Jungstotter
è lo pseudonimo sotto cui si cela il cantautore tedesco Fabian
Altstötter, nome già conosciuto nel panorama musicale teutonico per aver
fatto parte della band post punk dei Sizarr (sotto il moniker di Deaf
Sty). Questo Love Is è il suo primo lavoro da solista dopo lo
scioglimento del gruppo di appartenenza, avvenuto lo scorso anno, ed è
un disco che, pur portando in dote l’esperienza passata, si muove però
sul terreno di una sensibilità votata a un cantautorato crepuscolare, in
cui la voce da crooner di Altstotter disegna trame, ora languide, ora
disperatamente malinconiche.
In
scaletta, dieci canzoni che meritano di essere sviscerate attraverso
due diversi piani di lettura, uno prettamente razionale, l’altro,
squisitamente emozionale.
Da un punto di vista razionale, Love Is
suona come un disco clamorosamente derivativo, i cui rimandi sono
evidenti persino a un ascoltatore distratto: in queste canzoni, si
colgono le sottigliezze compositive di un David Sylvian meno elusivo, il
mood febbrile e la desolazione esistenziale di Nick Cave (a cui però
manca lo scintillio luciferino) e certe astrattezze pop degli ultimi
Talk Talk. Il timbro da crooner di Altstotter è impostato e
melodrammatico, e talvolta può risultare forzato e artificioso. I brani,
però, per quanto immediatamente riconducibili a chiarissime fonti di
ispirazione, scartano spesso dal prevedibile, con alcune intuizioni
negli arrangiamenti (soprattutto gli inserti elettronici mutuati,
evidentemente, dall’esperienza con i Sizarr) che rendono il risultato
finale meno ovvio di quanto si penserebbe.
Da
un punto di vista emozionale, invece, il disco tiene meravigliosamente
per tutti i quarantasei minuti di durata: lo sguardo di Jungstotter è
costantemente rivolto verso un orizzonte di sole calante, lambisce le
ombre dell’incombente notte, tratteggia affreschi di depressa malinconia
(alla faccia della freddezza tedesca), suggerisce languori nostalgici,
svela fragilità, trafigge il cuore col pungolo di dolorose amarezze,
rapisce i sensi con soundscapes dal sapore cinematico.
La tristissima Silence apre il disco evocando lo spirito del compianto Mark Hollis, la struggente Wound Wrapped In Song è geneticamente derivativa da Secrets Of Beehive di Sylvian, Sally Ran è pervasa dal mood melodrammatico di Anthony Hegarty, la title track cita Into My Arms di Cave, ma trova un sussulto di originalità in un controcanto femminile e straniante e in una minacciosa coda elettronica, The Rain è una ballata al pianoforte che distilla lacrime e disillusione con pathos misurato.
Tuttavia, Love Is
per quanto prenda in prestito sonorità appartenenti a marchi di
fabbrica noti, riesce a rapire ed emozionare l’ascoltatore, e se si fa
finta di non aver mai ascoltato prima queste ballate crepuscolari e
dolenti, il disco risulta davvero buono. Altstotter deve solo trovare
una propria originalità a livello di scrittura e appropriarsi
dell’unicità di timbro vocale che, meno impostato, sarebbe davvero in
grado di far battere il cuore. Il talento, comunque, c’è e, essendo
un’opera prima, Love is è promosso a pieni voti.
VOTO: 7
Blackswan, mercoledì 29/05/2019
Bello.
RispondiEliminaIntenso e malinconico.
Davvero bravo.
Si.Bella canzone, davvero.
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