Pagine

venerdì 28 novembre 2014

AC/DC - ROCK OR BUST



Che ci vuole a parlare male del nuovo album degli Ac/Dc? E' un attimo. Anzi, in molti, senza nemmeno avere ascoltato una nota di Rock Or Bust, staranno già scaldando la penna, pronti a raccontare l'ennesimo disco fiacco di un gruppo di musicisti bolliti, che suona da decenni musica senza contenuti (Gesù, ma chi ne ha ?). E poi, diciamolo: a parlarne bene si rischia di far la figura del passatista, del vecchio rocker che è rimasto fossilizzato in un valvolare degli anni '70 e non sa apprezzare le gioie creative della musica ggiovane. Insomma, si finisce inevitabilmente per perdere credibilità e impataccarsi il curriculum in modo indelebile. Fortunatamente, il sottoscritto non ha mai avuto nè un curriculum nè credibilità e quindi può dire esattamente quel che pensa. Ad esempio, che gli Ac/Dc è dalla notte dei tempi che hanno cristallizzato un suono fra i più imitati dell'universo e che fanno da secoli sempre lo stesso disco (in ambito indie si parla spesso di coerenza artistica), che a volte suona bene e altre un pò meno. E allora ? Qual è il problema ? Se sei un fan del gruppo o semplicemente ami la musica rock senza orpelli e condimenti è esattamente quello che ti aspetti. D'altra parte, provate a rispondere con sincerità a questa domanda: chi mai comprerebbe un disco degli Ac/Dc che non suoni esattamente come un disco degli Ac/Dc? Probabilmente, nessuno. Fatta questa premessa, occorre disegnare brevemente il quadro d'insieme. Non è un bel momento per la band capitanata dal folletto Angus Young: il fratello Malcom, infatti, ha dato per sempre l'addio alle scene (o qualcuno l'ha fatto per lui), visto che è affetto da conclamata demenza senile (è stato sostituito dal nipote Steve Young), mentre il batterista Phil Rudd rischia di essere associato alle patrie galere americane, per possesso di stupefacenti e per aver assoldato un killer con l'intenzione di uccidere due persone. Considerato questo quadro a tinte fosche e tenuto conto che il precedente Black Ice era uno di quei dischi degli Ac/Dc che suonava meno bene degli altri, non vi erano grandi speranze per la riuscita del loro sedicesimo full lenght. Invece, proprio in virtù della premessa posta a inizio recensione, posso affermare che, anche dopo ripetuti ascolti, Rock Or Bust funziona decisamente bene. Se volete ve lo ripeto ancora, in modo da non creare fraintendimenti: le undici canzoni di Rock Or Bust si nutrono del solito boogie rock tirato all'inverosimile, che alterna riffoni e assoli senza soluzione di continuità. Eppure, la band, per qualche strano motivo, sembra rivitalizzata, come avesse ritrovato un'antica grinta che in qualche precedente episodio appariva essersi irrimediabilmente smarrita. Nulla di eclatante, per carità, ma questa volta oltre al mestiere, c'è qualcosa in più. Angus è meno pirotecnico e più incisivo e Brian Johnson ha ritrovato una potenza nell'ugola che francamente non ricordavo. E poi, ci sono le canzoni, che rispetto a quelle di Black Ice, pur nel loro risaputo deja vu, appaiono più incisivamente connotate da specifiche peculiarità (rock blues): manca una Back In Black, ma la tripletta che apre la seconda parte del disco, Hard Time, Baptism By Fire (che riff !) e Rock The House (Zeppelin docet) lascia davvero il segno. Un disco che in definitiva non deluderà le aspettative di chi si attende che gli Ac/Dc continuino a fare esattamente quello che sanno fare meglio: regalarci il loro rock sudatissimo e mettere alla prova la nostra cervicale con un compulsivo headbanging. Con Rock Or Bust ci riescono benissimo.

VOTO: 6,5






Blackswan, venerdì 28/01/2014

1 commento:

  1. Ma anche la copertina del disco va in frantumi come l'immagine qui sopra?

    RispondiElimina