"Sei così bello" gli aveva
detto un giorno Andrée "che mi piacerebbe fare l'amore con te davanti a
tutti...". Quella volta Tony aveva avuto un sorriso da maschio
soddisfatto: perché era ancora soltanto un gioco, perché mai nessuna donna gli
aveva dato più piacere di lei. Solo quando il marito di Andrée era morto in
circostanze non del tutto chiare, e Tony aveva ricevuto da lei il primo di quei
brevi, sinistri biglietti anonimi, solo allora aveva capito, e aveva cominciato
ad avere paura. Ancora una volta, nel suo stile asciutto e rapido Simenon
racconta la storia di una passione divorante e assoluta, che non indietreggia
nemmeno di fronte al crimine. Anzi, lo ripete.
Non
solo Maigret. La Camera Azzurra, pubblicato da Simenon nel 1964, rientra fra le
opere che lo stesso autore belga definiva “romanzi romanzi”, come a voler
prendere le distanze dalla saga del famoso commissario e affermarne una diversa,
e superiore, valenza artistica. Maigret qui non compare, eppure i tratti
distintivi della scrittura di Simenon restano immutati. In primo luogo, l’intreccio
noir che avvolge fra le sue spire i personaggi del libro in un triangolo
amoroso che, in realtà, nasconde ben altro. Permane anche quella che la critica
definisce “la borghesizzazione del racconto giallo”: i toni sono dimessi, non
vi è nessuna spettacolarizzazione nella rappresentazione della realtà e nell’intreccio
noir, e la prosa, lucida e asciutta, si concentra su personaggi, le cui vite di
piccolo cabotaggio sono lo spunto per cogliere la vicenda umana che si cela dietro
un volto (e che conduce al delitto). Non importa a Simenon il “Chi è stato?” del
giallo classico; ciò che davvero interessa al romanziere belga è la domanda: “perché?”.
Ecco il motivo di un intreccio calibrato come un meccanismo perfetto, che non
si nutre di colpi di scena o di ritmi adrenalinici, ma che, invece, conduce il
lettore alla soluzione finale, scandagliando l’anima e la psicologia dei
protagonisti. In questo senso, Simenon, non ha bisogno di una prosa fluente,
non utilizza artifici letterari e tiene sotto controllo l’utilizzo delle
subordinate. La scrittura è, cioè, metodo d’indagine: lucida, semplice,
razionale. Attenzione, però, perché se all’apparenza la prosa di Simenon può
apparire fin troppo asciutta, in realtà nasconde una maniacale attenzione nella
scelte della parole, nessuna delle quali è utilizzata a casaccio, tutte, invece,
risultano decisive. Ed è straordinario
come al padre di Maigret bastino tre righe per descrivere, indelebilmente ai
nostri occhi, un paesaggio, o una sola riga per tratteggiare definitivamente un
carattere, una personalità, un’ indole. La Camera Azzurra, che si svolge non a Parigi,
ma nella provincia francese (ambientazione prediletta da Simenon e chiave per
indagare anche sull’ipocrisia di una società bigotta e arida), si sviluppa in
centocinquanta pagine in cui passato, presente e futuro sono uniti
indissolubilmente, come se il tempo della narrazione, nonostante i continui
flash back, fosse unico. In questo, soprattutto, sta la maestria di Simenon,
capace di dipanare il filo della matassa, laddove un’altra penna avrebbe solo
confuso il lettore. La verità si scoprirà solo all’ultima pagina. Tuttavia,
poco importa sapere chi ha ucciso chi: chiudendo il libro, i tre protagonisti
del romanzo (il marito, la moglie, l’amante di lui), sono seduti a fianco a
noi. Ne conosciamo la vita, ne riconosciamo i tratti somatici, li percepiamo
nel profondo delle loro anime. E’ il miracolo di Simenon: raccontare un delitto
per raccontare l’uomo.
Blackswan, giovedì 29/09/2016
A mio modesto avviso Simenon è uno dei massimi scrittori di sempre.
RispondiEliminaI suoi libri io li farei leggere a scuola.
Purtroppo molti lo considerano solo uno scrittore di gialli.
La capacità descrittiva di Simenon l'ho ritrovata unicamente in Mario Puzo e tra gli italiani, su un altro genere, in Piero Chiara.
Storie così plausibili che appena chiuso il libro sembra di averle vissute in prima persona.
L'ho divorato...
RispondiEliminaLo aggiungerò alla lista dei libri da leggere
RispondiElimina*MaryA*
@ Ezzelino: concordo. Autore sottovalutato dai più. perchè troppo prolifico e troppo legato a un personaggio. Io lo adoro.
RispondiElimina@ Gioia: pure io ! :)
@ Marya: e fai benissimo! :)
Un libro che ho letto 5 anni fa e che ricordo come una piccola gemma
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