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giovedì 12 giugno 2025

Billy Idol - Dream Into It (Dark Horse Records, 2025)

 


Quella di Billy Idol è una storia lunga quasi cinquant’anni. Roba da boomer, da nostalgici degli anni ’80. Reclutato nel 1976 in quelli che in futuro si sarebbero chiamati Siouxie And The Banshees, frontman della band punk rock dei Generation X, Idol ha vissuto il movimento punk in prima persona, ma sempre defilato, preferendo all’urgenza e agli assalti iconoclasti del movimento un approccio meno violento, più classicamente legato al rock e al pop.

Una formula che fu la sua fortuna, quando scioltisi i Generation X, iniziò una proficua carriera solista, sfornando, uno via l’altro, autentici tormentoni che hanno attraversato tutto il decennio, piazzandosi nelle parti alte delle classifiche di mezzo mondo: "Rebel Yell", "Flesh For Fantasy", "Eyes without A Face", "Mony, Mony", solo per citarne alcuni. Poi, la sua carriera ha alternato alti e bassi: un grave incidente stradale, il successo di Charmed Life (1990), la depressione, l’abuso di droghe, lo sperimentale e sottovalutato Cyberpunk (1993), collaborazioni importanti (The Who) e una serie di apparizioni sul grande schermo (The Doors di Oliver Stone). Il ritorno sulle scene nel 2005 con tre album di modesto successo, e poi un lungo iato (con l’eccezione di un paio di EP tra il 2021 e il 2022) conclusosi con questo Deam Into It, primo disco sulla lunga distanza da undici anni a questa parte.

Un lavoro, quest’ultimo, che non rinnega la formula vincente di un pop rock orecchiabile, in cui il punk, come quasi sempre nella carriera di Idol, è relegato negli atteggiamenti e nello sguardo da duro, più che nella sostanza. Dream Into It è un disco studiato a tavolino per cercare il punto esatto di fusione fra moderno e nostalgia anni '80, elemento preponderante in un artista che giunto alla soglia dei settanta, non può non guardarsi indietro e fare un bilancio di ciò che è stato.

In tal senso, la canzone più esplicita è la conclusiva "Still Dancing", che cita, quasi clonandola, la sua celebre "Dancing With My Self": un brano che riflette sul tempo che passa, senza tuttavia intaccare la voglia di sentirsi ancora vivo, senza rimpianti, orgoglioso del proprio cammino (“È stato un lungo viaggio, ma il viaggio è tutto ciò che conosco”).

C’è molto mestiere in Dream Into It, come emerge dagli arrangiamenti eleganti (ma a volte un pochino invasivi) e dall’abilità di andare alla ricerca del ritornello da mandare a memoria fin dal primo ascolto. Un giochino che riesce bene in "Gimme The Weight" (con quell’irresistibile riff di chitarra a la Smiths), nella ballata "I’m Your Hero" e nel retrogusto a la Simple Minds della title track, probabilmente il brano più riuscito del lotto.

Anche la più tirata "Too Much Fun" è un brano riuscito così come "People I Love" (splendido il suono di chitarra), due brani che racchiudono alla perfezione l’Idol pensiero, ma che hanno l’unico difetto di essere prevedibili come un piatto di pastina. In scaletta anche tre duetti con nomi importanti del rock al femminile. Il primo, "77", con Avril Lavigne, è un pop punk abbastanza banale, mentre "Wildside" insieme a Joan Jett è un midtempo in cui la melodia, anche se un po’ troppo telefonata, risulta comunque vincente. Il meglio arriva con "John Wayne", canzone che idol condivide con Alison Mosshart (conturbante leader dei Kills), trovando un equilibrio perfetto tra due voci che si fondono in un mix di malinconia e ruvido struggimento.

Un ultima citazione a Steve Stevens, storico chitarrista da sempre alla corte di Idol, che regala una prova capace di mettere le toppe a un disco non all’altezza della fama di Idol, ma abbastanza buono da tener lontano ancora per un po’ lo stauts di pensionato.

Voto: 6,5

Genere: Pop, Rock

 


 

 

Blackswan, giovedì 12/06/2025

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