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martedì 28 settembre 2021

LONELY WOMEN - LAURA NYRO (Clombia, 1968)

 


Laura Nyro era una donna che viveva di contraddizioni: dal lato umano, era una persona timida, insicura, schiva (si narra che durante la prima audizione per una grande casa discografica, volle suonare al buio, con il piano illuminato solo dalla luce di un televisore posto alle sue spalle), mentre il suo lato artistico svelava un’anima esuberante e passionale, un torrente in piena di note, poesia e raffinate fantasie letterarie. Laura abbatteva continuamente gli standard espressivi del suo tempo, si gettava in una febbrile ricerca, spesso istintuale, per superare i limiti convenzionali del fare arte e del comporre musica. Il suo estro compositivo era tutto tranne che rigoroso, la sua musica era costruita su coordinate talvolta indecifrabili, non apparteneva a un genere o a un contesto ben definito, dal momento che la sua ispirazione traeva linfa vitale da un coacervo di moduli, riadattati a uso e consumo di un'inventiva senza freno.

Eppure, come spesso accade a chi è capace di guardare oltre, la Nyro non trovò mai in vita il successo che avrebbe meritato: troppo colta e raffinata per il grande pubblico, incapace di comprendere quelle sue canzoni a incastro, prive della linearità che fa vendere dischi e rassicura l'ascoltatore. Totalmente disinteressata alla fama, si definiva "sposata alla musica e alla poesia", e riteneva che essere artisti significasse essere liberi di fare quel che si vuole, senza compromessi commerciali. La sua gloria, allora, arrivò postuma, solo dopo il prematuro decesso avvenuto nel 1997 per un tumore alle ovaie (lo stesso male che uccise anche sua madre).

Come la storia spesso ci ha insegnato, perché il mondo si accorgesse della Nyro, fu necessario che la sua musica venisse a mancare e che la critica si rendesse conto di quanto fosse attuale il suo linguaggio e di quanti artisti, nel corso degli anni, da quella musica abbiano tratto ispirazione. Eli And The Thirtheen Confession (secondo full lentgh datato 1968), a distanza di quasi cinquant’anni, non sembra invecchiato di un solo giorno. La Nyro era un artista che guardava al futuro e per questo, oggi, vive nel presente.

Il suo timbro unico, quell’esplosione di ottave da far tremare i cristalli e una capacità interpretativa multiforme e inimitabile, la collocano fra le più grandi vocalist di sempre. Prendete, ad esempio, l'iniziale Luckie e domandatevi quante volte nella vostra vita abbiate ascoltato qualcuno prendere tutte quelle note, con così tanta tecnica disinvoltura. Le tredici canzoni in scaletta brillano, quindi, per bellezza interpretativa e compositiva, e spaziano fra jazz, musical, pop, blues, soul, all’interno di un’architettura in cui l’estensione impossibile di Laura convivono con un'imprevedibile sequenza di cambi tempo, di improvvisi rallenti e di repentine accelerazioni. Il tutto impreziosito ed esaltato dagli arrangiamenti scintillanti di Charlie Calello, innovativi ed elegantissimi.

Difficile indicare una canzone più bella delle altre, ma se c’è un brano capace di toccare nel profondo, di risucchiarci nelle sue atmosfere malinconiche da jazz club in cui si tira l’alba tra volute di fumo, è Lonely Women, un blues che scorre sul velluto di complicate armonie vocali sulle quali la Nyro resta in equilibrio per raccontare, senza filtri, la vita difficile di tante donne sole.

Un’esistenza tetra e senza più attesa, scriveva Maupassant a proposito di Jeanne, protagonista del suo romanzo Una Vita. Ed esattamente questo il tema ripreso dalla Nyro in Lonely Women, il cui testo, poetico e dolente, è la perfetta fotografia di tante esiziali solitudini. “Nessuno si affretta a casa dalle donne sole, una ragazza potrebbe morire senza il suo uomo, E nessuno lo sa meglio delle donne sole”. E ancora: “Lasciami morire la mattina presto, lacrime amare, lacrime amare …non ho figli per cui essere nonna”.

Fuori dai consueti standard della ballata, il brano ha un’improvvisa accelerazione nella parte centrale, che nulla toglie, però, agli struggimenti evocati dal sax del grande Zoot Sims, che apre e attraversa la canzone. La Nyro, a proposito della performance del sassofonista, dirà in seguito:” Zoot Sims è entrato in studio guardando il pavimento. Poi ha fatto una cosa con il suo sax in cui si sente solo l'aria che esce dallo strumento, il suo modo di comunicare la sua solitudine nella canzone. Charlie (Calello) ed io sedevamo lì, e piangevamo. Era così bello ed era così bello perché era tutto nell'aria... questo uomo più anziano in questo grande studio in questo giorno di pioggia ... era così tranquillo, è stato fantastico."

 


 

Blackswan, martedì 28/09/2021

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