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martedì 29 maggio 2018

ROBERT HARRIS - MONACO (Mondadori, 2018)

Settembre 1938. Hugh Legat è uno degli astri nascenti del Servizio diplomatico britannico e lavora al numero 10 di Downing Street come segretario particolare de l primo ministro, Neville Chamberlain. L’aristocratico Paul von Hartmann fa part e dello staff del ministero degli Esteri tedesco ed è in segreto un membro della cospirazione anti-Hitler.
I due uomini, che si erano conosciuti e frequentati a Oxford, non si sono più vi sti né sentiti per sei anni, fino al giorno in cui le loro strade si incrociano nuovamente in circostanze drammatiche in occasione della Conferenza di Monaco, u n momento cruciale che definirà il futuro dell’Europa.
Entrambi si ritroveranno di fronte a un grave dilemma: quando sei messo alle strette e il rischio è troppo alto, chi decidi di tradire? I tuoi amici, la tua famiglia, il tuo paese o la tua coscienza?
Nella tradizione di Fatherland, che ha reso famoso Robert Harris in tutto il mondo, Monaco è un romanzo di spionaggio basato sui fatti reali che hanno cambiato il corso della storia, che parla di tradimento, coscienza e lealtà ed è ricco di dettagli e figure chiave dell’epoca - Hitler, Chamberlain, Mussolini, Daladier -, raccontati in maniera vivida e cinematografica.

L’idea di scrivere un romanzo sulla conferenza e l’accordo di Monaco (1938), nasce trent’anni fa, quando Robert Harris curò per la BBC il documentario God Bless You, Mr. Chamberlain, che aveva lo scopo di ricostruire dettagliatamente quell’evento, allo scoccare del suo cinquantesimo anniversario. E’ questo importante episodio storico, infatti, lo spunto e il corpo centrale di Monaco, un libro che, pur romanzando i fatti, si propone soprattutto di fare luce sugli avvenimenti immediatamente precedenti lo scoppio della seconda guerra mondiale.
Corre l’anno 1938, e Hitler, che scalpita per espandere l’egemonia tedesca verso l’est dell’Europa, dopo aver annesso l’Austria, minaccia di invadere la Cecoslovacchia, allo scopo di conglobare i territori dei Sudeti, la cui popolazione è prevalentemente di lingua germanica. Il primo ministro Chamberlain, per scongiurare la guerra (Francia e Inghilterra sarebbero dovute intervenire a fianco della Cecoslavacchia), grazie ai buoni offici di Mussolini, riesce a organizzare un incontro a Monaco fra i Capi di Stato interessati, allo scopo di firmare un trattato che preveda un’annessione pacifica alla Germania dei territori oggetto di disputa.
Il trattato sarà firmato, ma passerà alla storia come esempio della nefasta politica di "appeasement" (riappacificazione), che consentì alla Germania di rinforzarsi territorialmente e militarmente, e di acquisire la sicurezza necessaria per l'implementazione dei propri successivi piani di conquista militare. Un apparente successo diplomatico, ma in realtà una grave sconfitta strategica, che fece dire a Winston Churchill (che di li a breve sostituirà Chamberlain, gravemente malato): “Dovevate scegliere tra la guerra ed il disonore. Avete scelto il disonore e avrete la guerra.”
Robert Harris, da studioso preparato qual è, costruisce un romanzo dai tempi dilatati, che centra maggiormente la propria attenzione sull’avvenimento storico, raccontando con dovizia di particolari, il susseguirsi, anche convulso, dei fatti che portarono alla conferenza di Monaco, e lo svolgimento di quei due giorni di febbricitanti trattative che riuscirono, seppur temporaneamente, a procrastinare un conflitto che, successivamente, avrebbe devastato il cuore dell’Europa. La narrazione di fantasia, quella più prettamente legata al genere thriller è, invece, marginale: non ci sono grandi colpi di scena, e anche le figure dei due protagonisti, Hugh Legat e Paul von Hartmann, hanno poca profondità e sono tratteggiate senza adeguata attenzione allo spessore psicologico. La lettura, tuttavia, resta piacevolissima e sono molti i passaggi che suscitano interesse soprattutto in quei lettori più affascinati dalla Storia che dall’azione.


Blackswan, martedì 29/05/2018

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