Mi viene da
storcere un pò il naso tutte le volte che leggo la stampa specializzata parlare
di un giovane musicista riferendolo ad artisti ben più famosi
e definendolo con la locuzione "è il nuovo..." o "è la
nuova...". Probabilmente perchè, nonostante la commendevole intenzione di
circoscrivere i confini di un'arte per renderla comprensibile ai più, si
finisce in realtà per insinuare l'idea di una creatività poco originale e
fortemente derivativa. E' quel che succede a Laura Marling quando la stampa di
mezzo mondo si prende la briga di accostarla a Joni Mitchell. La qual cosa,
meglio chiarire subito, è anche vera. Ma solo in parte. Con questo Short Movie
ci troviamo infatti di fronte a un'artista che è giunta al primo traguardo
della sua (già importante) carriera e ha imboccato un preciso
percorso artistico (che parte ovviamente da un certo folk rock di derivazione
losangelina), sviluppandolo però con una particolarissima sensibilità, senza
limitarsi alla classica operazione copia incolla, imbellettata 2.0. Non è un
caso che Laura Marling sembri sulla scena da un'eternità, pur avendo compiuto
da pochissimo solo venticinque anni (è nata il 1 febbraio nel 1990),
e cioè quell'età che nella maggior parte dei casi rappresenta il momento
dell'esordio. Lei invece, dopo la bellezza di cinque album in sette anni (fate
voi i conti a che età ha esordito) ha acquisito una credibilità e una specifica
connotazione sonora che rendono effimera la definizione che le viene
data di nuova Joni Mitchell. Short Movie è dunque per la
songwriter britannica il disco della definitiva consacrazione: gli echi di
Laurel Canyon, presenti ma non in dose massiccia, giungono a noi mediati da un
intelligenza stilistica davvero sorprendente (lo scarto rispetto ai lavori
precedenti sta anche nell'uso della chitarra elettrica). Un amalgama di
rock, folk, pop (e, perchè no, condita anche da un'estemporanea
spruzzatina di jazz) che riesce a essere attualissima nonostante qualche
coloratura vintage, utilizzando brillanti arrangiamenti come arma vincente
per superare ogni sospetto di passatismo. Iniziare un disco con un brano cupo e
viscerale come Warrior, svelare un'inusitata anima rock nelle vibrazioni
elettriche di Don't Let Me Bring You Down, riscrivere Tunnel Of Love dei Dire
Straits nella folgorante Gurdjieff's Daughter o flirtare col pop, tra chitarre
e arrangiamenti d'archi, come Laura fa in I Feel Your Love, sono tutte evidenze
di un'artista che rifugge le etichette. E così, brani come How I Can o
Easy, in cui si respira indubbiamente l'aria della west coast dei bei
tempi che furono, suonano non come anacronismi modaioli, quanto semmai come una
delle tante sfumature di una creatività cangiante e fantasiosa. Con Short
Love, Laura Marling fa un ulteriore passo avanti rispetto al già ottimo
Once I Was An Eagle (2013), dimostra una ricercatezza compositiva ormai priva
di sbavature e si afferma definitivamente come una delle artiste più ispirate
dell'attuale movimento folk rock. Nonostante la giovane età e a
prescindere da Joni Mitchell.
VOTO:
7,5
Blackswan, martedì 31/03/2015
Gran bel pezzo e gran bella voce, ergo mi lancio sul disco!
RispondiEliminaTosta! Anche se le mie trasferte verso il folk sono su voci maschili o femminili più interiorizzate, questa Laura mi piace! Grazie
RispondiEliminaLa seguo da Alas, I cannot swim e per me e' una giovane certezza......
RispondiEliminaFinalmente recensisci un bel disco, e per giunta di un'artista giovane?
RispondiEliminaChe fai, Blackswan, sei impazzito? :)
gran disco. non c'è niente da dire.
RispondiElimina