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martedì 19 ottobre 2021

NEW YORK MINING DISASTER 1941 - BEE GEES (Polydor, 1967)

 


Villaggio di Aberfan, Galles. Sono le 9:05 del 21 ottobre 1966, quando una colata di fango e detriti, provenienti dagli scarti di lavorazione dell'estrazione del carbone e accumulati sulle colline circostanti, travolge il centro abitato, uccidendo 144 persone di cui 116 bambini e 28 adulti, quasi tutti all'interno della scuola elementare Pantglas Junior School.

La miniera è di proprietà della National Coal Board, l’ente pubblico che ai tempi gestiva l’industria mineraria del carbone. Lord Alfred Robens, presidente dell’ente, nega ogni addebito di responsabilità, rilascia dichiarazioni fuorvianti, occulta insistentemente la verità, che, come spesso succede in simili tragedie, ha a che fare con l’incuria e l’incompetenza: enormi cumuli, di roccia sbriciolata e scarti di lavorazione furono eretti su uno strato di arenaria altamente porosa che conteneva numerose sorgenti sotterranee, e diversi cumuli furono addirittura eretti direttamente sopra a delle fonti.

Dopo alcuni giorni di pioggia battente, centocinquantamila metri cubi di detriti saturi d’acqua si staccarono da crinale e scesero a velocità folle verso il villaggio, sommergendolo sotto uno strato di dodici metri. Nonostante le indagini acclararono le responsabilità dell’ente, l’azienda non venne multata e nessun funzionario fu perseguito penalmente.

Questa tragedia, evitabile e dalle conseguenze esiziali, colpi profondamente Barry e Robin Gibb, i quali, ispirati dai quei terribili fatti, l’anno successivo, scrissero New York Mining Disaster 1941. La canzone, il cui titolo è frutto di pura fantasia, visto che a New York, nel 1941, non vi fu alcun disastro minerario, immagina la storia di un minatore che, a causa di una frana, si trova intrappolato nelle viscere della terra, nella vana attesa di soccorsi che non arriveranno mai.

Rassegnato a morire, mentre l’ossigeno viene progressivamente a mancare, il protagonista, alla fioca luce di una lampada a olio, mostra a un compagno di sventura la foto della moglie che non rivedrà più. “Nel caso mi succedesse qualcosa, c'è qualcosa che vorrei che tutti voi vedeste. È la fotografia di qualcuno che conoscevo. Ha visto mia moglie, signor Jones? Sai com'è fuori? Non parlare troppo forte, causerai una frana, signor Jones.” Versi che esprimono il disperato bisogno di aggrapparsi al pensiero della persona più cara, il terrore di perderla per sempre, la foto come ultimo anelito d’amore prima di essere inghiottito per sempre nel ventre scuro della terra.

Perché ormai il destino è segnato e le speranze di salvezza sono ridotte al lumicino: “Continuo a tendere le orecchie per sentire un suono. Forse qualcuno sta scavando sottoterra, o si sono arresi e sono andati tutti a casa nel loro letto, perché pensano che quelli che una volta erano vivi ora devono essere morti.

Leggenda vuole che la canzone, contenuta nell’album di debutto del gruppo australiano, fu scritta da Barry e Robin, mentre erano seduti su una scala buia alla Polydor Records, a seguito di un'interruzione di corrente. La circostanza particolare e il ricordo dei tragici fatti di Aberfan, furono lo spunto per raccontare la triste storia di un minatore disperato e in punto di morte, mentre il riferimento a New York fu inserito perché il titolo del brano fosse geograficamente comprensibile a tutti.

Un ultimo appunto, che rende più suggestivo l’ascolto della canzone: nella seconda e nella terza strofa, le linee vocali diventano più lente, come a voler sottolineare come, ormai, la vita dei minatori fosse giunta al termine.

 


 

 

Blackswan, martedì 19/10/2021

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