Hanno già ordinato la mia morte…” Maurizio Abbatino parla e racconta quello che ha visto e vissuto in prima persona. Anni di delitti, di vendette, di potere incontrastato su Roma e non solo. Misteri italiani, dal delitto Pecorelli all’omicidio di Aldo Moro, fino alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Protagonista di una stagione di sangue che ha segnato la storia più nera del nostro paese; fondatore e capo, con Franco Giuseppucci, della banda della Magliana, Abbatino è l’ultimo sopravvissuto di un’organizzazione che per anni si è mossa a braccetto con servizi segreti, mafia e massoneria. In queste pagine racconta la genesi della banda, le prime azioni, la conquista della città, gli arresti, le protezioni in carcere e fuori, l’inchiesta avviatasi oltre vent’anni fa a partire dalle sue confessioni. Può considerarsi il prologo di Mafia capitale: “Ritornano dei cognomi, si rivede un metodo… Abbastanza per pensare che le traiettorie del vecchio gruppo criminale non si siano esaurite” ha affermato l’attuale capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone. Nel libro scorre la storia d’Italia vista con gli occhi di un criminale sanguinario che ha fatto arrestare altri criminali sanguinari. Molti di loro sono tornati liberi. Lui no. Aspetta, dice, la sua esecuzione. “Sono tornato dove tutto è cominciato. Perché è qui che deve finire.”
Una bella serie tv e un altrettanto bel film hanno reso note le vicende della banda della Magliana al grande pubblico, ammantandole, forse involontariamente, di un’ingiustificata aura di romanticismo. Questo capitolo della più recente Storia italiana, però, di romantico non ha proprio nulla. Sono stati, invece, anni oscuri, grondanti di sangue e pervasi di terrore, le cui esiziali propaggini hanno preso nuova forma e nuova linfa vitale, arrivando fino a noi col nome non meno inquietante di Mafia Capitale (“Ritornano i cognomi, si rivede un metodo…”).
Maurizio
Abbatino, detto Crispino o il Freddo, di quella banda fu uno dei boss
più spietati, un killer risoluto e sanguinario, che dopo una vita di
efferati delitti (“Non so dire quante volte ho ucciso. Ma ricordo i nomi di tutte le mie vittime. La cosa strana è che non riesco a contarle”)
ha deciso di collaborare con la giustizia, di fare nomi e cognomi, di
raccontare le dinamiche di un sistema lucido, feroce e implacabile, che
per decenni ha spadroneggiato su Roma e non solo.
Questa storia, filtrata attraverso lo sguardo disincantato di Abbatino, oggi anziano e malato, viene raccontata in una lunga intervista, che il boss della Magliana ha rilasciato alla brava e coraggiosa Raffaella Fanelli (Repubblica, Panorama, Oggi, etc.), giornalista d’inchiesta che ha reso avvincente come un romanzo duecentosessanta pagine che si leggono tutte d’un fiato, e col fiato sospeso.
Non sono solo episodi noti a chi ha guardato la serie tv o il film (come il rapimento Grazioli o l’uccisione del Libanese, per citarne un paio): La Verità Del Freddo, infatti, scava più nel profondo, cercando di dare un’interpretazione (a volte solo parziale) a molti fatti di cronaca che hanno segnato la storia del nostro paese degli ultimi cinquant’anni, dal rapimento di Moro all’omicidio Pecorelli, dalla sparizione di Emanuela Orlandi all’attentato a Papa Giovanni Paolo II.
Lo
scenario tratteggiato dalle dichiarazioni del Freddo è quello di un
verminaio senza fondo, in cui delinquenza organizzata e mafia intessono
relazioni e alleanze con servizi segreti, istituzioni politiche e
religiose, in un intreccio di do ut des, ricatti e connivenze, contro
cui i pochi fedeli servitori dello Stato nulla poterono fare, perché
osteggiati, depistati e spietatamente assassinati (uno su tutti il
giudice Occorsio).
Una storia di sangue, tradimenti e insabbiamenti che arriva fino a Mafia Capitale (la figura di Carminati, uomo nero della Magliana e padre padrone di Roma nei decenni successivi), quando, poco prima dell’inizio del processo, Abbatino viene privato dello speciale regime di protezione per i collaboratori di giustizia, decisione che suona contemporaneamente come avvertimento e minaccia.
La verità Del Freddo è un viaggio attraverso decenni di storia che aspettano ancora delle risposte definitive, palpitante come un thriller, tragico e inquietante come la deriva di un paese terminale, incapace di fare i conti con il proprio passato, e il cui futuro si prospetta sempre più buio.
Blackswan, giovedì 03/10/2024
Gli epigoni politici di quella fogna godono di ottima salute e di ampio consenso, ahimè.
RispondiEliminaPurtroppo, è esattamente così.
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