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venerdì 18 novembre 2022

MAMMA MIA - ABBA (Dig-it, 1975)

 


Per Bjorn Ulvaeus, chitarrista degli Abba, scrivere i testi delle canzoni era un vero e proprio supplizio. Conosceva poco l’inglese e non riusciva a mettere insieme liriche che lo soddisfacessero. Queste difficoltà nell’utilizzo della lingua anglosassone si protrassero per i primi due album rilasciati dalla band svedese, quando la composizione testuale veniva considerata dai quattro un male necessario, un’attività ovviamente indispensabile, ma che era comunque una parte risibile del processo creativo. L’idea di base, infatti, era quella di trovare un hook e poi di costruirci intorno qualcosa, non importa quanto senso avesse, purchè fosse cantabile. Fu solo dal terzo album in avanti, quando la conoscenza dell’inglese di Ulvaeus migliorò, grazie al fatto che la band aveva iniziato a viaggiare molto, che le cose cambiarono e i testi divennero una parte importante delle loro canzoni.

Accadeva spesso, poi, che quando la musica era pronta, il manager della band, Stig Anderson, si inventava titoli che suggeriva a Bjorn Ulvaeus e Benny Andersson, i quali iniziavano a scrivere le liriche partendo proprio da quella idea iniziale. Mamma Mia è il perfetto esempio di come lavoravano gli Abba in quel periodo: un titolo, scelto da Anderson, in lingua italiana (una frase che noi usiamo spesso per esprimere sorpresa), su cui la band ci ricamò sopra.

Il risultato fu un incredibile esempio di dissonanza lirica: una melodia contagiosa e orecchiabile, ma delle liriche tristissime, che parlano della fine di un amore e del dolore di dover lasciare andar via qualcuno che vorresti invece trattenere. Una donna che è stata tradita (“Sono stata ingannata da te”, “Sono stata arrabbiata e triste per le cose che fai”) e che è decisa a chiudere quella relazione che tanto la fa soffrire (“quindi ho deciso, deve finire”), anche se, poi, la lontananza fa ancora più male (“Sì, ho il cuore spezzato dal giorno in cui ci siamo lasciati. Perché, perché ti ho lasciato andare?”) e il rapporto diventa un tira e molla, un continuo prendersi e lasciarsi senza soluzione di continuità (“Non riesco a contare tutte le volte che ti ho detto che abbiamo finito. E quando te ne vai, quando sbatti la porta, Penso che tu sappia che non starai via troppo a lungo. Sai che non sono così forte”).  Perché spesso, anche un amore tossico ha un potere invincibile, che tiene stritolati in una morsa, liberarsi dalla quale è drammaticamente difficile. Quindi, ogni volta che cantiamo questa canzone a squarciagola, giustamente pervasi da una dose generosa di energia positiva, in realtà stiamo pronunciando parole tristissime, che sgorgano dal cuore di una donna ferita, prigioniera di un irresolubile dolore.

Meritano una menzione un paio di curiosità legate alla canzone. Nel 2010, il Partito popolare danese (destra xenofoba) ha rielaborato il testo di Mamma Mia in onore del capo dell'organizzazione, la signora Pia Kjaersgaard. La loro versione rivista è stata suonata spesso alle manifestazioni del partito, ma dopo che Benny Andersson e Bjorn Ulvaeus hanno minacciato di citare in giudizio il partito, è stato raggiunto un accordo extragiudiziale, con cui i danesi hanno rinunciato a usare il brano.La canzone, poi, ebbe un notevole successo commerciale in tutta Europa, arrivando nella top ten di numerosi paesi e, addirittura, fino alla seconda piazza delle chart inglesi. A rubarle il primato, fu, però, Bohemian Rhapsody dei Queen, che, guarda caso, nel testo contiene proprio l’esclamazione: Mamma mia!  




Blackswan, Venerdì, 18/11/2022

2 commenti:

  1. Degli Abba si può dire tutto quello che si vuole, ma i loro pezzi funzionano alla grandissima.
    Non ce n'è uno, almeno di quelli più famosi, che non si ascolti sempre volentieri.
    E poi la slpendida Agnetha, oh ragazzi...

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