergo di
Zurigo, dopo un concerto tenutosi a Vienna.
Non smetteva mai di suonare, fiaccato
dalla vita forse, ma gagliardo come un ventenne quando si trattava di sfoderare
assoli. Nonostante tutto.
Sparisce così l’ennesimo
pezzetto del mio mondo, del nostro mondo, ed è triste ammetterlo ma ormai iniziano a restare solo tanti ricordi e
un pugno di belle canzoni. Stasera, ascolterò le tue, Johnny: Second Winter, dall'inizio alla fine, per l’ennesima
volta, per ringraziarti di tutto.
Blackswan, giovedì 17/07/2014
già lo rinngraziamo di tutto, con le lacrime agli occhi. porca puttana che anno di merda.
RispondiEliminaMa non spariscono mica, si spostano solo un po' più in là per riposarsi.
RispondiEliminaDormono sulla collina.
Come si fa a credere in un Dio che in pochi giorni si porta via Johnny Winter, Tommy Ramone e ci lascia Valerio Scanu.
RispondiEliminaO è distratto oppure non capisce niente di musica. Magari è pure sordo.
Amico mio, la verità è che gli anni passano. Ricordo che nel 1975, all'uscita di Black and Blue, i critici dissero che ormai gli Stones erano invecchiati e che era ora che si ritirassero.
Il tempo non aspetta nessuno; nemmeno Scanu.
Un abbraccio.