Quando
il 22 maggio del 2007 esce Boxer, i The National hanno alle spalle più
di un lustro di carriera, punteggiato da dischi che li pongono sempre di
più al centro dell’attenzione mediatica.
The National, esordio del 2001, Sad Songs For Dirty Lovers, sophomore datato 2003, che contiene Cardinal Song, il primo di tanti gioielli a venire, e soprattutto Alligator (2005),
che segna il passaggio alla Beggers Banquet e tratteggia in modo ancora
più distintivo il suono della band: la voce semi baritonale di Matt
Berninger, le trame raffinate dei chitarristi, i gemelli Aaron e Bryce
Dessner, una sezione ritmica dinamica e imprevedibile, testi che evocano
letteratura, riferimenti alla new wave e al post punk anni’80,
rielaborati però attraverso la filigrana di un cantautorato noir e
intimista, e un mood prevalentemente malinconico.
Boxer
rappresenta quello che si può chiamare il disco della svolta, una sorta
di spartiacque che proietta i The National in una dimensione
internazionale, suscita apprezzamenti incondizionati da parte della
critica e produce i primi risultati in termini di vendite (e come tutti i
grandi classici, Boxer venderà tantissimo anche negli anni a venire).
Un filotto di canzoni memorabili, in bilico tra ballata confessionale (Slow Show, Start A War) e sensazioni new wave pregne di ombroso romanticismo (Mistaken For Strangers, Apartment Story),
da tenere stretto vicino al cuore e a cui abbandonarsi quando i propri
struggimenti interiori necessitano del calore di una colonna sonora ad
hoc.
Questo Boxer/Live In Brussels
celebra il decennale dell’uscita del disco, con un concerto tenutosi il
9 novembre dello scorso anno, al Forest National, e la cui
registrazione è stata pubblicata in occasione del Record Store Day, e solo successivamente, distribuita attraverso i consueti canali.
Il
passatismo o retromania che sta dietro a queste operazioni è ormai un
elemento caratterizzante del nuovo millennio; ma se certi recuperi hanno
un senso perché arricchiti con materiale inedito o magari resi
interessanti da ospitate o riletture acustiche, questo live risulta
sostanzialmente inutile. La scaletta è, infatti, riproposta
pedissequamente, nello stesso ordine in cui viene eseguita nel disco
originale, e non c’è nulla che renda la presente reinterpretazione live
degna di nota.
Non
stiamo criticando certo un filotto di canzoni che non hanno perso un
grammo del proprio peso artistico e della propria bellezza, né si può
discutere su un’esecuzione senza sbavature, figlia di una band di
professionisti che viaggia con il pilota automatico inserito (anche se
la voce di Berninger, da quando il vocalist ha smesso di fumare, ha
perso un po' di profondità).
Si
discute invece sull’opportunità di un’operazione che sembra avere solo
motivazioni commerciali e che, al massimo, potrà rendere felici
irriducibili completisti o fan predisposti all’accanimento. Per tutti
gli altri, il consiglio è di risparmiare soldi e continuare ad ascoltare
l’originale, disco di struggente bellezza, che non ha certo bisogno di
questa pleonastica riproposizione.
VOTO: 6
Blackswan, lunedì 27/08/2018
Concordo: "disco di struggente bellezza". Però l'ascolto di questo live (senza comprarlo ;) mi ha fatto piacere. Mi ha riportato alle emozioni del bellissimo concerto di Ferrara.
RispondiElimina@Lucien: Disco bellissimo, come molti della band. Questo live è sostanzialmente inutile,fermo restando che le canzoni sono sempre quelle che abbiamo amato dieci anni fa.
RispondiElimina