Nel
1869 un triplice omicidio sconvolge la piccola comunità scozzese di
Culduie, una trazione di sole nove case. Reo confesso è il giovane
Roderick Macrae, orfano di madre e figlio di un fittavolo in miseria.
Con una sorella di poco più grande e due fratelli gemelli molto più
piccoli da mantenere, Roddy ha dovuto abbandonare presto gli studi per
dedicarsi anima e corpo al lavoro della terra. Un compito duro, reso
ancora più tale non dalle avversità della natura, ma dall'uomo che vive
al capo opposto del villaggio: La-chlan Mackenzie.
Non
è mai corso buon sangue fra i Macrae e i Mackenzie, un rancore che
perdura da decenni benché nessuno ne ricordi più la causa, ma da quando
Lachlan è stato eletto conestabile del villaggio, i Macrae non hanno più
pace. Lachlan si è messo a controllare con puntiglio lo stato dei
terreni, le condizioni dei sentieri e i fossati dell'appezzamento
coltivato da Roderick Macrae, finché non ha trovato il modo dapprima di
togliergli un quinto del podere e poi di inviargli una notifica di
sfratto.
Il
giorno dopo lo sfratto, Lachlan viene trovato brutalmente assassinato e
Roderick, ricoperto di sangue, viene avvistato nei dintorni del podere
dei Mackenzie. Il ragazzo non esita a dichiararsi responsabile
dell'omicidio e viene rinchiuso nel carcere di Inverness in attesa del
processo, in cui verrà giudicato dalle migliori menti legali e
psichiatriche del paese. Ma ha davvero raccontato la verità? E la sua
condanna è giusta o immeritata?
Il titolo Progetto Di Sangue
suona leggermente fuorviante, perché evoca una dimensione thriller che,
in realtà, interessa solo marginalmente l’impianto narrativo. Graeme
Macrae Burnet, infatti, recupera, romanzandolo, un efferato fatto di
cronaca accaduto in Scozia nel 1869, e lo ricostruisce, scandagliando
con minuziosa attenzione i documenti dell’epoca, le carte processuali e
antichi testi di criminologia e psicologia forense. Ciò che ne deriva è
soprattutto un suggestivo affresco storico su una comunità rurale,
sottoposta ancora a ferrei e iniqu regolamenti feudali.
Il
romanzo, viene diviso in tre parti, che Macrae Burnet collega
magistralmente, tenendo alta la tensione del racconto fino all’ultima
pagina. Il libro si apre con il memoriale scritto dal giovane Roderick
Macrae, figlio di un povero fittavolo, che si autoaccusa di un triplice
omicidio, raccontando al lettore quali furono i motivi che lo portarono a
commettere il brutale assassinio.
La
seconda parte, invece, è dedicata al resoconto di James Bruce Thomson,
antropologo criminale, che in carcere interroga il giovane omicida,
delineandone il profilo psicologico e sondando il contesto sociale in
cui il crimine è maturato.
La terza e ultima parte, invece, è interamente dedicata al processo a cui venne sottoposto Roderick Macrae.
Progetto Di Sangue,
dunque, fonde generi diversi tra loro, facendo convivere il romanzo
storico con quello che noi siamo abituati a chiamare legal thriller.
Macrae Burnet trascina il lettore in un mondo lontanissimo dal nostro,
delineandone la struttura sociale e ponendo l’accento sui soprusi e lo
sfruttamento a cui viene sottoposta la comunità rurale di Culduie; ed è
altrettanto abile, attraverso una certosina ricostruzione storica e
l’adattamento di teorie criminologiche di derivazione lombrosiana, ad
appassionare ad una vicenda processuale, il cui esito, ovviamente,
evitiamo di anticiparvi.
Una
scrittura semplice e diretta, ma mai sciatta, un intreccio narrativo
perfettamente oliato, e la creazione di personaggi meravigliosamente
connotati dal punto di vista psicologico, fanno di Progetto Di Sangue
un romanzo palpitante e al tempo stesso ricco di riflessioni sulla
follia e sulla giustizia. Più per chi ama la storia che il thriller, ma
comunque degno di nota.
Blackswan, martedì 30/10/2018
Questo sembra molto, molto interessante.
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