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domenica 30 dicembre 2018

DOYLE BRAMHALL II - SHADES (Provogue, 2018)

Doyle Bramhall, il blues lo ha nel sangue, non fosse altro che il suo omonimo padre è stato il batterista di Lightnin’ Hopkins e ha suonato con Stevie Ray Vaughan e il fratello di questi, Jimmie. Di cose buone, però, questo figlio d’arte, ne ha fatte parecchie anche da solo, a prescindere dall’aristocratica parentela: ha formato gli Arc Angels con Charlie Sexton, ha militato nella band di Eric Clapton, è stato apprezzato sessionista nei dischi di Sheryl Crow, Susan tedeschi e Derek Trucks Band e ha pubblicato alcuni dischi da solista che hanno riscosso un discreto successo, anche commerciale.
E così, è inevitabile che gli addetti ai lavori sappiano che da questo fresco cinquantenne (ha compiuto gli anni il 24 dicembre) ci si possa aspettare solo musica di qualità: d’altra parte, se suoni con Clapton o Roger Waters non sei proprio l’ultimo degli sprovveduti. E che Doyle abbia talento, lo si capisce bene anche da quest’ultimo Shades, primo disco pubblicato per Provogue/Mascot Label Group e seguito del fortunato Rich Man del 2016 (album, quello, che segnava il ritorno sulle scene come solista dopo quindici anni di iato).
Il disco si apre con la cupa Love And Pain, canzone scritta per ricordare le vittime della strage avvenuta il primo ottobre del 2017 a Las Vegas, quando durante il Route 91 Festival, il sessantaquattrenne Stephen Paddock, ha aperto il fuoco con armi automatiche da una camera dell'hotel Mandalay Bay, sparando sulla folla del concerto, causando 58 vittime e ferendo altri 500 spettatori. Un brano dagli inevitabili risvolti politici, ma in cui Bramhall ha voluto soprattutto sottolineare l’aspetto umano della tragica vicenda e riflettere sulla caducità della vita umana.
Un tema ad alto rischio e ad ampio respiro, che contrasta con altri momenti più personali e raccolti, come accade nella splendida Break Apart To Mend, morbida melodia per pianoforte e una voce sorprendentemente infantile per raccontare il percorso di vita che ha portato Doyle a essere ciò che è ora. C’è commozione, c’è rimpianto, c’è la consapevolezza dell’età adulta sul fatto nulla arriva se non attraverso sacrificio e fatica.
Entro questi due estremi, quello della narrazione universale e personale, ci sono anche momenti molto divertenti grazie a quattro ospitate di lusso: in Everything You Need, Bramhall duetta con l’amico Eric Clapton, e sono emozioni vere, nella ballata Searching For Love, Norah Jones presta il suo piano e la sua voce, i Greyhounds innervano di psichedelica energia Live Forever, brano dal sapore molto Cream, mentre l'intera Tedeschi Trucks Band si unisce a Bramhall per la riuscita cover di Going Going Gone, rilettura di un brano di Bob Dylan preso in prestito da Planet Waves.
E’ soprattutto in queste canzoni che Bramhall appare maggiormente a suo agio, divertendosi con amici che condividono la sua idea di musica e che sanno sostenere al meglio il suono della sua chitarra. Se nei brani più propriamente solisti si apprezza la crescita del musicista come songwriter, nei duetti presenti nell’album emerge, invece, la vera anima del chitarrista, che spinge sulla propria indiscutibile abilità tecnica e cerca di dare una diversa profondità alla propria espressione artistica, grazie ad amici di cui si fida ciecamente. Il risultato è ottimo.

VOTO: 7





Blackswan, domenica 30/12/2018

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