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martedì 13 febbraio 2024

ANTHONY DOERR - TUTTA LA LUCE CHE NON VEDIAMO (Rizzoli, 2017)


 

È il 1934, a Parigi, quando a Marie-Laure, una bambina di sei anni con i capelli rossi e il viso pieno di lentiggini, viene diagnosticata una malattia degenerativa: sarà cieca per il resto della vita. Ne ha dodici quando i nazisti occupano la città, costringendo lei e il padre a trovare rifugio tra le mura di Saint-Malo, nella casa vicino al mare del prozio. Attraverso le imposte azzurre sempre chiuse, perché così impone la guerra, le arriva fragorosa l'eco delle onde che sbattono contro i bastioni. Qui, Marie-Laure dovrà imparare a sopravvivere a un nuovo tipo di buio. In quello stesso anno, in un orfanotrofio della Germania nazista vive Werner, un ragazzino con i capelli candidi come la neve e una curiosità esuberante per il mondo. Quando per caso mette le mani su una vecchia radio, scopre di avere un talento naturale per costruire e riparare questi strumenti di fondamentale importanza per le tattiche di guerra, un dono che si trasformerà nel suo lasciapassare per accedere all'accademia della Gioventù hitleriana, e poi partire in missione per localizzare i partigiani. Sempre più conscio del costo in vite umane del suo operato, Werner si addentra nel cuore del conflitto. Due mesi dopo il D-Day che ha liberato la Francia, ma non ancora la cittadina fortificata di Saint-Malo, i destini opposti di Werner e Marie-Laure convergono e si sfiorano in una limpida bolla di luce.

 

Ci sono libri che hanno il potere di riportare il lettore agli anni dell’adolescenza, a quelle letture rubate al sonno, ai romanzi letti nel cuore della notte, sotto le coperte, la luce di una piccola pila a illuminare un mondo. Letture formative, avvincenti, indispensabili, che forgiavano l’immaginazione, che creavano un immaginario di sentimenti, un habitus etico, nutrendo la fantasia dell’astrazione e la profondità del ragionamento. Questi romanzi li chiamiamo classici, e sono quei libri di cui Italo Calvino diceva che “non hanno mai finito di dire quel che hanno da dire”.

Tutta La Luce Che Non Vediamo assolve nel migliore dei modi a questa funzione, è un piccolo classico, un’emozionante storia di formazione, capace di appassionare un adulto e, al contempo, di toccare l’anima di un giovane lettore, che verrà rapito da una trama ammaliante, e si troverà a confrontarsi con temi decisivi per il suo cammino verso la maturità.

Doerr, che per questo romanzo ha vinto il premio Pulitzer per la letteratura nel 2015, sorprende per la sua prosa dal sapore antico, quasi ottocentesco, che si tiene però lontana da paludamenti aulici, scegliendo, invece, la strada di un’esposizione snella e di un ritmo che, pur senza esasperazione, mantiene desta l’attenzione per tutte le oltre cinquecento pagine di durata del libro. Una scrittura che, pur nella sua immediatezza, si presenta, comunque, sempre densa e avvolgente, aprendo a vari piani di lettura: dal più subitaneo e palpitante, quello, cioè di due drammatiche traiettorie esistenziali che il destino porterà a incrociarsi, a quello più sotterraneo e più riflessivo, che affronta temi complessi, senza banalizzazioni, ma con lucida profondità.

E’ questa stratificazione, questo scandagliare l’animo umano di fronte alle avversità della vita, questo raccontare una tragedia, tanto universale quanto personale, a rendere il romanzo di Doerr un istant classic, una lettura emotiva ed emozionante, un vademecum etico ad ampio raggio, attualissimo nell’esporre la stretta connessione tra l’uomo di oggi e quello di ottant’anni fa, tra l’insensata follia della guerra e l’altrettanto insensata deriva etica degli anni terribili che stiamo vivendo.

La storia non ha insegnato nulla, facciamocene una ragione. La guerra, il nazismo, la persecuzione delle minoranze, sono il duro pane quotidiano delle nostre esistenze, oggi come allora. E se il tema dell’efferatezza della guerra, dell’indottrinamento ideologico, della prevaricazione nei confronti dei più deboli, occupa pagine dolorose e di cruda violenza, Doerr dimostra, in egual modo, straordinaria sensibilità nel raccontare i raggi di sole di un’umanità che, pur messa alle strette, è ancora capace di atti di coraggio e di compassione.

Ecco allora, il papà di Marie-Laure che si prende amorevole cura della figlia non vedente, creando un mondo alternativo alla disabilità, in cui è il tatto a generare emozioni, la fantasia e la lettura il grimaldello per scardinare la porta di una vita imprigionata nel buio, e la consapevolezza di sé il carburante nobile per sopravvivere alle avversità e alla malvagità altrui. Ecco, Etienne, lo zio di Marie – Laurie, un fantasma che si nasconde al mondo, vittima degli incubi vissuti durante il primo conflitto mondiale, che grazie alla nipote, trova nuovamente la forza di lottare e il coraggio di fare ciò che è giusto. E poi, Werner, la cui anima, prima piegata dall’indottrinamento nazista, trova la forza di ribellarsi, dopo un percorso di dolorosa comprensione, ricongiungendosi alla pietas e all’amore.

L’amore per noi stessi e per il prossimo. E’ questa tutta la luce che non vediamo, la sola luce che conta, quella che è sempre presente a illuminare il cammino, a farci scegliere il bene e combattere il male. E c’è anche un’altra luce, non meno importante, che Doerr omaggia con pagine di straordinaria bellezza: quella che nasce dal potere evocativo della radio, uno strumento che anche oggi non ha perso un grammo del suo misterioso fascino, e che è capace di far volare l’immaginazione, esattamente come quei romanzi di Jules Verne che Marie-Laurie legge, con vorace e appassionato trasporto. Pennellate di colore che liberano l’anima dal gioco alienante dell’oscurità.

Dal libro è stata tratta una miniserie Tv, che potrete guardare su Netflix, e che vanta un cast d’eccezione, visto che tra gli interpreti ci sono Mark Ruffalo e John Laurie. Una visione piacevole, ma ben lontana dall’intensità e dalla profondità del libro, la cui trama è stravolta dall’adattamento cinematografico e da una sceneggiatura che tende a semplificare il testo e ad aggiungere personaggi, arrivando persino a modificare il finale.

 

Blackswan, martedì 13/02/2024

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