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venerdì 15 ottobre 2021

LOVE WILL TEAR US APART - JOY DIVISION (Factory, 1980)

 


Sono tante le canzoni che decantano le gioie dell’amore e l’emozione dell’innamoramento, ma ce ne sono ancor di più che parlano di amori agonizzanti o finiti. Questo, perché, spesso, è proprio dal dolore che si genera l’arte, spinta da quel moto dell’anima che Petrarca chiamava voluptas dolendi, o creata per arginare, comprendere e rielaborare una sofferenza che altrimenti non avrebbe altro sbocco che rodere l’anima. Non è un caso, quindi, che, solitamente, sono proprio gli amori infelici o impossibili quelli che si ricordano in eterno, mentre le relazioni che filano lisce, quelle certificate dell’happy ending, sovente imboccano la strada dell’abitudine e si vestono inevitabilmente di grigio. Soffrire per amore, evita l’oblio del sentimento, che finisce per essere cristallizzato in un ricordo imperituro o in un’espressione artistica, che ha la possibilità di diventare universale e perenne.

Lo sapeva bene Ian Curtis, il cui amore per Deborah Woodruff, all’inizio così totalizzante, si trasformò col tempo in un menàge claudicante, azzoppato dal passo lento dell’abitudine e da quell’artrite feroce che si chiama male di vivere. Un disagio che per Curtis era aggravato, in primo luogo, dalle continue crisi epilettiche, un male oscuro che gli prosciugava le forze, che deformava la sua visione della realtà e lo inchiodava a un destino di indeterminatezza, e, poi, messo in crisi da una liason, probabilmente del tutto platonica, con la giornalista belga, Annik Honorè.

L’amore per Deborah, che un tempo era in grado di lenire le ferite dell’anima, era divenuto, a un certo punto, un sentimento ingestibile e ingombrante, e quel rapporto che aveva sempre posseduto un potere taumaturgico, ora per Ian traboccava d’astio e di malevoli risentimenti, era solo fonte di dolore, di incomprensioni e recriminazioni.

Scorre aridissimo il nostro rispetto. Eppure c’è ancora questa attrazione che abbiamo mantenuto nelle nostre vite…E ho un sapore in bocca, mentre mi attanaglia la disperazione per qualcosa di tanto bello che proprio non può più funzionare.  Ma l’amore, l’amore ci farà a pezzi di nuovo”.

Sono parole amare, quelle che usa Curtis per raccontare che il suo sogno d’amore si è infranto e che nulla potrà mai rimettere a posto i cocci della relazione con Deborah. E’ una dichiarazione di resa di fronte all’impossibilità di amare e, in definitiva, anche di vivere.

Love Will Tear Us Apart venne pubblicata postuma alla sua morte e solo come singolo (successivamente trovò posto in Substance, raccolta datata 1988), regalando, però, ai Joy Division quel successo commerciale che non avevano mai raggiunto quando Curtis era in vita. Nel 2002, New Musical Express, autorevole testata musicale britannica, definisce la canzone il più bel singolo di tutti i tempi.

Ian Curtis morì suicida il 18 maggio del 1980, poco dopo aver scritto la canzone, impiccandosi a una rastrelliera nella cucina della propria casa, situata al numero 77 di Barton Street a Macclesfield. Lasciò la moglie Deborah, dalla quale si era ormai separato, e la figlioletta Nathalie. Aveva solo 23 anni.

 


 

 

Blackswan, venerdì 15/10/2021

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