A dispetto di riscontri commerciali sempre in linea con la standard di stelle di prima grandezza, l’evoluzione artistica dei Red Hot Chili Peppers sembrava essersi arenata dopo l’uscita di By The Way (2002), un disco che confermava la svolta pop del gruppo, ma che offriva ancora momenti di scrittura davvero notevoli. Poi, l’altalenante Stadium Arcadium (2006) due dischi, I’m With You (2011) e The Getaway (2016), che, a voler utilizzare un eufemismo, potremmo definire prescindibili, inutili appendici di un’ispirazione asciugata ai minimi termini.
In un certo senso, quindi, Unlimited Love è più che una semplice uscita targata Red Hot Chili Peppers: è il primo disco, dopo un decennio, che vede nuovamente Rick Rubin in cabina di regia, è il primo disco, dal 2006, a presentare nuovamente John Frusciante alla chitarra e, soprattutto, è una sorta di prova del nove, per capire se la band losangelina sia oggi solo una macchina da soldi o abbia ancora qualcosa da dire.
Come era presumibile, il ritorno di Frusciante, ha avuto un impatto notevole sul disco. Il suo sostituto, Josh Klinghoffer, è sicuramente un musicista di talento, ma rimpiazzare l'uomo che ha scritto il riff di Under The Bridge era impresa titanica, e mai come nei due lavori precedenti, si percepiva che alla band e all’identità del suono mancava il talentuoso figliol prodigo. È significativo, in tal senso, che Black Summer, il singolo principale e la traccia di apertura di Unlimited Love, sia la prima cosa che Frusciante ha scritto rientrando alla casa madre. Altrettanto significativo è che Frusciante suona (in questo pezzo – assolo strepitoso!- e in tutto il disco) in modo non dissimile da come aveva fatto in passato, dando lustro a gioielli del calibro di Scar Tissue e Zephyr Song, come a voler rimarcare l’importanza del suo tocco iconico, nel plasmare un suono che sia RHCP al 100%.
Rubin, che aveva indirizzato la svolta commerciale della band (Blood Sugar Sex Magik) e plasmato la svolta pop di fine degli anni '90 (Californication), dal canto suo, ha spinto la band verso un approccio jammistico alla composizione, incoraggiando i quattro a suonare e registrare dal vivo, come fossero su un palco. Il risultato sono diciassette canzoni in gran parte costruite sulle linee di basso di Flea e sulle ritmiche sincopate di Chad Smith, avvolte dal suono liquido della chitarra di Frusciante e dal cantato di Kiedis, mai così asciutto in passato.
Ciò che è evidente, anche dopo 15 anni di separazione, è una ritrovata unità d’intenti, così che Unlimited Love suona come il lavoro di vecchi amici che non sono mai sembrati più a loro agio in compagnia l'uno dell'altro e credono di avere ancora qualcosa da offrire al proprio pubblico.
Nonostante la mancanza di tensione creativa che ha alimentato i loro album più riusciti, in scaletta ci sono momenti decisamente buoni. L'accattivante Aquatic Mouth Dance ha un famigliare e potentissimo tiro funk, levigato da scintillanti ottoni e dal suono retrò dei synth, il groove di Poster Child è di quelli che non lasciano scampo, grande rap di Kiedis e un tappeto strumentale di gran classe, che incorpora spolverate d'organo e lick di chitarra psichedelici.
The Great Apes è esaltata dalla chitarra di Frusciante, sugli scudi soprattutto grazie a un assolo frenetico e rovente, These Are The Ways parte come una tranquilla ballata che si apre a un ritornello rock innodico, scandito dal battito urgente di Smith, e The Heavy Wing, è un saliscendi di cambi tempo, sferzati ancora dalla chitarra di Frusciante, vibrante e distorta.
Poi ci sono le gemme nascoste, quelle che emergono dopo ascolti ripetuti, come White Braids & Pillow Chair, ballata apparentemente innocua, che improvvisamente accelera i passi, acquisendo uno straniante accento surf, come Veronica, carica di acidi e di sentori anni ’60, o come Bastards Of Light, il cui andamento prevedibile e solare viene inaspettatamente interrotto da trenta furiosi secondi di voci distorte, percussioni violente e chitarre fragorose. Chiude Tangelo, chitarra acustica, tappeto di synth e la voce morbida di Kiedis, per cucire un episodio di minimalismo carico di sentimento, perfettamente riuscito nella sua scarna esposizione.
Unlimited Love non è certo un disco che finirà nelle classifiche di fine anno, ma rispetto ai suoi due predecessori, testimonia di una band che ha ritrovato una lucidità che sembrava da tempo perduta. C’è tanto mestiere, certo, e non tutte le canzoni sono centrate, ma quando l’ispirazione alza l’asticella, si possono nuovamente ascoltare gli echi di un’antica gloria, e una band che suona affiatata, corroborata dal suono unico di Frusciante, uno che suona poche note, ma tutte capaci di riaccendere il fuoco sacro della passione.
VOTO: 7
Blackswan, mercoledì 06/04/2022
un ottimo ritorno
RispondiElimina@ Ernest: decisamente si, soprattutto rispetto alle ultime prove.
RispondiEliminaNon così talentuosi, a mio parere, ma immagino che siano anche gusti personali.
RispondiElimina@ Ezzelino: immagino di si. A mio parere, da un punto di vista tecnico, la band è molto rodata. :)
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