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domenica 11 gennaio 2015

RORY GALLAGHER – IRISH TOUR 1974 BOX SET DELUXE EDITION



Quale sia stato (o sia) il più grande chitarrista della storia è una domanda oziosa alla quale è impossibile dare una risposta. Tuttavia, in un’ipotetica conversazione tra amici, durante quelle ciance da ubriachi che si fanno a notte fonda, quando il tasso alcolico è particolarmente sostenuto, io lotterei fino all’ultima pinta per far valere il primato di Rory Gallagher. Senza togliere nulla a mostri sacri del calibro di Hendrix o Page, da sempre provo un amore viscerale per il chitarrista irlandese, originario di Ballyshannon. Ovviamente ho i miei buoni motivi, è non dipendono esclusivamente dalla consanguineità alcolica. Nonostante una tecnica portentosa, che non aveva nulla da invidiare ad altri fenomeni suoi contemporanei, Gallagher era tutto tranne che una star: schivo, umile, riservato, viveva la musica ben lontano dallo showbiz e gli unici riflettori che illuminavano il suo talento erano quelli del palco, l’habitat entro il quale si muoveva con esaltante sicurezza. Nessuno sfoggio di classe fine a se stesso, però, nessun orpello stilistico per dimostrare quanto fosse bravo: Rory e la sua mitica Sunburst potevano tutto, eppure preferivano regalare al pubblico solo l’aspetto più verace della musica, un tumultuoso rock blues dotato di sferzante e sudatissima energia. Se mi concedete una metafora calcistica, ho sempre pensato a Gallagher come a un numero 10 che preferiva stare in mezzo al campo, là dove la battaglia infuria, pressando, randellando e rincorrendo tutti. Ben conscio che, al momento necessario, avrebbe avuto ancore le forze e l’intuizione per decidere da solo la partita, piazzando la palla proprio là, dove il portiere sarebbe mai arrivato, nemmeno volando. Irish Tour è probabilmente il punto più alto della discografia del chitarrista irlandese e la summa della sua verace poetica musicale. Registrato in giro per la sua Irlanda, tra Cork, Belfast e Dublino in un momento storico in cui, da quelle parti, non ci metteva piede nessuno per ovvi motivi di incolumità personale, Irish Tour esce originariamente in doppio vinile e diviene fin da subito una sorta di pietra angolare per tutti i live che seguiranno (vendette due milioni di copie e Melody Maker lo votò miglior disco dal vivo dell’anno). Una scaletta al fulmicotone, in cui Gallagher esegue al meglio il meglio del suo repertorio (Cradle Rock, Tatoo’d Lady, A Milion Miles Away), e si esibisce anche in un pugno di cover, tra cui spicca la mitica I Wonder Who di Muddy Waters. Acceleratore schiacciato a tavoletta, furore blues e fiammeggianti improvvisazioni per una performance solida, coriacea e debordante energia usque ad finem, che vede al fianco di Gallagher una band coi controcazzi: Gerry McAvoy al basso, Lou Martin alle tastiere e Rod De'Ath alla batteria.  A fine ottobre dello scorso anno, è uscito un suntuoso box set di Irish Tour, contenente ben 7 cd audio ed il dvd del documentario "Irish Tour" diretto da Tony Palmer.  Nel cofanetto sono presenti tre fantastiche esibizioni complete, una a Belfast del Dicembre 1973 ed altre due a Cork e Dublino del Gennaio 1974, oltre ad una session alla splendida City Hall. Tanti inediti, ottima resa qualitativa del suono, packaging elegantissimo e un booklet ricco di foto d’epoca. Un appuntamento imperdibile per i fans di Gallagher e per tutti coloro che amano la chitarra elettrica.






 Blackswan, domenica 11/01/2015

6 commenti:

  1. Questo post ha rinverdito un antico amore. Grazie

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  2. @ Berica : i grandi amori non muoiono mai :)

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  3. Rory, in quanto a tecnica, non aveva niente da invidiare a nessuno. Invece, in quanto ad umanità e coerenza, pure.
    Non è mai entrato nelle classifiche che contano, solo ed esclusivamente per scelta ed avversione verso lo star system . Ha vissuto spesso solo e praticamente nello stesso modo è morto. Con grande coerenza.
    L'ho sempre amato e tra l'altro la canzone che hai postato, è la mia preferita.

    Un abbraccio.

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  4. Grande pezzo, grande Gallagher.
    Ma quanto sembrava felice mentre suonav?

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  5. Suonava, mannaggia.
    Se no sembro Cattivik...

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  6. @ Granduca: un artista grandissimo, uno dei pochi di cui non mi sono mai perso un disco. Besos :)

    @ Ezzelino: credo che lo fosse davvero, Cattivik :)

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