Pagine

giovedì 26 settembre 2019

IL SENTIMENTO DEL FERRO - GIAIME ALONGE (Fandango, 2019)

Agli inizi degli anni Quaranta, il maggiore delle SS Hans Lichtblau viene messo alla guida di un programma di ricerca che utilizza i prigionieri dei campi di concentramento come cavie, ma anche come assistenti, inquadrati nel Kommando Gardenia. Sullo sfondo degli esperimenti, la “soluzione finale del problema ebraico”, l’avanzata nazista in Russia e la colonizzazione dei territori dell’Est, poi, inaspettata, la disfatta e la caduta di Berlino. Del Kommando fanno parte Shlomo Libowitz, nato in uno shtetl polacco e convertitosi al sionismo nel Lager, e Anton Epstein, ebreo assimilato della borghesia praghese, convinto che l’unica risposta possibile alla barbarie sia il socialismo. Shlomo e Anton sopravvivono alla guerra e al trattamento di Lichtblau, testimoni scomodi di un mondo passato, eppure ancora capace di influire sul presente. A distanza di quarant’anni, per conto di mandanti diversi e in apparenza inconciliabili, i due reduci si mettono sulle tracce di Lichtblau, il quale, in America Centrale, combatte i sandinisti per conto della CIA, razzia villaggi e smercia droga. Quella di Anton e Shlomo è una vendetta tardiva, in una corsa contro il tempo, perché la vita potrebbe essere troppo breve per saldare tutti i conti. Una spy story in bilico tra due continenti e due epoche, un romanzo corale su una civiltà al tramonto.

Il Sentimento Del Ferro è un libro che fonde mirabilmente due generi (il romanzo storico e la spy story), utilizzando come espediente narrativo la suddivisione del racconto in due diversi piani temporali, il primo, che si sviluppa durante gli anni della seconda guerra mondiale e della persecuzione del popolo ebreo, il secondo, invece, quarant’anni dopo, in un mondo che ancora non ha chiuso i conti con il nazismo. Un scelta, questa, che presenta non poche insidie, ma che Alonge gestisce con sicurezza e indubbia bravura.
Dopo una prima parte preparatoria, in cui vengono introdotti i protagonisti del romanzo, la lettura si fa sempre più intrigante, grazie a un ritmo in crescendo, a numerosi colpi di scena e a momenti d’azione carichi di suspense.
Sarebbe, però, assai riduttivo relegare Il Sentimento Del Ferro, sic et simpliciter, fra le letture di intrattenimento, perché nelle quattrocentosessanta pagine del romanzo c’è davvero molto di più. La ricostruzione storica, infatti, è minuziosa, attenta, e le digressioni sono inserite nel racconto in modo tale da non appesantire la lettura, ma anzi, da renderla ancora più appassionante. Alonge, in questo è un maestro, riesce a raccontare il nazismo, i campi di sterminio, la nascita dello stato di Israele, la Russia degli anni ’80, la lotta dei sandinisti contro il dittatore Somoza e le squadracce dei Contras spalleggiate dalla Cia, con rigore e senza alcuna forzatura, conducendo il lettore avanti e indietro nel tempo senza mai perdere la barra del timone.
E c’è, poi, lo sguardo carico di pietas e di empatia verso le vittime di tutte le guerre e verso una tragedia, come quella dell’Olocausto, troppo spesso raccontata con retorica e senza misura. Ne Il Sentimento Del Ferro, invece, c’è la narrazione asciutta di un abominio, ma anche il taglio compassionevole e colmo di umanità di chi osserva ma non può fare a meno di schierarsi e identificarsi.
Tutto il romanzo, poi, è permeato da un interrogativo etico che rappresenta anche il significato ultimo della narrazione: ha senso vendicarsi dopo tanto tempo trascorso dal male subito? La vendetta porta alla pacificazione interiore, rimette davvero tutte le cose al loro posto, o è l’ennesimo fardello di dolore che graverà sulle spalle della vittima? La risposta, ovviamente, si trova nella coscienza del lettore, che, giunto alla fine del romanzo, si troverà fra le mani un libro emozionante ma anche capace di instillare pensieri e riflessioni non banali.

Blackswan, giovedì 26/09/2019

Nessun commento:

Posta un commento