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domenica 14 giugno 2020

UNBELIEVABLE TRUTH - ALMOST HERE (Virgin, 1998)

E' durata un lampo la carriera degli Unbelievable Truth: solo tre anni di attività, dal 1997 al 2000, e due dischi in studio all'attivo.
Formatasi a Oxford nel 1993, la band capitanata da Andy, fratello minore di Thom Yorke (leader dei Radiohead), e composta anche dal polistrumentista e produttore Nigel Powell (The Sad Song Co., Frank Turner, Dive Dive, etc) e dal bassista Jason Moulster, prese il nome dall’omonimo film del 1989 diretto da Hal Hartley. Nemmeno il tempo di programmare il futuro e di mettere insieme un pugno di canzoni, che Andy Yorke saluta tutti e si trasferisce in Russia. Rientra in Inghilterra nel 1996, e da questo momento in avanti la breve storia degli Unbelievable Truth ha inizio.
Nel 1997 viene dato alle stampe il primo singolo, Building, via Shifty Records, un’etichetta locale, e l’anno successivo esce l’esordio della band, Almost Here, questa volta pubblicato da una major come la Virgin.
Un disco di canzoni fragili, cesellate nella porcellana diafana di un pop acustico, empatico e tendenzialmente depresso. Piccoli gioielli di semplicità e mestizia, geneticamente predisposte all’accordo in minore, avvolte in un tessuto sonoro scarno, dimesso ma non trasandato, in cui prevale l’utilizzo delle chitarre acustiche, talvolta appena sfiorate da echi quasi country, più spesso immerse in quelle calde acque malinconiche che segnano molta della musica britannica del periodo. D’altra parte, i geni non mentono: come per Thom, anche per Andy la malinconia era fonte d'ispirazione, sostanza e cifra stilistica.
Almost Here è una sorta di guida all’understatement del dolore, sempre sussurrato e mai gridato, declinato in atmosfere morbide che evocano il groppo in gola. Piccole canzoni, melodicamente inappuntabili e con un’anima grande così. Manca a Andy Yorke il genio del fratello, lo slancio sperimentale, l’intuizione melodica che strattona; eppure, questi undici brani riescono a conquistare più di un ascolto, magari in cuffia e nel buio della cameretta, dove Andy, mutate mutandis e con gli aggiornamenti sonori assorbiti dalla modernità del brit pop del momento, sembra quasi vestire gli abiti di un novello Nick Drake.
Be Ready, Solved, Building e Angel sono piccoli gioielli intagliati con cura artigianale, mentre la più movimentata e “rock” Higher Than Reason, è il singolo che traina i quarantadue minuti dell’album fino al ventunesimo posto delle charts inglesi.
Il successivo album, pubblicato nel 2000, sarà anche l’ultimo (l’anno successivo uscirà postumo Misc. Music, raccolta di B sides e di inediti). Leggermente più denso negli arrangiamenti, ma figlio dello stesso mood triste e crepuscolare, il disco chiuderà per sempre l’avventura degli Unbelievable Truth. SorryThankyou, si intitola: perdonateci e grazie di tutto. Una fine improvvisa ma non imprevedibile: l’ego di Andy, delicato singsongwriter dalla garbata introspezione, viene schiacciato irrimediabilmente dal paragone col fratello Thom, che negli stessi anni, coi suoi Radiohead, dà alle stampe due capolavori epocali: Ok Computer (1997) e Kid A (2000), che segneranno inesorabilmente la storia del pop britannico e non solo. Un peso troppo gravoso da portare sulle spalle di un’anima fragile. Peccato.





Blackswan, domenica 14/06/2020

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