In Rock dei Deep Purple non ha certo bisogno di molte presentazioni, è un disco famosissimo e seminale, un vero e proprio manuale dell’hard rock (arricchito da reminiscenze blues, prog e psichedeliche) che darà una svolta decisiva alla carriera della band inglese, nella cui line up, da quel momento in avanti, entrano in pianta stabile il bassista Roger Glover e Ian Gillan, un giovane cantante dalla voce potente e dall’estensione inarrivabile.
Tutto, in questo album, è iconico: la copertina, che raffigura il volto dei cinque musicisti incastonati nella roccia, a evocare l’immagine dei presidenti americani scolpiti nel monte Rushmore, il suono “roccioso”, aggressivo, a tratti maestoso, i duelli all’arma bianca tra l’hammond di Lord e la chitarra di Blackmore, le acrobazie vocali di Gillan e un filotto di canzoni indimenticabili, tra cui eccellono Speed King, Bloodsucker, Hard Lovin’ Man e, ovviamente, Child In Time, uno dei brani più famosi di tutti gli anni ’70.
Dal punto di vista delle liriche, Child In Time declina un testo fortemente antimilitarista, che prende spunto dalla guerra nel Vietnam, ma che, per estensione, punta il dito contro tutte le guerre. Il punto di vista è quello di un bambino, il cui destino è segnato da una vita senza speranza, in un mondo violento, in cui a dominare è la paura di essere colpito da un proiettile vagante (“Vedrai la linea tracciata tra buono e cattivo. Guarda il cieco sparare al mondo, proiettili che volano”).
La canzone, vista anche la lunghezza (circa dieci minuti nella versione in studio) può essere considerata come una suite, costruita intorno a un giro di hammond di Lord, la cui melodia in crescendo viene portata al parossismo dagli acuti aggressivi di Gillan, qui in una delle sue più celebri performance.
Come molti sanno, però, il tema principale del brano venne “preso in prestito” dai Deep Purple a un brano intitolato Bombay Calling, composto da una band californiana chiamata It's A Beautiful Day. Un giorno, Lord (che era fidanzato con Pattie Santos, la cantante di quel gruppo) stava suonando la melodia di Bombay Calling alle testiere e Gillan incuriosito si avvicinò al tastierista per chiedere lumi. A entrambi il brano piaceva moltissimo, così decisero di tenerne la melodia come base e di arricchirla con le parti cantate (Bombay Calling era strumentale), raddoppiandone, in pratica, il minutaggio. Un plagio? Non proprio, visto che i Deep Purple non hanno mai fatto mistero della loro fonte di ispirazione, e hanno, comunque, stravolto l’originale, rendendolo decisamente più corposo e plasmandolo attraverso il marchio di fabbrica (gli assoli di Lord e Blackmore) che caratterizzava il loro suono.
Nonostante sia una delle canzoni più amate dai fan e dalla band stessa, i Deep Purple non suonano Child in Time dal loro tour europeo del 2002. Ian Gillan, infatti, è riluttante a cantarla perché non riesce più a raggiungere quelle vette vocali vertiginose. In un’intervista di qualche anno fa, il cantante raccontò che, quando si esibiva dal vivo, affrontava Child In Time come se fosse una gara olimpica, estenuante e faticosissima. Così, rendendosi conto che con l’età non era più in grado di rendere onore a quella canzone tanto amata, decise che piuttosto che eseguirla male, era di gran lunga preferibile non suonarla più.
Blackswan, martedì 05/09/2023
Nell'eterno derby tra Led Zeppelin e Deep Purple (notoriamente, chi ascolta gli uni tende a calcolare poco gli altri e viceversa), da zeppeliniano ho sempre pensato che quello tra Gillan e Plant fosse il confronto meno impari.
RispondiEliminaIn questo brano, in particolare, Gillan faceva cose veramente da pazzi