Registrato presso i Polar Studios di Stoccolma (quelli resi celebri dagli Abba, per intenderci), In Through The Out Door è l’ottavo e ultimo album in studio dei Led Zeppelin (il successivo Coda, datato 1982, è da considerarsi un disco antologico). La band, infatti, si scioglierà, di lì a poco, in seguito al decesso del batterista John Bonham, avvenuto il 25 settembre del 1980. In realtà, però, gli Zep non esistono più già da un po’. Esiliati all’estero da due anni per problemi riguardanti il fisco (da qui il titolo: attraverso la porta sul retro, per indicare un ritorno sulle scene complicato e di basso profilo), i quattro vivono il momento peggiore (ed esiziale) della loro carriera: i rapporti all’interno del gruppo sono freddini (tanto per usare un eufemismo), Page sta combattendo la propria battaglia personale per disintossicarsi dall’eroina e Bohnam è ormai in balia completa dell’alcolismo, che lo porterà prematuramente nella tomba.
Vista la condizione dei due, in studio lavorano quasi esclusivamente Robert Plant e John Paul Jones, il quale fa gran uso del sintetizzatore polifonico Yamaha GX-1, dando al suono del nuovo album una svolta pesantemente sintetica. Il disco, che risente di tutti questi problemi oltre che di un irreversibile calo d’ispirazione, è il punto più basso di una discografia fino a lì quasi ineccepibile: un lavoro frastagliato e incongruente, una via di mezzo tra un passato che è lontano ricordo e tentativi di imboccare nuove vie.
In una scaletta invero assai modesta, spunta però un piccolo gioiello a firma Plant/Page: è All My Love, una struggente ballad dedicata al figlio di Robert Plant, Karac, morto nel 1977, a soli cinque anni, per un’infezione intestinale. Un dolore immenso che non guarda in faccia nessuno: puoi essere una famosa rockstar, vivere nell’agio e nel mondo rutilante dello showbiz, ma il peso dello smarrimento continua a opprimerti e l’angoscia per quella morte immeritata non smette di cercare la strada del tuo cuore ferito.
Le liriche di All My Love sono poetiche e struggenti: “Lui è una piuma nel vento/ Tutto il mio amore per te adesso”, canta Robert con la voce quasi strozzata dal pianto. E poi, quel verso finale, così desolato e arreso, presa di coscienza che nulla tornerà come prima e che quel figlio, tanto amato, se n’è andato per sempre lasciando un vuoto incolmabile: “I Get A Little Bit Lonely”.
Leggenda vuole che la canzone fu eseguita solo una volta: troppo destabilizzante per la fragilità emotiva di Plant, ancora troppo stordente il dolore per una perdita assurda.
Blackswan, venerdì 29/10/2021
Condivido, questo disco era già lui una coda.
RispondiEliminaGli Zep avevano dato il loro meglio e nel 78 la musica andava ormai in un'altra direzione.
Sebbena anche altri brani fossero godibili, come ad esempio Carouselambra e a suo modo anche Fool in the rain, non c'è dubbio che questo sia il punto più alto dell'album.
Una sofferenza indescrivibile che diventa un brano aperto, a tratti addiritura arioso, e a mio parere per nulla cupo.
Sempre grandissimo, il dirigibile.