L’esordio degli Apocalypse Blues Revue
rappresenta una piacevolissima sorpresa per tutti gli amanti del blues, genere
che in queste dodici tracce viene declinato in quasi tutte le sue accezioni:
blues shuffles, acoustic blues, slow blues, rock blues e hard rock blues. Un
disco variegato e intenso, che nasce, però, lontano dai classici circuiti
blues, come progetto parallelo dei Godsmack, una delle band di hard rock e post
grunge più acclamate degli States (17 milioni di dischi venduti in carriera la
dicono lunga in tal senso). Gli ABR, infatti, sono composti da Shannon Larkin e
Tony Rombola, rispettivamente batterista e chitarrista dei Godsmack, che in
attesa di pubblicare il nuovo disco con la casa madre, hanno voluto dar sfogo a
una passione giovanile, imbarcando nell’impresa anche il bassista Brian
Carpenter e il cantante Ray Cerbone. Un sorta di divertissement, che grazie
all’affiatamento dei musicisti coinvolti e all’entusiasmo profuso in sala di
registrazione, si è trasformato, però, in qualcosa in più di un estemporaneo e
piacevole interludio. Smessi i panni delle rockstar e perfettamente a loro agio
nell’inedito ruolo di blues players, i quattro sfornano, infatti, un disco
intenso, appassionato e variegato nelle diverse modalità con cui si approcciano
alle dodici battute. La sezione ritmica composta da Larkin e Carpenter evita il
compitino e cerca la strada dell’eclettismo (agli ascoltatori più attenti non
sfuggiranno i tecnicismi dei due), la chitarra di Rombola e il suo vibrato
ricordano quella di Robin Trower, mentre il baritono di Cerbone, così ricco di
soul e di timbri crepuscolari, evoca in più di un’occasione il fantasma di Jim
Morrison. L’amalgama fra i quattro è perfetta, sia nello shuffle dell’iniziale
Evil Is As Evil Does, gestito con la sapienza artigianale di califfi del blues,
sia quando, come The Devil Plays a Strat, partono per una tangente decisamente
più rock e hendrixiana, o quando, invece, si addentrano nei territori
frequentati di solito da Buddy Guy (Crossed Over). Un linguaggio vario, dunque,
capace anche di cupe derive notturne tanto care a Re Inchiostro - Nick Cave
(Junkie Hell), di divertenti rock’n’roll (Blues Are Fallin’ From The Sky) o di
heavy blues di sabbathiana memoria (The Devil In Me), con cui la band mostra il
lato più rude. A chiusura del disco, presentata come bonus track, gli ABR ci
regalano anche una cover di When The Music’s Over dei Doors, aggiungendo un
tocco psichedelico alla scaletta e riuscendo a reggere il confronto con
l’originale grazie alla voce di Cerbone, inquietante clone di Re Lucertola. Un
esordio coi fiocchi, dunque, con cui i quattro musicisti, pur provenendo da
diverse estrazioni (Brian Carpenter è nella line up dei Blackfoot mentre Ray
Cerbone opera in ambito Americana), riescono a creare una sorta di bigino del
blues dal suono unico e famigliare al contempo. A questo punto, ci piacerebbe
sapere se si tratta di un episodio destinato a restare unico o se questo primo
full lenght avrà anche un seguito. Che è ciò che speriamo vivamente.
VOTO: 7,5
Oh, no, mi hai tirato dentro col blues!
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