MIGLIOR
DISCO D’ESORDIO:
LARKIN POE – KIN
Kin è in realtà un album
cangiante e variegato, dove si, è vero, confluiscono sonorità legate alla
grande tradizione americana (folk e blues soprattutto) ma l’ossatura delle
canzoni è fatta anche di rock, pop, e tanto, tanto soul. Splendidi interplay
vocali, ganci melodici come se piovesse, una veste fresca, frizzante e
modernissima per dodici canzoni che vanno giù d’un fiato, che ti ritrovi a
canticchiare sotto la doccia cinque minuti dopo averle ascoltate, che ti
obbligano a battere il tempo con piedi e mani, mentre la testa ciondola instancabilmente.
Il soul 2.0 di Dandelion, il blues caracollante di Jailbreak, la tessitura
vocale di Elephant, i graffi rock di Sugar High, e il ballatone gospel di
Overchiever, che chiude il disco, entreranno nel vostro iPod e ci resteranno a
lungo. Vi ricordate Ultraviolence, l’ultimo disco di Lana Del Rey prodotto da
Dan Auerbach dei Black Keys? Ecco, se togliete la patina gotica e il mood
malinconico, e aggiungete brio, ritmo, colori e allegria avrete un’idea
abbastanza precisa di cosa vi troverete di fronte ascoltando Kin. Che
sicuramente non è un disco che passerà alla storia, ma vi terrà incollati allo
stereo per giorni e giorni.
MIGLIOR DISCO LIVE:
BLACKBERRY SMOKE - LEAVE A SCAR: LIVE IN NORTH
CAROLINA
Un
repertorio che va a pescare da tutta la discografia del gruppo (ma con
particolare attenzione all'ultima uscita, The Whipporwill del 2012), riproposto
sul palco con quell'antico fuoco che anima(va) le performance delle
band leggendarie citate poc'anzi. Charlie Starr, seconda chitarra e
voce ruvida e strascicata, Paul Jackson, chitarrista che tiene in tasca il
santino di Gary Rossington, i fratelli Turner (Richard al basso e Brit alla
batteria) e Brandon Still alle tastiere, rappresentano una delle line up più
solide e convincenti in circolazione. Questi suonano alla grande, e non
risparmiano una stilla di sudore: tirati e rocciosi quando si cimentano con un
classico riff alla Black Crowes (l'iniziale Shakin' Hand With The Holy Ghost è
bella stilettata al cuore dei ricordi), intensi quando riescono a commuovere
fino alle lacrime con Everybody Knows She's Mine, irrefrenabili quando si
perdono negli anni '70 jammando per dieci minuti abbondanti nella clamorosa
Sleeping Dogs. Ventidue canzone e un'ora e quaranticinque senza un attimo di
stanca fanno di Leave A Scar un live che è già un classico della letteratura
sudista, uno di quei dischi che segna la strada come pietra miliare di un
suono. Senza esagerare, questo è quello che potremmo definire il One More From
The Road 2.0.
LA
DELUSIONE:
THE BLACK KEYS - TURN BLUE
Il
nuovo full lenght dei Black Keys, perde definitivamente ogni residuo
vitale, la cui presenza si percepisce solo in sporadici lampi di
classe, per far posto a un suono (complice la produzione di Danger Mouse, che a
far danni riesce sempre benissimo) che è super stiloso e super plasticoso. Se
si eccettua il brano iniziale, Weight Of Love, ottima prog-song in odore
seventies, il resto del disco fila via liscio come un fuso in un mare di
mediocritas, senza un palpito che sia uno. Rock pettinato e patinato,
basso che pompa, ammiccamenti soul-dance, e un pugno di canzoni che, sommate
nei loro momenti migliori, non riescono a replicare la potenza di un singolo
spacca classifica come Lonely Boy. Dovevamo capirlo subito come stavano le
cose una volta ascoltato Fever, singolo piacione e senza palle, che già
testimoniava un'ispirazione, se non proprio esangue, virata
definitivamente verso il (quasi) mainstream. Si fosse trattato di un'altra
band, avremmo anche chiuso un occhio; ma veder tanto talento sprecato, fa venir
la strozza in gola.
LA
CANZONE 2014:
CLOUD NOTHING – I’m Not Part Of Me da HERE AND NOWHERE
ELSE
…si candida al ruolo di
ultimo baluardo dell'immediatezza rock. Dimostrazione lampante che anche in
generi dove ormai nulla di nuovo può essere più detto, lo si può dire come se
fosse la prima volta: chitarre distorte, tamburi pestoni e melodie epiche
urlate fino a far sanguinare la gola.(Cit: Ondarock)
MIGLIOR
LIBRO 2014:
PHILIPP
MEYER – IL FIGLIO
La storia appassionante e
avventurosa di una famiglia texana, i McCullough, attraverso le voci di tre
narratori indimenticabili: il capostipite Eli, ora centenario e noto a tutti
come «Il colonnello», suo figlio Peter, chiamato «la grande delusione» per la
sua incapacità di incarnare la visione paterna, e la pronipote di Eli, Jeanne
Anne, che, da ultima erede dell'impero familiare, deve affrontare la partita
finale con il destino. A breve la recensione.
MIGLIOR
FILM 2014:
3)
NEBRASKA di Alexander Payne
Un viaggio nel cuore dell’America,
un padre e un figlio che si respingono, si cercano e si trovano, un bianco e
nero che esalta la verace umanità dei protagonisti, un equilibrio perfetto fra
malinconia e ironia. Un Bruce Dern inarrivabile per il miglior film di
Alexander Payne.
2)
ALABAMA MONROE – UNA STORIA D’AMORE di Felix Van Groeningen
La rielaborazione del
lutto e la perenne battaglia fra ragione e religione, carne e spirito,
simbolismo e cruda realtà: lo sguardo europeo di van Groeningen si posa sulle
contraddizioni dell’America e sulla storia struggente e appassionata di Didier
ed Elise. Montaggio straordinario, sceneggiatura perfetta, due attori
indimenticabili (Johan Heldenberg, anche autore del soggetto, e la magnetica
Veerle Baetens) e una musica potente e salvifica a declinare le stagioni dell’amore:
nascita, morte e resurrezione.
1)
LOCKE di Steven Knight
Il minimalismo al potere:
un solo attore, l’abitacolo di un’auto, un telefono. Il film più coraggioso e
improbabile dell’anno impone allo spettatore un quesito che scuote le
coscienze: siete disposti a rinunciare a tutto pur di mantenere fede a una
promessa e assumervi il peso di una responsabilità? In un crescendo di palpiti,
una sceneggiatura essenziale rende emozionante anche il calcestruzzo. Tom
Hardy, con un'interpretazione di rara intensità, si prende il mondo sulle
spalle e diventa il nostro eroe con barba e maglione. Non è Marchionne, però: Ivan
Locke è una persona per bene.
SERIE
TV 2014:
TRUE
DETECTIVE
La serie antologica
americana che ha fatto impazzire anche gli italiani. Il noir in sottofondo a
due storie di nichilismo e redenzione: Woody Harrelson e Matthew McConaughey ci
resteranno nel cuore a lungo.
LES
REVENANTS
La serie che, nel 2012, ha
tenuto la Francia incollata ai teleschermi: un idea brillante, un’ambientazione
claustrofobica e un mistero che inquieta fino a togliere il sonno. Musiche degli
scozzesi Mogwai.
BIG
BANG THEORY
Toglietemi tutto, ma non
la sit-com più arguta, bislacca e spumeggiante di sempre. E’ in arrivo per il
2015 l’ottava stagione. Bazinga !
UOMO
DELL’ANNO 2014:
MATTHEW
MCCONAUGHEY
Perché ci ha regalato
questo:
E anche questo:
BUON FINE ANNO E MIGLIOR
INIZIO A TUTTI I LETTORI DEL KILLER.
Blackswan, mercoledì 31/12/2014
Grazie di questa bella carrellata di consigli.
RispondiEliminaContraccambio gli AUGURI:
Buon 2015!!!
Cristiana
D'accordo su True Detective, meno su Locke :)
RispondiElimina@ Cri: Tanti cari auguri di un Buon 2015 :)
RispondiElimina@ Nico: Per me Locke è stata una folgorazione, uno di quei film che ti restano in testa e nel cuore. Cari auguri di buon 2015 :)
ormai è chiaro che ne capisci di più di cinema e di serie tv che di musica ahahah ;)
RispondiEliminabuon anno, killer!
Buon anno Nick, auguri sinceri. Per la musica, nonostante quel che dice Marco che sappiamo tutti in quanto a musica non fa testo (ma gli vogliamo bene lo stesso), userò i tuoi awards per aggiornarmi un po'.
RispondiEliminaFelice 2015
Un applauso per aver messo ALABAMA MONROE così in alto! :)
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