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lunedì 16 giugno 2025

OAK - The Third Sleep (Karisma, 2025)

 


 

Tre anni fa, i norvegesi Oak avevano pubblicato The Quiet Rebellion Of Compromise, un disco che, avvolto da una coltre di plumbea tristezza, era finito nel porta gioie degli album più suggestivi e interessanti dell’anno.

The Third Sleep riprende il discorso esattamente da dove si era interrotto il precedente album degli Oak, offrendo un’altra prova di progressive rock molto orecchiabile e densamente melodico. Il lavoro della band suona familiare: passaggi malinconici che traggono chiara ispirazione dai Katatonia e da Steven Wilson sono evidenti ovunque, e si sentono anche accenni ai lati più soft di Opeth e Ulver. Eppure, gli Oak fondono le loro influenze in uno stile inconfondibilmente personale, in parte grazie alla loro abilità nell'intrecciare l'elettronica con un sound prog-rock più classico.

Il cantante Simen Valldal Johannessen possiede un caratteristico ed emotivo baritono che colora la musica di una tonalità più scura, e si cimenta anche con il pianoforte, strumento che gioca un ruolo significativo come principale motore melodico dell'album. Tutto, poi, funziona benissimo, grazie a una band che ha mandato a memoria un formula densa di pregi.

Meditabondo ma dall’anima sottilmente pop, The Third Sleep sviluppa un prog ricco di sfumature, ma che rimane straordinariamente accessibile fin dall'apertura "No Such Place", in cui il riff di chitarra acustica accompagna lo strumming del pianoforte di Johannessen in un dipanarsi sempre più ricco, sorvolato, verso la fine, da un assolo di sax denso di languori.

"Run Into the Sun", avvolta in un manto di traslucida malinconia, è un vero tormentone: il ritornello è contagioso, qualcosa di adatto alla radio, anche se un ascolto più approfondito rivela un'impressionante interazione tra la chitarra solista e la melodia di pianoforte sottostante. Anche "London" possiede un ritornello altrettanto cantabile e decisamente pop, ma incorpora elementi di cupa elettronica, graffi di chitarra ritmica e un drumming decisamente più dinamico e complesso. La strofa del brano è un altro esempio in cui l'esecuzione complessa incontra l'ascoltabilità, con una linea di basso fuzzy vagante e texture di synth che guidano il canto di Johannesen.

Sebbene The Third Sleep si appoggi a strutture di canzoni convenzionali, ogni traccia presenta almeno una lunga deviazione strumentale, spesso di sapore post-rock. Il singolo principale "Shimmer" ne è un esempio lampante: dopo aver seguito principalmente uno schema strofa-ritornello per la prima metà (con delle percussioni davvero fantastiche), il brano si avvia alla conclusione con una coda strumentale di delicate chitarre acustiche, basso, batteria e pianoforte. Poi, l’aggiunta dei synth stratifica pazientemente la trama acustica prima che il tutto si gonfi dolcemente e si risolva.

"Shapeshifter" ricorre a un trucco simile nella seconda metà, ma concentra il pathos su una batteria marziale e un drive di pianoforte cupo e ossessivo. "Borders", invece, possiede un bridge più rumoroso e pesante nel punto centrale, a tratti includendo tastiere distorte e facendo abbondante uso di elettronica. 

La capacità degli Oak di combinare strutture musicali convenzionali con queste esplorazioni strumentali dettagliate e variegate rende The Third Sleep incredibilmente piacevole da ascoltare e abbastanza appagante da meritare di essere rivisitato. Il mix caldo e limpido dell'album contribuisce a fondere il tutto, lasciando ampio spazio a ogni strumento, reale o programmato, per respirare, senza che la proposta risulti sterile.

Nonostante le varie tessiture e la limpida costruzione dell'album, tuttavia, mancano passaggi eccezionalmente memorabili o avvincenti, nessun vero picco. Prevale una bellezza organica, fluida, avvolgente.

L’unica eccezione à la conclusiva, oscura e lunga "Sensory Overload", che chiosa l’album con un assolo di sax cacofonico, in un crescendo destabilizzante che sfocia in un minuto circa di qualcosa al limite del black metal puro: doppia cassa, un riff non lontano da un tremolo annerito e growl demoniaci.

Anche se The Third Sleep non ha, come accennato, momenti così sorprendenti, è decisamente coinvolgente nella sua varietà espressiva e nei suoi dettagli, è splendidamente prodotto, ben eseguito e abbastanza accessibile anche per un pubblico non abituato a confrontarsi con il prog. Qualche incursione nel metal in più renderebbe, a parere di chi scrive, tutto più elettrizzante, ma è questione di gusti. Il disco è ottimo anche così.

Voto: 7,5

Genere: Progressive, Rock 




 

Blackswan, lunedì 16/06/2025

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