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venerdì 30 settembre 2022

VENUS - BANANARAMA (London Records, 1986)

 


Quando a maggio del 1986, le Bananarama pubblicano Venus, singolo tratto dal loro album True Confessions, scalano le classifiche di mezzo mondo, arrivando ad aggiudicarsi, addirittura, la prima piazza negli Stati Uniti. Quel trio femminile dal nome un po' stupido (scelto proprio per trasmettere un’idea di leggerezza e divertimento), e che aveva mosso i primi passi grazie ai buoni offici di Steve Jones e Paul Cook dei Sex Pistols, aveva eseguito spesso e volentieri la canzone dal vivo, anche prima della sua pubblicazione ufficiale.

Quando, visti gli ottimi riscontri del pubblico durante le performance live, la band decise che il brano potesse avere una versione definitiva da pubblicare come singolo, dovette però scontrarsi con i produttori Steve Jolley e Tony Swain, ai quali Venus non piaceva granchè, ma soprattutto erano restii all’interpretazione in chiave dance che Sara Dallin, Siobhan Fahey, e Keren Woodward volevano dare alla canzone. Ne derivarono numerosi alterchi che scaturirono nel licenziamento dei due produttori, prontamente rimpiazzati dal trio delle meraviglie composto da Mike Scott, Matt Aitken e Pete Waterman (al secolo meglio conosciuti con il marchio di fabbrica di Stock, Aitken & Waterman) che avevano da poco portato al successo You Spin Me Round (Like A Record) dei Dead Or Alive, che per le Bananarama rappresentava una vera e propria cartina di tornasole su come produrre un grande brano dance.

La canzone, che ha come protagonista la dea Venere, quale archetipo di bellezza e amore (Goddess on the mountain top, Burning like a silver flame, The summit of beauty and love), e che contiene velati ammiccamenti sessuali (I'm your Venus, I'm your fire, And your desire), divenne un tormentone radiofonico e un irresistibile riempipista, anche grazie al traino di un video frivolo e ammiccante, trasmesso massicciamente da MTV, in cui le tre ragazze apparivano in una veste decisamente più sexy rispetto al passato.

E questa è solo la storia più recente della canzone, il cui successo risale al 1969, quando il brano, scritto da Robbie van Leewuen, venne lanciato come singolo sul mercato dalla rock band olandese degli Shocking Blue, gruppo che furoreggiò in patria e negli States tra la fine degli anni ’60 e l’inizio del decennio successivo (le statistiche parlano di più di tredici milioni di copie vendute).

Corsi e ricorsi storici, Venus arrivò a piazzarsi in vetta a Billboard anche nella sua versione originaria, pubblicata per il mercato americano nel novembre del 1969. Il brano fu scritto dal chitarrista degli Shocking Blue ispirandosi a The Banjo Song di Tim Rose, portata al successo dai The Big 3 e, a sua volta, plasmata sul grande classico di Stephen Forster, Oh Susanna! Per non farsi mancare proprio nulla, poi, Robbie van Leeuwen prese in prestito, per l’incipit della canzone, lo stesso riff di Pinball Wizard degli Who.

Un patchwork riuscitissimo, dunque, interpretato dalla voce della iconica cantante Mariska Veres, una sorta di Cher dei Paesi Bassi, ai tempi, molto amata per la sua voce sensuale, le esibizioni eccentriche e il suo aspetto bizzarro, che presentava occhi cerchiati di kohl, zigomi alti e lunghi capelli nero corvino, che in realtà erano una parrucca. La bella Veres, peraltro, mai si accorse, che il testo che continuava a cantare in ogni apparizione pubblica, conteneva un errore di battitura: il termine “goddess”, ovvero “dea”, era stato sostituito per sbaglio da “goodness”, ovvero “divinità”. Una piccola sfumatura, per carità, ma che poi, in tutte le successive reinterpretazioni del brano, fu prontamente corretta.

 


 

 

Blackswan, venerdì 30/09/2022

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