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lunedì 5 maggio 2025

Streetlight - Night Vision (Frontiers, 2025)

 


Gli svedesi Streetlight hanno fatto il loro esordio un paio di anni fa con Ignition, un disco così immerso nel passato, da superare di slancio il concetto di nostalgia: a scatola chiusa, infatti, si sarebbe detto un album concepito decenni fa, e non il recupero moderno di un suono antico. Quello del quintetto nordico, però, non è certo un caso isolato.

E’ davvero stupefacente, basta dare un’occhiata alle numerose pubblicazioni degli ultimi anni, come, soprattutto in Europa del Nord, un genere che ha raggiunto l'apice commerciale negli Stati Uniti circa 40 anni fa, continui a suscitare un’attrazione fatale. AOR, rock melodico, rock radiofonico, qualunque sia il nome che gli si voglia dare, non si può negare che sia vivo e vegeto, e continui a sedurre schiere di fan. Merito anche della nostra Frontiers, un’etichetta che si è spesa, e non poco, per rilanciare un genere, che vede negli Streetlight degli interpreti di livello altissimo.

Se il precedente Ignition era un gran bel disco, questo nuovo Night Vision è addirittura superbo. Un viaggio a ritroso nel tempo, fino al cuore degli anni ’80, dove negli Stati Uniti facevano sfracelli band come Toto, Journey, Foreigner e Survivor, solo per citare alcune della band di riferimento del quintetto svedesi.

Non siamo al copia incolla, però: la musica degli Streetlight possiede una rara consapevolezza filologica e conosce la sublime arte di costruire un ritornello uncinante. La canzoni, tutte e dieci decisamente belle, sono costruite sul perfetto bilanciamento fra chitarre suonate dall’ottimo Filip Stenlund (un suono abbastanza duro per il pubblico rock, ma non troppo da spaventare ascoltatori generalisti) e le tastiere nostalgiche e vintage di John Svensson. La produzione, poi, è impeccabile, ogni strumento è adeguatamente illuminato, la voce morbida di Johannes Häger cattura fin dal primo momento, così come l’abilità di creare di interplay vocali di rara suggestione e la propensione a sbirciare con eleganza e gusto nel contiguo mondo del progressive.  

Il taglio Aor old school è evidente fin dall’iniziale "Long Distance Runner", suono rotondo, groove trascinante, melodia uncinante che si dipana fra synth sognanti, un riff di chitarre graffiante e un incredibile gioco di specchi delle voci, tra controcanti e coretti efficacissimi. Il suono si fa più pompato in "Captured In The Night" (che cita, involontariamente, "Gloria" del nostro Tozzi) e nella partenza a razzo di "Sleep Walk" che fa venire in mente i migliori Survivor e che offre nuovamente, tra un assolo di chitarra e uno di synth, autentica maestria nel creare intrecci vocali che lasciano sbalorditi.

Gli Streetlight centrano il bersaglio anche quando rallentano il passo: "Leanna", che cita smaccatamente i Toto anche nel vezzo di intitolare una canzone con un nome di donna, è uno dei brani più emozionanti ascoltati quest’anno (la meraviglia del ritornello, l’eleganza squisita delle strofe), così come "Fly With Angels", ballata millesimata anni ’80, in cui il crescendo armonico è innervato di tensione melodrammatica.

E se in "Straight To Video" la band schizza via adrenalinica sul calibrato equilibrio fra chitarra (che assolo!) e synth, la conclusiva "End Game" allunga il passo in territori prog, dando vita a sette minuti in cui la semplice linea melodica trova spazio in una struttura sonora più articolata (il tempo dispari, le trame delle tastiere, le accelerazioni e le frenate) in cui si possono incontrare echi che rimandano ai Saga e, perché no, anche agli Asia.

Con i suoi quarantadue minuti di durata e nessun filler, Night Vision rappresenta un ascolto imprescindibile per chiunque apprezzi l’Aor e il Melodic Rock di alta qualità, e consolida la posizione degli Streetlight come una delle migliori band di genere in circolazione. Discone.

Voto: 8

Genere: Aor, Rock

 


 


Blackswan, lunedì 05/05/2025

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